ASSOFERR l'Associazione degli Operatori Ferroviari ed Intermodali, esprime preoccupazione in merito alle voci che si stanno susseguendo in questi giorni sul futuro del trasporto ferroviario delle merci in Italia e soprattutto sulla situazione di incertezza che grava sul gruppo Ferrovie dello Stato e Trenitalia in particolare.
«Nel leggere le dichiarazioni dell'ing. Moretti (amministratore delegato del gruppo Ferrovie dello Stato, ndr) nonché quelle delle principali sigle sindacali del mondo ferroviario - spiega in una nota l'associazione - percepiamo un quadro globale ancor più drammatico e al limite della perdita di controllo che potrebbe rivelarsi fatale per l'interno mondo del trasporto ferroviario merci».
«Ribadiamo - prosegue ASSOFERR - quanto più volte espresso nel passato circa la delicata contemporaneità tra la situazione della principale storica impresa ferroviaria italiana e la mancanza di una reale liberalizzazione così come previsto da una serie di direttive europee emesse a partire dall'ormai lontano 1990. Liberalizzazione che nei presupposti doveva consentire entro il 2010 almeno il raddoppio della quota di mercato ferroviario in Europa con l'ingresso di nuove imprese ferroviarie che avrebbero assicurato una maggiore concorrenza, efficienza e convenienza economica. In Italia abbiamo invece dovuto registrare l'ingresso solo di poche imprese e su singole relazioni internazionali lasciando, di fatto, scoperto gran parte del network nazionale. Purtroppo nel complesso iter legislativo e regolamentare di avvio della liberalizzazione non si è consentito l'ingresso alle nuove imprese con l'utilizzo condiviso delle risorse macchina già esistenti e lasciate ad appannaggio della sola Trenitalia in un contesto organizzativo e di relazioni industriali pesanti e onerose (si pensi al solo contratto di lavoro)».
«Si è consentito quindi a Trenitalia - ribadisce ASSOFERR - di continuare ad operare in una situazione di manifesto monopolio ma utilizzando le logiche della libera concorrenza - nei fatti - dando vita ad una sola reale differenza rispetto al passato: la progressiva "cannibalizzazione" dei traffici esistenti, fino a ieri gestiti dagli operatori che si trovano oggi a subire la concorrenza diretta e indiretta di Trenitalia - in mancanza di imprese alternative - senza che ciò abbia portato e porti ad alcun impatto positivo sul mercato né a livello di costi (che anzi sono fortemente aumentati) né a livello di incremento di traffico né, tantomeno, di efficienza».
«Questa logica - prosegue l'associazione - ha inoltre consentito a Trenitalia una disinvolta gestione dei rapporti con la clientela imponendo spesso, in modo unilaterale, discriminazioni nell'uso dei vagoni, aumenti tariffari e chiusura di impianti, stazioni e relazioni. La presenza poi dell'impresa ferroviaria Trenitalia e del gestore della rete in una unica holding ha completato un quadro a nostro parere altamente distorto anche in tema di accesso alla infrastruttura ferroviaria nazionale, nella gestione dell'ultimo miglio ferroviario, nonché nell'omologazione e la certificazione del materiale rotabile. I risultati del mercato sono stati in questi anni purtroppo evidenti ed impietosi con considerevoli decrementi di punti percentuali e, anche se nel 2006 l'emorragia è stata arginata, siamo molto lontani da quanto l'Europa si auspicava nel libro bianco».
«Si tenga poi conto - aggiunge ASSOFERR - che il mercato degli operatori ferroviari e dei rispettivi clienti, direttamente o indirettamente, hanno nel tempo comunque operato investimenti in vagoni specializzati, casse mobili, container, terminal, know-how e quanto altro a vocazione ferroviaria che oggi appare a serio rischio di remunerabilità e sostenibilità. L'unico elemento di novità è stato l'avvento della legge 166/2002 che intendeva incentivare l'uso dell'intermodalità e del trasporto ferroviario convenzionale delle merci pericolose (purtroppo discriminando quindi il resto del traffico convenzionale che comunque contribuisce al riequilibrio modale) e che si è rivelata al momento della sua applicabilità - a causa di continui ritardi con finanche l'attuale blocco dell'attualizzazione dei fondi e il suo mancato reitero con la legge finanziaria 2007 - un autentico boomerang che ha alla fine disilluso i maggiori diretti interessati».
«Alla luce di questo complesso quadro, tutt'altro che esaustivo - sottolinea l'associazione - chiediamo che il governo attivi quanto prima un tavolo di consultazione che coinvolga tutti gli operatori ferroviari, i sindacati, le imprese ferroviarie nonché il gestore dell'infrastruttura affinché nel rispetto dei singoli interessi e ruoli si trovi un percorso di sostenibilità e chiara condivisione che porti il mondo della ferrovia ad essere una "normale" modalità di trasporto».
L'organizzazione degli operatori ferroviari e intermodali conclude osservando come, «dopo tanti annunci e proclami, purtroppo ormai sterili, stiamo seriamente rischiando la chiusura di numerose relazioni di traffico ferroviario con danni incalcolabili ai clienti della ferrovia (si pensi solo ai porti e alle industrie raccordate) con travaso di traffico verso modalità - come quella stradale - già al limite della sostenibilità e che invece in questi anni ha parzialmente tentato una integrazione con la ferrovia cercando di ottimizzare le particolari peculiarità di ogni singola modalità».