- Nel malaugurato caso dovesse divampare un incendio nel quartier generale genovese di Costa Crociere, il presidente e amministratore delegato della società, Pier Luigi Foschi, sarebbe tenuto ad uscire per ultimo dall'edificio dopo essersi assicurato che tutti gli uffici e gli altri locali sono stati evacuati e dopo aver recuperato la documentazione essenziale per l'azienda? Dovrebbe, cioè, comportarsi come si ritiene debba fare il comandante di una nave?
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- Ovviamente è un paradosso. Sono molteplici le differenze tra il ruolo dirigenziale di Foschi e quello del comandante della Costa Concordia, Francesco Schettino, accusato di naufragio, abbandono della nave e omicidio plurimo colposo per non aver adempiuto al suo dovere. Ma ci sono anche alcune analogie tra due figure professionali a cui è assegnata grande responsabilità e a cui, in termini diversi, è affidato il benessere e la sicurezza dei dipendenti e dei clienti e la salvaguardia dei beni aziendali.
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- Chi - competente o incompetente, esperto o profano che sia - giudica l'operato del comandante Schettino in occasione del disastro si rifà immancabilmente alla tradizione secondo cui il comandante deve essere l'ultimo ad abbandonare la nave. Le norme nazionali e internazionali non sembrano sufficienti a stabilire come un ufficiale marittimo debba comportarsi in una tale drammatica vicenda, di cui sia o meno responsabile.
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- Già la definizione di “ufficiale” è ambigua. Il comandante di una nave da crociera è di fatto un militare o un civile? Le opinioni sul modo in cui si deve comportare gli fanno indossare talvolta la divisa talvolta l'abito borghese. Il comandante di una nave commerciale è come un capitano di fanteria costretto dal suo generale ad avanzare sotto il fuoco nemico oppure è il titolare di un'impresa soggetto semplicemente al codice civile e penale? Un dubbio non chiarito dal codice della navigazione, che in questo caso sembra attribuire al comandante un ruolo semplicemente di altri tempi.
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- Oggi, a seconda delle circostanze, il comandante è un graduato civile, un ufficiale militare oppure un manager del mare. Spesso incarna tutte queste cariche. Nell'immaginario collettivo di volta in volta è il lupo di mare, l'elegante ufficiale delle cene di gala, l'asettico burocrate che firma carte, il rappresentante dell'armatore, il pubblico ufficiale di romantiche cerimonie nuziali in mare, il puntiglioso funzionario incaricato accertarsi che la nave sia bene armata, equipaggiata e stivata, l'esperto marittimo capace di dominare qualsiasi tipo di navigazione, il notaio incaricato di certificare la veridicità e la regolarità dei documenti relativi alla nave, ai passeggeri e alle merci imbarcate, il giudice a cui spetta emettere sentenze ed eventualmente incarcerare criminali e malviventi, il sovrano assoluto che decide della vita e della morte dell'equipaggio nonché dei bambini, delle donne e degli uomini che stanno trascorrendo una vacanza sulla nave.
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- Forse ora è giunto il momento di aggiornare leggi e codici e definire con maggior precisione chi sia veramente il comandante. Sarebbe meglio che ciò avvenisse prima che venga pronunciata la prossima sentenza di condanna o assoluzione.
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- Bruno Bellio
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