- inforMARE - Nel corso dell'incontro sul tema “Shipping finance: tra forme tradizionali e possibili alternative”, svoltosi ieri a Roma e organizzato dal Gruppo Giovani Armatori di Confitarma, sono stati presi in esame gli strumenti finanziari più vantaggiosi di cui si può avvalere l'industria armatoriale.
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- Matteo Giannobi, del Gruppo Palladio Finanziaria, ha illustrato le caratteristiche generali del private equity ed i relativi vantaggi e vincoli derivanti da tale strumento; in particolare, Giannobi si è soffermato sulla descrizione del processo operativo e su alcune delle maggiori criticità derivanti dalle clausole concernenti la determinazione del prezzo, la way-out e la governance aziendale delle aziende partecipate da private equity investor.
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- Il vice presidente Commissione Finanza e Diritto d'Impresa di Confitarma, Fabrizio Vettosi, ha evidenziato l'attrattiva dello shipping per il private equity soprattutto per alcune sue caratteristiche: dimensione, volatilità, ritorni potenziali attesi, alta liquidità degli investimenti. Inoltre, ha messo in luce il contributo che il private equity può dare al cambio di cultura aziendale esaltando l'aspetto industriale e le competenze manageriali, a volte inespresse ma pur presenti nelle aziende di shipping. Infine, Fabrizio Vettosi si è soffermato sulla descrizione dello strumento dei Finanziamenti Mezzanine.
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- Riccardo Bonalumi dell'investment Banking di Credit Suisse, ha sottolineato le opportunità offerte oggi dal mercato obbligazionario High Yield che oggi - ha spiegato - «rappresenta un'alternativa al finanziamento bancario». «Il 2010 - ha aggiunto - ha visto un vero boom di questo mercato, i volumi mondiali hanno raggiunto la cifra record di 290 miliardi di dollari rispetto ai 170 miliardi registrati prima della crisi nel 2007. Oggi l'Europa rappresenta il 25% delle emissioni e l'Italia è tra i protagonisti con l'emissione del gruppo telefonico Wind. Il mercato degli High Yield può rappresentare anche per l'industria armatoriale una fonte di finanziamento alternativa rispetto al tradizionale indebitamento bancario, con un orizzonte temporale di lungo periodo e la possibilità per gli imprenditori di mantenere la necessaria flessibilità nel perseguire la propria strategia».
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- Nel trarre le conclusioni di quanto emerso nel corso dell'incontro Stefano Riela, dell'Università Bocconi di Milano, ha sottolineato che, «quando si cercano gli equilibri di mercato efficienti, l'informazione deve essere disponibile ad entrambe, domanda e offerta. Le imprese che ritengono opportuno attivare fonti di finanziamento di terzi a condizioni vantaggiose, devono avere un progetto di business in grado di generare valore, ma soprattutto devono presentarlo efficacemente ai potenziali investitori. Anche a fronte di una riduzione dell'asimmetria informativa tra le parti, il futuro rimane, per definizione, incerto e quindi rischioso per gli investimenti (più per l'equity che per il debito). Ma dimostrare di aver redatto un business plan applicando modelli di analisi e di stima validi - ha precisato - rappresenta un vantaggio competitivo per l'impresa che si presenta su un mercato dei capitali sempre più competitivo, soprattutto in un periodo in cui la disponibilità di credito “facile” si è ridotta. Con l'ingresso del private equity. In particolare, si impone un cambio di governance che, oltre alla necessaria trasparenza, aumenta il grado di dibattito in seno agli organi societari con effetti positivi sulla qualità del sistema decisionale». (iM)
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