- La crisi economica internazionale ha avuto un impatto accentuato anche sui porti turistici. Lo ha evidenziato sabato scorso Assomarinas, l'Associazione Italiana Porti Turistici aderente a UCINA Confindustria Nautica e Federturismo, nel corso della tavola rotonda sul tema “La realizzazione e la gestione dei porti turistici tra iniziativa privata e intervento di Stato” che ha organizzato nell'ambito del salone della nautica Big Blu alla Fiera di Roma.
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- L'associazione ha spiegato che la crisi ha dimezzato la produzione nautica mondiale con effetti negativi anche sui porti turistici italiani con cali di fatturato medi a livello nazionale che, secondo uno studio di Assomarinas, hanno superato il 10% rispetto ai periodi ante-crisi.
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- Da un'analisi dello stato dell'arte del comparto, nel corso della tavola rotonda moderata dal giornalista di Nautica e Superyacht Massimo Bernardo è emerso che se da una parte Campania e Sicilia, grazie anche ai sempre più frequenti collegamenti aerei con gli hub aeroportuali del centro Europa, rappresentano oggi nuove locations di eccellenza per il turismo nautico internazionale dall'altra i 18.000 nuovi posti barca e i 25.000 in corso di progettazione a livello nazionale troveranno in molte altre regioni italiane difficoltà a generare imprese portuali turistiche capaci di sostenersi economicamente non solo per l'allungarsi dei tempi di avviamento commerciale, ma anche per quel 30% di calo nei consumi legati ai servizi accessori, già rilevato nel 2010 dall'Osservatorio Nazionale sul Turismo Nautico, che rappresentano un contributo rilevante nel bilancio di un porto turistico.
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- Il presidente di Assomarinas, Roberto Perocchio, ha rilevato come, in questo contesto, la “mano pubblica”, che è indirettamente impegnata nella realizzazione di nuove infrastrutture, potrebbe - anziché arrecare giovamento al settore - compromettere il successo delle nuove iniziative di carattere privato in un clima di spasmodica competitività. «Lo sviluppo di nuove iniziative private - ha aggiunto Perocchio - deve poter creare non solo redditività dell'investimento, ma anche un positivo gettito fiscale e non una catena di possibili fallimenti, non fosse altro che per lo sforzo fatto dalle amministrazioni regionali di tutta Italia per avviare le condizioni amministrative-burocratiche a favore di uno sviluppo dell'intero settore».
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- L'assessore alle Politiche della mobilità e del trasporto pubblico locale della Regione Lazio, Francesco Lollobrigida, replicando che non è intenzione dell'ente «inquinare il settore dei porti turistici con interventi pubblici», ha spiegato che nel Lazio ci sono già 26 richieste di iniziativa privata per la realizzazione di porti su 24 comuni costieri «ed è pertanto evidente - ha osservato - l'esigenza di armonizzare tali istanze».
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- «Gli investimenti privati sui porti turistici - ha detto il presidente di Confcommercio Lazio, Cesare Pambianchi - esigono un'adeguata redditività che sia in grado non solo di coprire l'investimento ma, soprattutto, quegli elevati costi di gestione che comporta un porto turistico di “ultima generazione” in un contesto di elevati oneri ambientali, tecnologici, di security e safeting combinati con una ricca offerta di servizi accessori, propri di un resort alberghiero».
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- Il presidente di Assonautica, Gianfranco Pontel, ha ricordato l'importanza della collaborazione tra porti turistici e attività di charter nautico per generare uno sviluppo moderna del turismo non basato solamente sulla proprietà del mezzo nautico.
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- A conclusione del dibattito Stefano Zunarelli, ordinario di Diritto dei Trasporti all'Università di Bologna, ha sottolineato le opportunità offerte dalle nuove competenze regionali nel poter operare per una migliore armonizzazione normativa tra il DPR 509/97 (dedicato alle procedure per l'approvazione di nuovi progetti) con i vantaggi offerti dalla legislazione sul projet financing.
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