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Di container, in questo caso vuoti, si è discusso oggi a Genova
Convegno organizzato dal C.I.S.Co., dal Genoa Port Center e dal Dipartimento di Economia e Metodi Quantitativi dell'Università di Genova
30 marzo 2012
I container sono il mezzo principe con il quale da qualche decennio le nazioni, le imprese e le comunità di scambiano merci e prodotti. Essendo diventati un elemento cardine del trasporto mondiale, di container si parla da molti anni. Ci si riferisce però ai container pieni, mai a quelli vuoti. Hanno cercato di rimediare a questa lacuna il C.I.S.Co. (Council of Intermodal Shipping Consultants), il Genoa Port Center (GPC) e il Dipartimento di Economia e Metodi Quantitativi (DI.E.M.) dell'Università di Genova organizzando un convegno sul tema “Container vuoti “no grazie”?” che si è tenuto stamani alla Camera di Commercio di Genova.
L'opinione di
inforMARE
Non sappiamo delle future ambizioni politiche di Paolo Pissarello. Quindi non possiamo maliziosamente inquadrare la sua frase in un contesto pre-elettorale.
Intervenendo al convegno, il vicesindaco di Genova ha evidenziato l'impatto del traffico portuale sulla comunità locale: «questo tema - ha detto Pissarello - per la città di Genova è molto pesante, per i cittadini è molto pesante».
Forse non si può dire che, rimarcando la seconda parte della frase, Pissarello abbia lasciato intendere che l'amministrazione comunale ascolta la voce dei residenti più di quella del porto e dei suoi cittadini-lavoratori. Non si può neppure catalogare la sottolineatura del vicesindaco come una replica al proclama del direttore di Assiterminal che - parlando del difficile rapporto tra la città e il porto - ha dichiarato: «io sto con il porto». Né possiamo diagnosticare che la sindrome Nimby (Not in my back yard) abbia contagiato Pissarello. Certo sembra che tra città e porto, messo alle strette, il vicesindaco sceglierebbe la città.
Tuttavia, fortunatamente, non ci pare necessario ricorrere ad un metodo di “triage” per stabilire quale paziente vada salvato per primo: se prestare soccorso al porto oppure alla città. È necessario però tenere presente che a Genova il degente è una coppia di gemelli siamesi: se muore uno, muore l'altro. Se uno dei due non è in salute, anche l'altro ne soffre. Porto e città sono legati indissolubilmente, volenti o nolenti.
Stiamo quindi attenti a non cercare di guarire uno dei gemelli mantenendo l'altro in agonia.
Bruno Bellio
Spunto per introdurre il dibattito, moderato dal segretario del C.I.S.Co., Giordano Bruno Guerrini, è stata la tesi di laurea “L'impatto economico e territoriale dei container vuoti” (Parodi) che evidenzia l'importanza della corretta gestione e collocazione dei parchi di container per rendere efficiente la catena logistica e, soprattutto, per alimentare appropriatamente di container vuoti il traffico marittimo-portuale.
La rilevanza per la modalità marittima del container, pieno o vuoto che sia, è stata sottolineata dall'amministratore delegato della Ignazio Messina & C. Spa: «il container è un pezzo di nave», ha osservato Ignazio Messina, ed ha ricordato che anche i container vuoti «pagano» (meno dei pieni - ha precisato - ma pagano).
Il gruppo armatoriale Messina opera anche come terminalista ed è attento quindi a ciò che accade sia sulle banchine che alle loro spalle. Ignazio Messina ha rimarcato l'importanza della localizzazione dei parchi container ai fini dello sviluppo del traffico containerizzato nei porti. In particolare, nel caso di Genova le aree di stoccaggio al di là dell'Appennino - ha spiegato - non possono essere considerate un retroporto per la loro distanza dalle banchine.
La notevole consistenza del volume di container vuoti movimentati dai porti italiani è stata evidenziata dal direttore di Assiterminal (Associazione Italiana Terminalisti Portuali), Luigi Robba: se a Genova è poco più del 20% del traffico complessivo, alla Spezia è del 22-25%, a Livorno del 20-22%, a Savona rappresenta una quota più rilevante e a Venezia si arriva anche al 70%.
Il vicesindaco di Genova, Paolo Pissarello, ha parlato delle difficoltà di coesistenza del porto e della città. Pur sottolineando che l'amministrazione comunale deve gestire molte conflittualità, ha confermato che anche i servizi ancillari, tra cui le aree di stoccaggio dei container, «devono trovare soluzioni».
Di attenzione alle aree per i container, invece, Genova ne ha riservata poca. Almeno questa è l'impressione del presidente dell'Autorità Portuale, Luigi Merlo: «gli spazi per i vuoti che erano fuori dal porto (penso a Fiumara e agli Erzelli) sono stati chiusi, in controtendenza rispetto al panorama italiano (penso alla Spezia con Santo Stefano Magra)». Se da un lato Merlo ha ricordato la difficoltà di reperire a Genova aree per lo stoccaggio dei container, dall'altro ha rilevato anche la resistenza riscontrata in sede di definizione del Piano Urbanistico Comunale ad individuare tali spazi.
Anche secondo il presidente dell'Autorità Portuale, le aree oltre le montagne non costituiscono una soluzione: per l'oltre Appennino - ha spiegato - «non dobbiamo raccontarcele», i problemi sono i costi (con il crollo dei noli - ha ricordato Merlo - costava di più trasportare un container al di là dell'Appennino che spedirlo in Asia).
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