- Questa mattina l’Associazione Spedizionieri di Genova (Spediporto) ha presentato un' commissionata al Dipartimento di Economia e Metodi Quantitativi (DIEM) della Facoltà di Economia di Genova.
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- «La cosa interessante - ha osservato il presidente di Spediporto, Piero Lazzeri - è che tutti gli studi ad oggi condotti, così come le soluzioni prospettate, siano tra loro perfettamente integrabili, mostrando ed analizzando, ciascuno sotto angoli prospettici diversi, ma complementari, la complessità di un sistema ad oggi penalizzato pesantemente da tempistiche operative incerte, costi troppo ben sopra la media italiana ed europea, carenza di programmazione e difficoltà realizzative».
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- «Nel corso di questi anni - ha proseguito Lazzeri - i nostri soci lamentavano, e lamentano tutt’oggi, ingenti perdite e gravi costi legati alle cosiddette inefficienze portuali. Costi che aumentano esponenzialmente ogni qual volta il nostro porto si trova a dover affrontare situazioni di crisi operativa. Ebbene i dati che sono emersi effettivamente vanno nel senso di confortare tale impressione, anzi i dati che emergono parlano di costi operative e commerciali che si sviluppano su percentuali di incremento rilevanti. Basta passare da tre giorni di sosta in porto, a sette, per vedere i costi più che raddoppiati, così come la perdita economica in capo all’importatore/esportatore».
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- Lazzeri ha ricordato quanto avvenuto lo scorso febbraio nell'area portuale di Voltri, in condizione di saturazione operativa, dove in pochi giorni si contavano oltre 300 contenitori fermi, impossibilitati a lasciare gli spazi portuali perché in attesa di verifiche di presidio e doganali. «Questa situazione - ha spiegato - ha prodotto un danno stimabile in circa 1.438.000 euro per i dieci ogni dieci giorni di criticità operativa. Quest’ultima, in parte ancora in corso, ha mantenuto livelli di drammaticità per oltre due mesi. I conti sono presto fatti, le conseguenze anche: traffici deviati in altri porti (Evergreen su La Spezia, merci ormai dirottate in porti del Nord Europa, della Spagna, ecc.) perdita di immagine, danni alla produzione».
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- «Questi elementi - ha osservato il presidente degli spedizionieri - devono poi essere letti in coordinato disposto con altri dati, legati all’analisi dei costi delle singole voci che compongono il costo complessivo che ogni contenitore, che sbarca a Genova, deve infatti superare tutta una serie di controlli ed operazioni amministrative e commerciali, prima di poter essere reso disponibile. Tutto questo, naturalmente, se contenuto entro i termini naturali connessi alle attività portuali non crea né difficoltà ne costi intollerabili, che invece di manifestano non appena di supera una sorta di limite massimo consentito, che è stato individuato in tre/quattro giorni. Dopo questi, i costi aumentano sensibilmente ponendo automaticamente l’operatore locale nella condizione di non poter giustificare al proprio cliente costi che si sono sviluppati su dinamiche non previste e che automaticamente non rendono più commercialmente interessante Genova, o meglio la rendono estremamente costosa».
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