- Martedì prossimo a Roma, presso la sede della Fondazione BNC, si terrà il settimo incontro annuale dell'Osservatorio nazionale del trasporto merci e della logistica dell'Isfort (Istituto Superiore di Formazione e Ricerca per i Trasporti) che avrà per tema “Logistica e imprese ai tempi della crisi”.
-
- Nel corso dell'incontro verrà presentato il rapporto dell'Osservatorio dell'Isfort, redatto sulla base di un'indagine su un campione di 400 aziende manifatturiere, che evidenzia come strategia difensiva e taglio dei costi siano le leve azionate dalla gran parte delle imprese manifatturiere italiane per fronteggiare la crisi internazionale. Dinanzi al calo del fatturato e alla contrazione degli addetti - spiega l'Isfort - le imprese hanno fatto un uso “difensivo” della logistica impiegata più come leva di contenimento dei costi che come leva per la competitività.
-
- Secondo quanto rilevato dall'Isfort, il modello logistico nazionale non sembra aver tenuto agli effetti della crisi che ne ha messo in luce l'intrinseca fragilità soprattutto nei rapporti lungo la filiera. Le relazioni impresa-cliente/fornitore logistico, anziché mostrare il lato solidale del rapporto dando vita ad un “sodalizio imprenditoriale” per far fronte alle difficoltà, si sono sfaldati lasciando il posto alle convenienze individuali, vere pecche del sistema Italia.
-
- Si configura pertanto - osserva l'istituto - uno spaccato del comparto produttivo nazionale che sembra non aver subito danni strutturali, ma che rischia però di avere margini di tenuta piuttosto ridotti nel tempo. La partita si gioca, dunque, sulla durata della recessione e sulla capacità delle imprese di procedere lungo gli assi dell'innovazione e dell'integrazione di filiera.
-
- Le imprese manifatturiere, più di altre realtà produttive hanno accusato l'impatto della crisi economica. Oltre l'80% delle imprese intervistate ha riscontrato effetti negativi sulla propria attività. Rispetto al fatturato si è registrata una migliore tenuta degli addetti, la cui diminuzione per l'80% delle imprese intervistate non ha superato il 10%; tale tenuta - rileva l'Isfort - può trovare spiegazione nella volontà dell'impresa di mantenere per quanto possibile il nucleo di professionalità interne accumulate nel corso degli anni, ma anche in un moderato ottimismo che permea la classe imprenditoriale di un prossimo ritorno alla situazione produttiva preesistente. Per il fatturato, invece, la flessione è stata sensibilmente più consistente: per oltre il 40% di tali imprese il giro d'affari ha subito una riduzione da rilevante (superiore al 10%) a molto grave (superiore al 50%).
-
- Anche sulla logistica gli effetti della crisi non hanno tardato a farsi sentire. La diminuita movimentazione delle merci, determinata dal crollo della domanda interna e delle esportazioni, ha avuto un impatto su quasi l'80% delle imprese che hanno registrato un ridimensionamento importante dei flussi di merce in entrata e in uscita. Tra le strategie poste in essere dalle aziende per far fronte allo shock economico vi è il ridimensionamento della leva logistica nel tentativo di “asciugare” il più possibile il costo che la stessa rappresenta. In questa chiave - secondo l'Osservatorio dell'Isfort - vanno letti: la riduzione degli addetti alla logistica (praticata dal 34,2% delle imprese in crisi); la riduzione del peso dei costi logistici sul totale dei costi aziendali (registrata dal 42,9% delle imprese) connessa al rallentamento dell'attività produttiva ma anche alla tendenza a “non fare” in attesa di tempi migliori; la diminuzione dei prezzi dei servizi logistici (38,1%), dovuta all'eccesso di offerta a fronte del calo della domanda che, se positiva per le manifatturiere che possono disporre di prezzi più vantaggiosi e di una platea più cospicua di fornitori, lo è meno per gli operatori logistici stretti tra l'aumento dei costi operativi (carburante) e la diminuzione dei volumi di merce movimentati; la contrazione del numero dei fornitori di servizi logistici (37,5%).
-
- Il rapporto sottolinea come le previsioni delle imprese per il triennio 2009-2011 possano definirsi moderatamente positive. Accanto a chi ritiene che avrà difficoltà a mantenere l'articolazione interna dei propri addetti, si prevede una sostanziale tenuta del giro d'affari (44,3%) e, anzi, una crescita secondo quanto stimato dal 35,3% delle imprese. La convinzione che la crisi non tarderà ad esaurire i suoi effetti negativi sulla vita economica e produttiva del Paese, ha influito sulle misure messe in campo dalle imprese per rispondere alle difficoltà dell'attuale fase recessiva. Nella gran parte dei casi l'intervento si è risolto con un comportamento “attendista” e con azioni mirate a contrarre i costi in attesa di tempi migliori, segno - osserva l'istituto - che la gran parte delle imprese non vive - o non può vivere - la crisi come un'occasione di innovazione o di rilancio sul mercato alla ricerca di nuovi prodotti o nuovi mercati da conquistare. Nel dettaglio, il 41,7% delle imprese ha adottato una strategia difensiva (riduzione del personale e degli impianti di produzione, chiusura di sedi periferiche, cessione di partecipazioni in altre attività industriali o di rami d'azienda), un intervento di decurtazione puro e semplice che non implica da parte delle imprese sforzi di politica imprenditoriale a lungo termine, ma che ne agevola evidentemente la sopravvivenza. Il 15% di esse ha adottato una strategia di tipo conservativo: ha mantenuto lo status quo in attesa che le condizioni del mercato migliorino realizzando un controllo più attento delle spese senza ridurre il personale e avvalendosi dei risparmi accumulati o al credito bancario per far fronte alla contrazione del fatturato. Il 13,5% ha proceduto ad ottimizzare la catena produttiva attraverso forme di riorganizzazione dei processi di acquisizione delle materie prime, del ciclo di produzione e delle reti di distribuzione, oppure attraverso la riduzione delle scorte di sicurezza (destocking) o resettando la rete dei fornitori e l'articolazione della rete distributiva. Mentre ad interpretare diversamente la crisi, vista più come un'opportunità che come un rischio o anche come la necessità di “cambiar pelle” per rimanere competitive, è stato circa un il 22,8% delle imprese in difficoltà che hanno intrapreso un percorso di rinnovamento attraverso la ricerca di nuovi mercati (8,4%), l'innovazione di prodotto, processo e strumentazioni tecnologiche. Infine, tra le possibili leve di contenimento del danno in attesa che “passi la bufera” si registra l'internalizzazione delle attività logistiche per risparmiare sui costi della terziarizzazione, via praticata solo dal 6,9% delle imprese.
-
- Infine l'indagine dell'Osservatorio dell'Isfort rileva una crescita della cultura logistica, anche se l'importanza della logistica viene sottolineata più a parole che nei fatti. L'idea che la logistica rappresenti un elemento fondamentale per la crescita competitiva dell'industria nazionale - spiega l'Isfort - è ormai diffusa tra gli imprenditori. Anche per quanto riguarda il mondo delle Pmi manifatturiere italiane, il suo valore strategico sembra ormai penetrato in maniera sostanziale come si evidenzia anche dai risultati dell'indagine in cui circa la metà delle imprese dimostra di possedere una cultura avanzata della logistica, definita dal 49,5% delle aziende “il processo di integrazione del complesso delle attività di impresa” (nel 2001 era il 29,8%). Sembra essere più che quadruplicata, invece, l'idea che la logistica possa “fare la differenza” per un'azienda nell'essere concorrenziale e competitiva sui mercati anche nelle congiunture meno fortunate e produttive (la percentuale di Pmi che afferma ciò sale dal 6,9% del 2001 al 26,3% del 2009). Ma di fatto - aggiunge l'Isfort - alle idee non sempre seguono i fatti. Il “modello logistico italiano” presentato nelle precedenti indagini dell'Osservatorio, fondato su reti estemporanee e temporanee di operatori logistici coordinate da un soggetto aggregatore (lo spedizioniere) e capaci di estendersi e ritirarsi in breve tempo a costi piuttosto contenuti, mostra la sua fragilità di fronte al dispiegarsi della crisi. Le imprese manifatturiere, seppure ancora in minima parte, sembrano lasciare maggiore spazio alle imprese esclusivamente logistiche e di trasporto multimodale con i quali intrattengono tradizionalmente rapporti sporadici, ma soprattutto sembrano aver avviato una forma spinta di insourcing di attività anche avanzate e una razionalizzazione dei loro fornitori. C'è da chiedersi - conclude l'istituto - se si tratti di una ridefinizione volontaria, ancora in nuce, dell'organizzazione delle attività logistiche o se sia semplicemente la conseguenza di un ulteriore inasprimento della crisi dovuto alle difficoltà in cui si dibattono da qualche anno le imprese italiane.
-
- Programma
-
ore 9.00: |
Registrazione partecipanti |
ore 9.30: |
Apertura dei lavori |
|
Gaetano Arconti (Presidente di Isfort e della Fondazione BNC) |
|
Andrea Appetecchia (Responsabile dell'Osservatorio - ISFORT) |
|
|
ore 10.00: |
Presentazione delle ricerche |
|
Le PMI, la crisi e la logistica: le evidenze di una indagine campionaria (Dania De Ascentiis e Flaviana Pessina, ISFORT) |
|
Filiere logistiche e ambiente. Il caso dei pelati consumati a Sassari (Cécile Sillig e Gerardo Marletto, Università di Sassari) |
|
Gli scenari strategici della logistica globale: alcune ipotesi (Marco Mazzarino, Transport Research Laboratory - Università IUAV di Venezia) |
|
Gli investimenti delle multinazionali logistiche in Italia: strategie di integrazione e determinanti (Elena Maggi - Università degli Studi del Molise e Ilaria Mariotti, Labelt - Politecnico di Milano) |
|
Le prospettive dei settori manifatturieri italiani (Claudio Colacurcio, Prometeia) |
ore 11.15: |
Tavola Rotonda |
|
“Le imprese, la logistica e la crisi: il ruolo degli imprenditori e delle amministrazioni regionali e nazionali” |
|
Modera: Morena Pivetti (Il Sole24ore-Trasporti) |
|
Intervengono: |
|
Maurizio Longo (Segretario Generale Trasportounito) |
|
Antonio Ricciardi (Coordinatore Osservatorio nazionale distretti italiani) |
|
Paolo Pasquini (Dirigente Mobilità Trasporti e Infrastrutture Regione Marche) |
|
Paolo Ferrecchi (Direttore generale Reti infrastrutturali, logistica e sistemi di mobilità della Regione Emilia-Romagna) |
|
Bartolomeo Giachino (Sottosegretario di Stato Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti) |
ore 13.00: |
Conclusioni |
|
Carlo Carminucci (Direttore ISFORT) |
|