- Un rapporto della Corte dei Conti francese rileva come sia tuttora incompiuta la riforma della rete ferroviaria nazionale introdotta con la legge del 13 febbraio 1997 che ha trasferito al nuovo ente pubblico Réseau Ferré de France (RFF) la gestione dell'infrastruttura ferroviaria e 20,5 milioni di euro di debiti della società ferroviaria pubblica SNCF.
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- La riforma - osserva la Corte dei Conti - «ha certamente consentito di sgravare la SNCF del debito senza indebitare lo Stato nel momento del difficile contesto del passaggio all'euro, ma al prezzo di un indebitamento eccessivo di RFF che l'ha subito indebolita». Inoltre «ha permesso di separare la gestione dell'infrastruttura (RFF) dall'impresa di trasporto (SNCF), ma senza dotarla dei mezzi per esercitare la propria missione, non avendo potuto far accettare il trasferimento di circa 55.000 ferrovieri assegnati alla gestione della rete».
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- «La legge - sottolinea la Corte - ha quindi creato un dispositivo istituzionale unico in Europa, nel quale la RFF è costretta a delegare la maggior parte delle sue funzioni al ramo infrastrutture della SNCF, di cui è praticamente il solo cliente. La confusione delle responsabilità che ne risulta crea dei seri malfunzionamenti, per esempio quando si tratta di stabilire gli orari, di attribuire i diritti di circolazione dei treni (le tracce) o di programmare i lavori».
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- «Un tale compromesso - rileva ancora la Corte - sarebbe potuto risultare un fattore di progresso se il sostegno dello Stato avesse consentito a RFF di compensare le proprie debolezze e di svolgere appieno il proprio ruolo di stimolo nei confronti della SNCF. Ma lo Stato ha sovente fallito nel suo ruolo d'arbitro: non ha saputo risolvere le situazioni di conflitto (dieci anni dopo la riforma, il patrimonio non è ancora stato ripartito tra RFF e SNCF) ed ha piuttosto accentuato le tensioni costringendo RFF a far quadrare i propri conti pur lasciandole debiti impossibili da ammortizzare, imponendole di finanziare investimenti non remunerativi e non assumendo impegni chiari sulle sovvenzioni versate dallo Stato. Quando ha dovuto assumere decisioni, come nel caso delle tariffe, lo ha fatto sovente sulla base di compromessi privi di razionalità economica».
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- Il rapporto include alcune raccomandazioni per il miglioramento del settore ferroviario francese. In primo luogo la Corte suggerisce che lo Stato si faccia carico del debito che la RFF non potrà ripianare, cioè di circa 12-13 miliardi di euro sui 28 miliardi di euro complessivi a fine 2007 che gravano artificialmente sulla società per conto dello Stato. Inoltre ritiene necessaria una ripartizione completa dei mezzi e delle competenze tra SNCF e RFF. Infine viene proposto un rafforzamento del quadro normativo del sistema ferroviario.
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- La Corte dei Conti evidenzia anche l'errore di strategia relativo alla manutenzione e allo sviluppo della rete ferroviaria. L'organo di controllo rileva come gli investimenti della RFF «siano squilibrati, poiché riflettono una priorità assegnata de facto allo sviluppo della rete (nuove linee ad alta velocità, elettrificazione, ecc.) piuttosto che al suo ammodernamento. Tale squilibrio è doppiamente criticabile: da un lato conduce a privilegiare investimenti per lo sviluppo la cui redditività, per l'insieme di una azienda come RFF, è insufficientemente dimostrata; dall'altro fa sì che, in mancanza di fondi sufficienti, stabili e ben ripartiti tra la manutenzione e il rinnovamento, circa la metà della rete sia in cattivo stato». «Il deterioramento della rete - spiega la Corte - riguarda soprattuto i 13.600 chilometri di linee meno utilizzate (il 46% del totale) che sopportano solo il 6% del traffico. Sinora il rallentamento dei convogli ed una costosa manutenzione hanno consentito di garantire la sicurezza della circolazione, ma la regolarità dei treni già ne soffre. Lo Stato, RFF e SNCF sembrano trascurare queste linee a scarso traffico nella speranza che un giorno siano chiuse o vengano prese in carico dalle regioni, ma il loro futuro non è oggetto di un serio dibattito da lungo tempo. Tuttavia il loro mantenimento in attività è costoso e non è neppure sempre giustificato da un punto di vista strettamente ambientale. Un piano di rinnovamento della rete è stato avviato nel 2006, ma il suo finanziamento non è totalmente garantito ed i primi risultati sono deludenti».
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- La Corte esorta quindi a «riaprire il dibattito sul futuro delle linee meno utilizzate», a «dare maggiore priorità agli investimenti per il rinnovamento piuttosto che agli investimenti per lo sviluppo ed ha giustificare in maniera migliore questi ultimi» ed infine ad «avviare e attuare con un ritmo sufficientemente rapido i grandi progetti per il miglioramento della produttività e della qualità del servizio».
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