- La Corte dei Conti, che ha riferito ieri al Parlamento sulla gestione finanziaria 2009 di Tirrenia e dalla controllata Siremar, ha ripercorso le principali tappe del processo di privatizzazione delle due compagnie che dovrà concludersi entro il prossimo 30 settembre, termine imprescindibile - ha ricordato la Corte - anche ai fini del rispetto delle disposizioni comunitarie che regolano il settore.
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- La Corte dei Conti ha rilevato come la procedura di privatizzazione in atto «non sia esente da difficoltà da ricondurre, anche, a una risposta “debole” dei soggetti potenzialmente interessati all'acquisto del gruppo cabotiero. Allo stato, infatti - ha ricordato - rimane in gara un unico gruppo imprenditoriale, la cui quota di maggior rilievo (37%) è detenuta da un soggetto pubblico». Si tratta della Mediterranea Holding, che è partecipata con il 37% dalla Regione Siciliana.
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- La Corte ha osservato inoltre che, «in questo contesto in cui non mancano profili di incertezza e problematicità, sono sopravvenute le disposizioni dell'art. 1 del decreto legge 6 luglio 2010, n. 103, contenenti anche misure di carattere straordinario in tema di responsabilità dell'amministratore unico, sulle quali la Corte esprime riserve».
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- Tali misure di carattere straordinario - ha ricordato la Corte dei Conti - riguardano tre principali aspetti: «il primo attiene alla governance delle società: è stabilito che con decreto del ministro dell'Economia e delle Finanze, di concerto con il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, si provveda alla nomina di un amministratore unico per ciascuna società, con conseguente decadenza degli organi di ordinaria amministrazione. Il secondo si riferisce alle difficoltà di carattere finanziario legate all'accesso di Tirrenia e Siremar al credito a breve termine e alla loro conseguente “sofferenza” di cassa: viene, pertanto, consentito al sistema bancario di concedere alle società ulteriori finanziamenti, assegnando ai relativi crediti un regime di privilegio (equiparandoli ai crediti prededucibili) e stabilendo che essi godono della garanzia di Fintecna Spa e, quindi, in definitiva, dello Stato, alle condizioni e nei limiti posti dalla Commissione Europea con la comunicazione 2009/C 16/01 del 22 gennaio 2009. Il terzo ha riguardo al regime della responsabilità degli amministratori unici, dei sindaci e del dirigente preposto alla redazione dei documenti contabili. Con una norma mutuata dal decreto legislativo n. 134/2008 (volto a garantire la continuità aziendale di Alitalia Spa), convertito in legge n. 166/2008, è disposta, per il periodo in cui restano in carica gli amministratori unici, l'esclusione della responsabilità amministrativo-contabile dei soggetti appena citati (e, negli stessi limiti, dei pubblici dipendenti e dei soggetti comunque titolari di incarichi pubblici), essendo posta a carico “esclusivamente delle società interessate” la responsabilità civile e amministrativa “per i comportamenti, gli atti e i provvedimenti posti in essere”».
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- «Non può a tal proposito la Corte non rilevare - prosegue la relazione - come questa disposizione si configuri, come quella precedente, alla stregua di un esonero preventivo dalla responsabilità patrimoniale dei menzionati soggetti, con una deroga alla disciplina generale che configura, per i destinatari della norma, un trattamento privilegiato che non appare coerente né con gli specifici obiettivi dell'intervento legislativo, né con gli orientamenti della Corte di cassazione circa il regime delle responsabilità che gravano sugli amministratori delle società pubbliche».
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- La relazione della Corte dei Conti evidenzia anche come i dati del 2009 relativi alla gestione economico finanziaria di Tirrenia mostrino «come il valore iscritto in bilancio della flotta, costituita da venticinque unità, cinque delle quali destinate alla vendita, è pari, nel complesso, a 824 milioni» e come, «sebbene in diminuzione rispetto al precedente esercizio, consistente resti l'esposizione debitoria di Tirrenia: i debiti complessivi della società, in prevalenza verso il sistema bancario, sono di 657 milioni (802 milioni nel 2008), a fronte di partite creditorie per 103 milioni. Il patrimonio netto della società è pari a 345 milioni, con una flessione sul 2008 di 13 milioni in conseguenza della cessione delle controllate Caremar, Saremar e Toremar. Quanto ai risultati reddituali, il saldo tra valori e costi della produzione è nel 2009 di 29 milioni, in diminuzione sul 2008 (per 12 milioni) per l'effetto combinato della contrazione dei ricavi dell'attività marittima e del minor importo della sovvenzione di equilibrio corrisposta dallo Stato, che passa dai 102 milioni del 2008 agli 80 del 2009. L'utile di esercizio è di 9,7 milioni. A livello di gruppo (Tirrenia e Siremar), il valore della flotta, costituita da 44 unità, sei delle quali destinate alla vendita, è pari nel complesso, a fine 2009, a 915 milioni». Inoltre «diminuisce, a parità di area di consolidamento, anche a livello di gruppo l'esposizione debitoria complessiva che si attesta su 716 milioni (con una flessione di 172 milioni sul 2008), a fronte di partite creditorie per 101 milioni. Il patrimonio netto raggiunge a fine 2009 i 344 milioni. Quanto ai risultati reddituali il saldo della gestione caratteristica è nel 2009 di 41 milioni, in diminuzione sul 2008 per 12,5 milioni, per ragioni analoghe a quelle già esposte con riguardo alla capogruppo. L'utile di esercizio è di 11 milioni».
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- Infine la Corte ha rilevato come, «sempre a livello di gruppo, i contributi di servizio pubblico corrisposti dallo Stato alle società nel 2009 siano pari al 34,5 per cento del totale del valore della produzione, risultato questo significativamente condizionato da Siremar, per la quale, l'analogo rapporto supera il 70 per cento».
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