- Assoferr, l'Associazione Operatori Ferroviari e Intermodali, si è dichiarata «sbalordita e preoccupata» circa la risposta data ieri dal sottosegretario ai Trasporti, Raffaele Gentile, all’interrogazione presso la commissione Trasporti della Camera sulla mancata erogazione degli incentivi e contributi previsti dall’art.38 della Legge 166/2002, e - ha sottolineato l'associazione - già dovuti, in tema di intermodalità e trasporto di merci pericolose per ferrovia.
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- L'interrogazione, presentata dal deputato Egidio Enrico Pedrini dell'Italia dei Valori, evidenzia come la mancata erogazione dei previsti incentivi per l'intermodalità, riferiti alle annualità 2005 e 2006 - ha spiegato Pedrini - «metta a rischio il conto economico, e quindi le stesse prospettive di sopravvivenza, di più di 170 aziende impiegate nel comparto. Oltre ai prevedibili effetti negativi che in tale caso si scaricherebbero sui lavoratori impiegati presso dette aziende, il danno potrebbe essere ben più grave sul piano della mobilità complessiva, atteso che si rischierebbe l'automatico spostamento alla modalità stradale anche di quote di trasporto attualmente operanti su ferrovia, con un conseguente ulteriore aggravamento del disequilibrio già esistente».
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- Nel suo intervento il sottosegretario Gentile ha ricordato che i fondi, per complessivi 487,5 milioni di euro, sono stanziati in forma di limiti di impegno, oggi denominati “contributi pluriennali”, e che la loro erogazione è effettuata da Cassa depositi e prestiti Spa. «Tuttavia, dopo che sono stati erogati ai beneficiari circa 90 milioni di euro, relativi agli incentivi ex comma 5 per treni effettuati nel 2004 - ha spiegato il rappresentante governativo - a partire dal giugno 2006 non è stato possibile procedere ai pagamenti in considerazione dell'emanazione della circolare del presidente del Consiglio dei ministri del 6 giugno 2006 che ha dettato indicazioni sulle modalità di utilizzo dei contributi pluriennali e dell'entrata in vigore della legge finanziaria per il 2007 che incide sulle procedure di erogazione». «Ad oggi - ha proseguito - si è in attesa che tale dicastero dia il proprio assenso allo schema di decreto interministeriale già inviato, previsto dall'articolo 1 comma 512 della legge finanziaria per il 2007.
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- «Finora - ha assicurato Gentile - il ministero dei trasporti ha posto in essere ogni possibile azione nel tentativo di riattivare l'erogazione delle risorse, con la consapevolezza che questo perdurante blocco nuoce all'efficacia delle misure perché altera alcuni meccanismi fondamentali di determinazione degli effetti degli incentivi, alimenta il clima di incertezza e di crescente sfiducia per gli operatori e rischia di indurre un elevato contenzioso a fronte dei provvedimenti già emanati e per i quali, tuttavia, non si è potuto dare corso al pagamento degli importi spettanti».
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- «Per quanto riguarda la previsione di ulteriori stanziamenti - ha concluso il sottosegretario - il ministero dei Trasporti ha proposto che nel prossimo disegno di legge finanziaria per il 2008 sia inserita la prosecuzione dell'attuazione delle misure in questione (commi 5 e 7 dell'articolo 38), sia riutilizzando le risorse non integralmente assorbite nel triennio 2004-2006 sia mediante ulteriori stanziamenti ad hoc (20 milioni di euro annui per tre anni)».
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- Evidentemente non soddisfatta dalla risposta di Gentile, Assoferr ha esortato il ministero dell’Economia, che - ha precisato l'associazione - è stato chiamato in causa dal ministero dei Trasporti, «a dare delle risposte chiare al mercato e a tutte le aziende che da mesi attendono di ricevere quanto già riversato al mercato con una forte esposizione».
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- Oltre ai rischi che corre il settore intermodale, Assoferr paventa anche una vera e propria disfatta del sistema ferroviario in Italia, tracollo a cui verrebbe data la spinta decisiva - ha spiegato l'associazione - con «la forte riduzione dei terminali merci sul territorio italiano con il decremento della offerta ferroviaria» prevista nel piano industriale del Gruppo Ferrovie dello Stato (FS). «A questo - ha precisato - va anche ad aggiungersi la quasi totale scomparsa dei servizi per la Sardegna e la Sicilia».
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- «Il terminale merci, giova sempre ricordarlo - ha sottolineato Assoferr - è proprio per sua intrinseca natura l’anello di congiunzione tra la ferrovia e quelli che sono i clienti finali, quindi industrie, porti, piattaforme logistiche, ecc., ma anche officine di manutenzione dei carri e delle locomotive non appartenenti alle imprese ferroviarie “cosiddette private”che non venendo alimentate da mezzi riparandi potrebbero mettere in crisi intere flotte di carri specializzati e di alto valore aggiunto, per esempio carri serbatoio ed altri similari». «Per onorare gli impegni con i clienti - ha spiegato Assoferr - i proprietari dei carri privati sono costretti a portarli all’estero per la loro certificazione, manutenzione e riparazione. (con ulteriori costi a danno dei clienti e ricavi a favore di ferrovie estere)». «Chiudere e ridimensionare questi scali - ha sottolineato l'associazione - renderebbe in un sol colpo nulle tutte quelle attività che hanno nella ferrovia il cuore del proprio sistema logistico. L’elemento che maggiormente preoccupa e in parte irrita il mondo degli operatori e utilizzatori della ferrovia è che questo piano di ridimensionamento è stato previsto nel piano industriale del Gruppo FS senza che si siano stati preventivamente informati e contattati i diretti interessati o sia stato preparato un adeguato forum di confronto e di coinvolgimento».
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