- inforMARE - I porti sono uno degli emblemi dell'Italia che si ferma, che non è in grado di sviluppare nuove infrastrutture e che specialmente non può, alla luce dell'attuale iter normativo e burocratico caratterizzato da forte incertezza normativa, attirare investitori internazionali. È questa una delle considerazioni scaturite oggi dal convegno sul tema “Le grandi opere come sbloccarle, come rendere i progetti finanziabili” organizzato a Roma dalla società di classificazione e certificazione RINA Spa.
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- Se per i porti qualsiasi ipotesi di finanza di progetto sembra essere naufragata nel mancato riconoscimento di autonomia finanziaria, in generale il Paese - è emerso dagli interventi di Luigi Grillo, presidente della ottava Commissione (Lavori Pubblici) del Senato, di Cesare Trevisani, vice presidente Confindustria, e di Luisa Todini, presidente dei costruttori europei - sconta le storture e le incongruenze di un apparato regolatorio che resta farraginoso, ma specialmente di iter burocratici suscettibili in qualsiasi momento di bloccare i progetti, anche quelli formalmente approvati dal Cipe.
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- Nel suo intervento Grillo ha criticato il ministero dell'Economia, protagonista a suo avviso di una politica di rigore che, al contrario di quanto accaduto e accade in tutti gli altri Paesi europei, non si coniuga con le necessità di sviluppo della nazione e in particolare del suo sistema infrastrutturale. Il senatore ha fra l'altro lanciato l'idea di una brusca accelerazione di trasformazione degli oltre 6.000 chilometri di superstrade, in autostrade a pagamento da affidare a gestori privati in grado di incidere da subito sui drammatici standard di sicurezza e sinistrosità di queste arterie di traffico.
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- Dagli interventi al convegno al quale hanno partecipato Mario Ciaccia (BIIS Banca Infrastrutture Innovazione e Sviluppo), Maurizio Maresca (Unicredit Logistics), Paolo Buzzetti (Ance), Raffaele Cattaneo (Regione Lombardia) e Ferruccio Dardanello (Unioncamere) è emersa l'esigenza non tanto di cambiare le norme, ma di renderle certe ponendo fine agli abusi nell'iter di approvazione e quindi di bancabilità delle opere. Obiettivo questo che il RINA si candida a facilitare attraverso la costituzione di una vera e propria piattaforma tecnica di verifica preventiva dei progetti, ma anche della loro sostenibilità finanziaria nell'ottica di un intervento di investitori privati. (iM)
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