- Oggi la Commissione Europea ha inviato alla Spagna un parere motivato in merito all'imposizione nei confronti delle società terminaliste che operano in diversi porti spagnoli a partecipare finanziariamente al capitale delle imprese private che gestiscono la fornitura di manodopera portuale, impedendo loro di ricorrere al mercato per assumere lavoratori portuali a meno che la forza lavoro proposta da tali imprese private sia inadeguata o insufficiente.
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- La Commissione UE ha denunciato che terminalisti di altri Stati dell'Unione Europea che intendono operare nei porti spagnoli potrebbero essere dissuasi dal farlo a causa della barriera rappresentata dall'impossibilità di reperire la manodopera necessaria sul mercato. Bruxelles ha ricordato che il parere motivato costituisce la seconda fase della procedura d'infrazione e che se la Spagna non reagirà entro due mesi in modo soddisfacente all'ultimatum della Commissione quest'ultima potrà deferire la questione alla Corte di Giustizia dell'UE.
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- La Commissione Europea ha sottolineato che il Trattato UE vieta qualsiasi provvedimento nazionale che, pur non discriminatorio in base alla nazionalità, possa ostacolare o rendere meno attraente l'esercizio della libertà di stabilimento garantita dal Trattato. Pertanto - ha rilevato Bruxelles - anche se i cosiddetti pool di manodopera in genere offrono una efficace formazione ai lavoratori e costituiscono uno strumento altrettanto efficace per i datori di lavoro, non dovrebbero essere utilizzati per impedire a personale o società qualificati di fornire servizi di movimentazione delle merci oppure per imporre ai datori di lavoro una forza lavoro di cui non hanno bisogno.
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- Il decreto legislativo spagnolo 2 del 5 settembre 2011 prevede che nei porti di interesse generale, tra cui Barcellona, Algeciras, Valencia e Bilbao, vengano costituite società private, denominate SAGEP (Sociedad Anónima de Gestión de Estibadores Portuarios), incaricate di assumere lavoratori portuali e porre tale manodopera a disposizione dei terminalisti. Tale normativa impone inoltre che tutte le aziende che desiderino fornire servizi di movimentazione delle merci partecipino finanziariamente al capitale di una SAGEP. Le imprese terminaliste possono essere esentate da tale obbligo solo in casi molto limitati e se forniscono servizi solo a se stesse. Inoltre, indipendentemente dal fatto se l'azienda terminalista partecipi o meno ad una SAGEP, tale società deve ricorrere a lavoratori assunti e forniti da un SAGEP. I terminalisti possono assumere lavoratori sul mercato, ma solo per un turno di lavoro e solamente se la manodopera offerta da una SAGEP non è sufficiente o adeguata.
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- La Commissione Europea ha evidenziato che, secondo una propria valutazione, ci sono altri strumenti, come le politiche e le strategie tese ad assicurare la formazione dei lavoratori portuali e migliorare le loro competenze, che sono volti a raggiungere l'obiettivo dichiarato di tutelare i lavoratori senza opporsi al principio di libertà di stabilimento e quindi sono più appropriati per questo obiettivo. Inoltre le politiche tese ad accrescere la mobilità dei lavoratori tra i porti di una stessa nazione o tra Paesi diversi, così come contratti di lavoro più flessibili, possono avere un effetto positivo sulla domanda di lavoratori portuali.
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- Nel diritto spagnolo - ha rilevato la Commissione - le società terminaliste che intendono stabilirsi in un porto spagnolo di interesse generale sono tenute a reperire risorse finanziarie sufficienti a partecipare ad una SAGEP e ad assumere lavoratori di una SAGEP a condizioni che non sono sotto il loro controllo. Ciò - ha concluso Bruxelles - altera inevitabilmente le strutture delle politiche occupazionali e di assunzione delle aziende e tali cambiamenti possono determinare gravi squilibri tra le imprese e avere notevoli ripercussioni finanziarie, scoraggiando le imprese terminaliste a stabilirsi in porti spagnoli di interesse generale.
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