- La Corte dei Conti ha registrato la delibera del Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica (CIPE) che finanzia la Piattaforma Logistica di Trieste. Lo ha reso noto venerdì scorso Marina Monassi, presidente dell'Autorità Portuale di Trieste, partecipando al workshop sul futuro del Porto Vecchio dello scalo giuliano.
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- La presidente dell'ente portuale di Trieste ha sottolineato che dal convegno, che si è tenuto a porte chiuse e che ha visto coinvolti le istituzioni e gli imprenditori del territorio, è emersa «la condivisione unanime di chiedere al governo italiano, in questo momento di crisi, non finanziamenti ma quanto a noi già spettante per lasciarci lavorare e crescere. Con le amministrazioni - ha spiegato Marina Monassi - quest'oggi abbiamo fissato un cronoprogramma e già martedì ci si ritrova per lavorare assieme».
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Il comma 12 dell'articolo 6 della legge 28 gennaio 1994, n. 84
12. E' fatta salva la disciplina vigente per i punti franchi compresi nella zona del porto franco di Trieste.
Il Ministro dei Trasporti e della Navigazione, sentita l'Autorità Portuale di Trieste, con proprio decreto stabilisce l'organizzazione amministrativa per la gestione di detti punti franchi.
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- L'Autorità Portuale di Trieste ha sottoposto a Prefettura, Regione Friuli Venezia Giulia, Comune di Trieste, Provincia di Trieste, Camera di Commercio di Trieste, Portocittà Spa e Greensisam Spa un documento in cui si chiede, tra le altre cose, «l'attuazione completa del punto 12 dell'articolo 6 della legge 28 gennaio n.84, affinché sia effettivo un regime di accisa e di tributi doganali coerenti con la norma internazionale e di immediato rilievo anche ai fini di attuazione del Porto Vecchio e sul regime delle accise relativamente all'attività di trasformazione e ri-esportazione».
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- Nel corso del workshop è stato ricordato che il Porto Vecchio di Trieste si sviluppa su una superficie di quasi 700.000 metri quadrati (l'estensione della Città del Vaticano a Roma) con volumi di oltre un milione di metri cubi di edifici e magazzini di grandissimo pregio architettonico, allineati lungo uno dei waterfront più straordinari d'Europa. Negli ultimi quindici anni il Porto Vecchio è stato caratterizzato da una profonda trasformazione. Le attività portuali che si sviluppavano in tale ambito si sono ridotte progressivamente in modo considerevole, trasferite nelle maggior parte dei casi in altre zone portuali dotate di infrastrutture più idonee all'operatività. Infatti la maggior parte dei magazzini del Porto Vecchio, pur di grande interesse storico/monumentale, sono del tutto inadeguati dal punto di vista operativo. Ulteriore motivo che ha portato alla migrazione delle attività è rappresentato dalla mancanza di collegamenti ferroviari e stradali alle principali arterie di scorrimento. È stato evidenziato, inoltre, che in netta controtendenza operativa è invece la concessione dell'Adria Terminal che opera sfruttando maggiormente i collegamenti marittimi sia in fase di sbarco che di reimbarco delle merci (piccolo cabotaggio) e che ha raggiunto notevoli risultati (circa un milione di tonnellate annue) principalmente nella movimentazione delle merci riferite al settore dei prodotti metallici (bramme di acciaio e metalli non ferrosi). Altra realtà importante è quella del Molo IV dedicato, a seguito della ristrutturazione del magazzino 1, ai collegamenti marittimi regionali ed in generale alle attività del terminal passeggeri.
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- In ragione della necessità di riconvertire l'area del Porto Vecchio e trovare un utilizzo al suo pregevole patrimonio di archeologia industriale è stata elaborata ed approvata già nel 2008 la variante al Piano Regolatore Portuale per l'ambito del Porto Vecchio che prevede di insediare in tale area oltre le attività di tipo portuale commerciale già esistenti anche quelle di portualità allargata, quali la nautica da diporto e servizi annessi, l'attività direzionale, commerciale ricettiva ed espositiva. Prima dell'approvazione della variante erano già stati fatti alcuni studi sull'area tra i quali il più noto è quello elaborato sotto la supervisione dell'architetto Norman Foster, con il sostegno della Fondazione CrTrieste. Il masterplan di Norman Foster prevedeva nell'area del porto Vecchio sostanzialmente due macro zone: la prima di parco urbano in corrispondenza del terrapieno di Barcola e della attuale zona dei bagni marini; la seconda di area urbana di riva in corrispondenza della parte di porto vecchio più vicina alla città.
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- Il progetto su cui è stata rilasciata la concessione al gruppo Maltauro, Rizzani de Eccher, e Sinloc prevede nella zona del terrapieno di Barcola la bonifica e successiva riconversione del terrapieno medesimo attraverso lo strumento del concorso di progettazione secondo linee guida dettate dal piano regolatore portuale. Le attività previste sono quelle dei servizi al diporto, il commerciale, il direzionale. In corrispondenza invece dell'area data in concessione alla Greensisam, il Piano Regolatore Portuale prevede come attività principale la direzionale con funzioni ammesse anche la commerciale, la ricettiva ed i parcheggi. In questa area non sono rilevabili significative differenze con il piano Foster.
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- Nel suo intervento il sindaco di Trieste, Roberto Cosolini, ha espresso «piena condivisione dello spirito di questo incontro ovvero pieno sostegno a tutte iniziative e passaggi di ordine amministrativo necessari. È evidente - ha sottolineato - come quest'area sia la più importante rigenerazione di area fronte mare in tutta Europa. È - ha aggiunto - una grande opportunità di investimento per uscire dalla crisi. Come istituzioni dobbiamo fare tutto il possibile per agevolare l'avvio delle iniziative economiche, chiedendo anche agli imprenditori uno sforzo. Ci sono funzioni e attività per cui il Punto Franco è un'occasione, mentre vi sono anche prospettive di Punto Franco che possono essere una barriera: lo stesso va quindi usato dove serve e spostato dove può essere un ostacolo. Non vedo difficoltà per addivenire a una scelta su dove usarlo o meno».
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- Evidenziando quanto la Regione Friuli Venezia Giulia «valuti importante dare impulso agli investimenti delle imprese, facendo girare l'economia, l'assessore regionale alle Finanze, patrimonio e programmazione, Sandra Savino, ha rilevato che ciò «qui, per la prima volta in modo trasversale può essere fatto, con la condivisione di tutte le nostre amministrazioni. Non c'è tempo - ha proseguito - per impostazioni e prese di posizione politiche autonome. Nel Porto Vecchio vanno previsti anche insediamenti che possano aiutare l'occupazione». Anche per Mariella Magistri de Francesco, assessore al Bilancio della Provincia di Trieste, «in questo momento non c'è più tempo, dobbiamo - ha spiegato - fare ciascuno la sua parte, guardare a un utilizzo del Punto Franco in maniera versatile, con lo sviluppo delineato dagli investitori che fornisca le linee per lo sviluppo».
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- Il presidente della Camera di Commercio di Trieste, Antonio Paoletti, ha rilevato quanto «questo sia un momento importante, fondamentale, per la partenza del riuso del Porto Vecchio di Trieste, ma anche per la ridefinizione di una strategia di sviluppo economico collegata ai Punti Franchi».
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