- Sui dragaggi «oggi ci aspettiamo risposte certe e chiare in merito ad una emergenza che investe non solo il porto di Livorno, ma i principali scali marittimi della nazione». Lo ha detto il presidente dell'Autorità Portuale di Livorno, Giuliano Gallanti, aprendo un convegno sul tema “La Competitività dei porti e le problematiche di dragaggio” tenutosi ieri presso la Stazione Marittima della città labronica.
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- «Senza una politica seria sui dragaggi - ha sottolineato Gallanti - non potremo minimamente sperare di fare di Livorno un porto al passo con i tempi, in grado di competere con il fenomeno del gigantismo navale e di rispondere alle sfide del futuro».
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- Obiettivo del convegno era di definire, assieme al ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Altero Matteoli, e agli stakeholder principali della portualità nazionale, la cornice politica e i contenuti di una normativa unica nel campo dei dragaggi, una normativa che faccia finalmente chiarezza sulla natura delle vasche di colmata (discariche abusive o vasche di contenimento?), che punti su una reale classificazione dei sedimenti dragati, che ricomprenda all'interno di un quadro normativo armonico anche i fondali marini dei porti che insistono su aree SIN (Siti di Interesse Nazionale) - sono ben 15 - e che faciliti, in ultima istanza, la possibilità di sversamento in mare dei materiali risultanti dalle operazioni di dragaggio, perché - ha evidenziato Gallanti - «ad Anversa e, in generale, nel Nord Europa, dragano ogni giorno. Solo da noi c'è una forte discrasia tra i tempi necessari all'ottenimento dell'autorizzazione e quelli ragionevoli che ci vorrebbero per essere pienamente operativi».
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- Di deficit di operatività ha parlato anche il dirigente Controlli Ambientali dell'Autorità Portuale di Livorno, Giovanni Motta, che ha illustrato i problemi di cui soffre lo scalo toscano: «a Livorno - ha spiegato - sono previste opere di dragaggio per un totale di due milioni 700mila metri cubi, dove li mettiamo? La prima vasca di colmata, realizzata tempo fa, è già quasi piena; la seconda verrà realizzata tra tre anni e potrà contenere sino ad un massimo di un milione 700mila metri cubi e il Piano Regionale prevede in tutta la Toscana l'assorbimento a terra di rifiuti non pericolosi fino ad un massimo di 300mila metri cubi. È chiaro che così non andiamo avanti».
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- Secondo il vice presidente di Assoporti, Luciano Guerrieri, «serve una normativa quadro che renda effettivamente percorribili tutte le opzioni di gestione dei materiali dragati: dalla loro collocazione al ripascimento delle spiagge, sino alla loro destinazione nelle vasche di colmata e allo sversamento in mare». Inoltre, ha aggiunto Giovanni Motta, «sarebbe utile una legge che accogliesse la direttiva europea secondo cui non tutto il materiale dragato deve essere considerato rifiuto, ma solo quelle parti che siano chiaramente classificate come rifiuto pericoloso».
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- Presente al convegno anche Irene di Girolamo, della Direzione Generale della Protezione della natura e del mare del ministero dell'Ambiente, che per la prima volta ha presentato il contenuto dello schema di decreto di applicazione dell'articolo 109 del decreto legislativo 152/2006. «Si tratta - ha precisato la dirigente del ministero - di una bozza che ha già ottenuto il via libera da parte dei ministeri competenti (Infrastrutture, Politiche Agricole e Sviluppo Economico), fatte salve alcune osservazioni di natura tecnica». Lo schema di decreto dovrebbe favorire una “standardizzazione dei procedimenti”, una classificazione chiara dei sedimenti dragati e una individuazione delle opzioni di gestione dei materiali di escavo, oltre a modalità di caratterizzazione ben definite che permettano di «capire quando si possono o non si possono immettere in mare i sedimenti risultanti dalle operazioni di dragaggio». Fermo restando - ha osservato Irene di Girolamo - che «lo sversamento in mare è l'estrema ratio, ed è praticabile solo per materiale di buona qualità. Il nuovo schema di lavoro cerca di definire quali debbano essere queste caratteristiche di qualità».
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- Rimangono, comunque, forti dubbi sui porti che insistono su Aree Sin. Non pare chiaro, infatti, se il redigendo decreto di attuazione dell'articolo 109, che regolamenta l'immissione in mare dei sedimenti, debba o non debba applicarsi anche ai porti che insistono su aree di interesse nazionale.
- «Il tema dei dragaggi - ha detto il ministro Matteoli chiudendo l'incontro - è di vitale importanza per un porto italiano che voglia mantenere un alto livello di competitività e intercettare quota crescente di quei 19 milioni di container che nel 2015 si stima verranno movimentati sulle banchine di tutta l'Italia». «Dobbiamo trovare - ha aggiunto - il difficile punto di equilibrio tra il rispetto delle normative ambientali e il diritto di un porto a garantire l'accesso alle navi, anche di grandi dimensioni. È per risolvere questo problema che abbiamo pensato di realizzare il disegno di legge di riforma della legge 84/94, approvato in Consiglio dei ministri e attualmente all'esame in Senato. Nel disegno di legge ci sono proprio quei tempi e quelle regole certe che i vari operatori chiedono a gran voce da diverso tempo».
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