- A chi mi chiede quali sono le aree trainanti per lo sviluppo dell'economia dell'Unione Europea suggerisco sempre di guardare una fotografia satellitare notturna del continente. Le chiazze a maggiore intensità luminosa sono evidentemente quelle che presentano una più alta densità abitativa e un più grande numero di insediamenti industriali. La concentrazione di macchie di luce è più elevata sull'asse nord-sud che unisce la sponda sud del Mare del Nord con 1a sponda settentrionale del Mediterraneo. Lo scintillio forma una traccia che dai Paesi Bassi attraversa la Germania e arriva al triangolo industriale del nord-ovest d'Italia. È una linea che congiunge i porti di Rotterdam e di Genova.
-
- Anche gli autori di uno studio sul corridoio ferroviario Genova-Rotterdam, o “Corridoio dei due mari”, che è stato realizzato Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e commissionato dall'Ambasciata di Svizzera in Italia, non hanno trovato di meglio che una fotografia notturna dell'Agenzia Spaziale Europea per evidenziare quanto il corridoio sia «baricentrico rispetto alla dorsale economica e demografica dell'Europa occidentale chiamata “Banana Blu”. Questo termine - spiegano gli autori Raimondo Orsini, Massimo Ciuffini e Valeria Gentili - identifica un corridoio urbano che si estende da Londra a Milano le cui regioni coinvolte sono il bacino londinese, la Valle del Reno, e la parte occidentale della Pianura Padana». «La dorsale - confermano - è economica perché segnata dalla successione di distretti produttivi ad alto valore aggiunto e di importanza strategica per lo spazio economico europeo: industria chimica, farmaceutica, dell'acciaio, dell'automobile oltre alla produzione e distribuzione dell'energia. Queste attività industriali sono fortemente concentrate nelle aree portuali o vicino ad esse e il Corridoio Genova-Rotterdam connette tra le loro maggiori aree portuali del nord Europa - e del mondo - e le più importanti del nord del Mediterraneo. Ma la dorsale è anche demografica, in termini di abitanti e di densità di popolazione, con le regioni dei cinque Paesi attraversati dal corridoio tra le più popolate del mondo».
-
- Lo studio sottolinea, inoltre, come il corridoio sia inserito nelle principali rotte del commercio mondiale ed abbia visto aumentare la domanda di trasporto merci negli ultimi quattro anni, in controtendenza rispetto al resto d'Europa e ad altri corridoi europei. «In un momento come questo di forte attenzione alle valutazioni strategiche sulle grandi infrastrutture - rileva la Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile - tutti i dati sulla domanda di trasporto merci e sulla diminuzione dell'impatto ambientale sono dalla parte del Corridoio Genova-Rotterdam. Dall'analisi compiuta nello studio risulta, infatti, che il traffico merci che, lungo la direttrice Genova-Rotterdam, ha attraversato le Alpi Svizzere è in continua crescita dagli anni '80: le tonnellate trasportate su strada erano 8,9 milioni nel 2000 e sono diventate 14,3 nel 2010; quelle trasportate su ferro erano 20,6 milioni nel 2000 e sono 24 milioni nel 2010. Ed anche i due estremi del corridoio hanno visto aumentare, tra il 2005 e 2010, il traffico containerizzato: Rotterdam ed Anversa del 31% e 20% rispettivamente; La Spezia e Genova rispettivamente del 25% e dell'8%». «Ai valichi stradali tra Italia e Svizzera - precisa la Fondazione - sono stati inoltre rilevati nel 2009 circa 850.000 veicoli pesanti con origine o destinazione Italia con la Lombardia in testa come generatore di traffico da e verso l'Italia, veicoli stradali che diventeranno 1.171.000 nel 2030. Se una buona parte di questi veicoli che viaggiano da e verso l'Italia venissero spostati dalla strada alla ferrovia l'ambiente ne potrebbe trarre un gran beneficio: si assisterebbe infatti a una diminuzione annua delle emissioni di CO2 di 0,3 milioni di tonnellate, di NOX di 1000 tonnellate, di PM di sette tonnellate e un risparmio energetico di 100.000 TEP».
-
- La Fondazione evidenzia anche l'aspetto socialmente ed ambientalmente significativo dell'asse ferroviario: «il trasferimento modale da strada a ferrovia di tutto il traffico merci generato e diretto in Italia - osserva la Fondazione presieduta da Edo Ronchi - permetterebbe una drastica riduzione dei costi esterni per il nostro Paese (emissioni atmosferiche, rumore, incidenti, congestione ecc) fino a 268 milioni di euro l'anno al 2030».
-
- Bruno Bellio
|