Una ricerca del Censis condotta per conto dell'UIR (Unione Interporti Riuniti), che è stata presentata oggi a Roma nel corso dell'assemblea dell'associazione interportuale, sottolinea l'importanza degli interporti nella filiera logistica.
In Italia il sistema degli interporti si articola su 19 strutture operative. Altre 13 strutture sono in fase di realizzazione. Si stima che il valore aggiunto generato dalla rete interportuale oggi operante sul territorio ammonti a 1,6 miliardi di euro, pari al 2,3% del valore aggiunto (in termini correnti) generato in Italia dal comparto dei trasporti e delle attività logistiche ausiliarie. Il numero degli occupati è stimato in 27.000 unità di lavoro, il 2% delle unità operanti nel settore dei trasporti e delle attività ausiliarie. Rilevante l'apporto dato al solo comparto delle attività ausiliarie ai trasporti; in questo caso il sistema interportuale contribuisce alla formazione dell'11% del valore aggiunto e del 8,6% dell'occupazione diretta.
Tenendo conto del fatturato e dei costi intermedi per investimenti effettuati dalla rete interportuale, le risorse economiche complessivamente movimentate ammontano 4,89 miliardi di euro, assimilabili al Pil generato dal comparto. .
Gli interporti - ha rilevato il presidente dell'UIR, Rodolfo De Dominicis - rappresentano un'opportunità di crescita per il territorio e per l'architettura dei flussi di merci nel nostro Paese perché essi incidono direttamente nel disegno della rete logistica nazionale in quanto costituiscono nodi essenziali (insieme ad altri attori) di tale rete e del più vasto sistema delle reti europee TEN, rappresentano un elemento di modernizzazione della rete viaria italiana anche per la necessità di realizzare i collegamenti lineari ultimo-miglio (strade, ferrovie), in grado di fluidificare ulteriormente i flussi di merci, e costituiscono un elemento di supporto del sistema portuale, ferroviario e aeroportuale.
Pur in presenza di una fase di crescita economica contenuta, se non di stasi, registrata da gran parte del tessuto produttivo nazionale - è stato sottolineato - l'interportualità presenta caratteristiche economiche che lasciano intravedere soprattutto processi di crescita ulteriore.
Per proseguire nella crescita - secondo UIR - è necessario intervenire sulle strutture interportuali integrandole con altre per favorire il completamento degli investimenti soprattutto nella infrastrutturazione di base e nei collegamenti stradali e ferroviari, continuare o attivare l'opera di ammodernamento e di potenziamento delle infrastrutture viarie e ferroviarie di raccordo da e per gli interporti ed avviare un programma di lavori che porti ad un più serrato dialogo fra tutti i gestori delle reti e dei nodi della logistica in Italia per creare un sistema di complementarietà, di collaborazioni e di connessioni in una prospettiva di
cluster verticale della logistica (cioè di un cluster che non raggruppi solo gli operatori del sistema mare o tutti gli operatori del trasporto terrestre in una logica di netta separazione degli ambiti di intervento).
Il dialogo tra le diverse componenti del
cluster logistico italiano - ha spiegato l'UIR - diviene dunque essenziale per far sì che il Paese operi nello scenario internazionale con un sistema di servizi moderni, tra loro complementari e interconnessi. È difficile pensare che i principali porti italiani oggi con spazi merci talvolta saturi o vicini al livello di saturazione non possano considerare gli interporti come partner importate per la costruzione di flussi logistici tesi e efficienti.