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Confcommercio/Fedarlinea, l'Italia deve rilanciare le Autostrade del Mare
La modalità necessita di adeguate misure di supporto. Piano di Tirrenia-CIN per aumentare l'efficienza energetica della flotta
2 aprile 2014
Le Autostrade del Mare possono costituire una concreta risposta ai problemi di mobilità delle merci in Italia, sia da un punto di vista di riduzione della congestione autostradale sia sotto il profilo della valorizzazione della dotazione portuale e costiera di cui l'Italia già dispone, sia, ancora, in un'ottica ambientale. È la constatazione, ovvia ma non scontata, emersa in occasione del seminario sul tema “Autostrade del Mare 2.0. Risultati, criticità, proposte per il rilancio” tenutosi oggi a Roma nella sede di Confcommercio, che lo ha organizzato insieme con Fedarlinea, nel corso del quale è stato evidenziato come i benefici che l'implementazione delle Autostrade del Mare può generare non potranno essere valorizzati al massimo grado se non in presenza di una programmazione nazionale di investimenti strategici attenta al tema del posizionamento competitivo dell'Italia nel contesto internazionale e al ruolo di primo piano, giocato in tale partita, dalla logistica.
Nel corso dell'incontro è stato presentato il rapporto “Autostrade del Mare 2.0. Risultati, criticità, proposte per il rilancio” redatto per l'Isfort da Andrea Appetecchia, che ribadisce le opportunità offerte dalle Autostrade del Mare, nate «per sottrarre i camion dalla strada al fine di contenere gli impatti negativi generati dall'uso intensivo del trasporto su gomma in termini di inquinamento, congestione e sicurezza», e con le quali «gli spostamenti da trasferire dalla strada al mare sono quelli con una percorrenza superiore a 500 chilometri», che in termini assoluti «rappresentano una quota marginale del trasporto pesante su strada, poiché riguardano solo il 3% del totale. Ma gli impatti ambientali, sociali ed economici di questo segmento di traffico - rileva lo studio - sono decisamente più rilevanti rispetto a quelli generati dai trasporti di corto raggio».
Il rapporto dell'Isfort evidenzia inoltre come la prossima scadenza della proroga degli Ecobonus chiami le forze politiche ad aprire una riflessione in merito agli strumenti da attivare per raggiungere l'obiettivo generale di costruire un modello di mobilità delle persone e delle merci sostenibile e quello specifico del comparto merci di favorire il riequilibrio modale. «Appare infatti scontato - precisa il rapporto - il rifiuto delle autorità comunitarie ad una eventuale richiesta di ulteriore proroga degli attuali Ecobonus da parte del governo italiano, tuttavia non si può ritenere di mantener saldo l'obiettivo generale e quello specifico poc'anzi ribadito senza adeguate misure di supporto. È più che mai urgente pertanto avviare un percorso di rinnovamento delle politiche di aiuto al settore che prenda le mosse dal parlamento e dal governo e veda coinvolte tutte le parti interessate nella fase di definizione del quadro strategico. Un quadro di riferimento condiviso che dovrà essere successivamente valutato dal punto di vista, sia della coerenza con le dinamiche di mercato, sia della congruenza con i vincoli normativi nazionali e comunitari, prima di attivare le modalità di incentivo che dovranno essere monitorate in profondità al fine di individuare con precisione e trasparenza la loro effettiva capacità di raggiungere i target selezionati».
È pertanto necessario «un Patto per le Autostrade del Mare 2.0, ovvero un chiaro indirizzo politico istituzionale che metta assieme tutti i diversi stakeholder coinvolti; uno strumento programmatico che traduca in vincolanti priorità di intervento le scelte strategiche del Piano Nazionale della Logistica e misure organiche per l'accessibilità dei porti; l'incentivazione tramite bandi di progetti di nuove linee o di ampliamento delle esistenti promossi sinergicamente da tutti i soggetti della filiera; l'incentivazione mirata in funzione della merce trasferita e indirizzata alle scelte di traffico non accompagnato (rimorchi e semirimorchi); un piano di riconversione della motorizzazione delle navi verso soluzioni meno impattanti (LNG-metano), che tenga conto delle esigenze di rifornimento
rafforzamento delle attività di controllo del rispetto delle norme sulla sicurezza della circolazione stradale; l'esenzione dal rispetto dei divieti di circolazione per i veicoli aderenti».
Nel corso del seminario è stato sottolineato che con l'attuazione del progetto delle “Autostrade del mare 2.0” l'Italia, con i suoi 7.500 chilometri di coste, 290 porti, circa 300 traghetti per cinque milioni di tonnellate di stazza lorda (leadership mondiale) e 105.000 imprese di autotrasporto (terza posizione in Europa dopo Spagna e Polonia) potrebbe spostare dalla gomma al mare oltre 12 milioni di tonnellate di merci che si muovono lungo il Paese, togliere dalla strada oltre 700mila camion, eliminare 8.000 chilometri di coda virtuale di camion, risparmiare due miliardi di KWh di energia consumata ogni anno, ridurre conseguentemente il consumo di gasolio annuo di circa 200 milioni di tonnellate, ridurre le emissioni di CO2 di 400 tonnellate ogni anno e accrescere di circa 80 giornate l'anno (+21%) la piena operatività delle imprese di autotrasporto aderenti al progetto (attraverso l'esenzione dal calendario dei divieti di circolazione).
Secondo il vicepresidente Confcommercio, Paolo Uggè, «quello che ci è mancato in Italia è una vera politica dei trasporti, perché se finalmente si decide cosa si vuole fare in questo Paese e come si vogliano fare viaggiare le merci, poi sarebbe molto più semplice capire quali infrastrutture privilegiare. E una politica che impiega 20 anni per partorire una legge sui porti, evidentemente non si rende conto di come per competere ci voglia velocità; 20 anni oggi equivale all'era glaciale: se si è su una lastra di ghiaccio per salvarsi bisogna essere veloci. In assenza della Consulta dei Trasporti che Confcommercio continua a chiedere venga ricostituita - ha spiegato Uggè - abbiamo oggi riunito tutti gli attori della filiera, nella consapevolezza che la sfida per la competitività del sistema dei trasporti e della logistica del Paese, o la vinciamo tutti assieme, oppure ciascuno è condannato a perderla individualmente. Le Autostrade del Mare possono fare molto per incentivare la competitività commerciale sia nel nostro Paese, ma anche a livello internazionale. Importante è infatti il loro ruolo per accrescere l'accessibilità dei territori, ridurre la congestione della rete stradale, accrescere la sicurezza della circolazione e non da ultimo rispettare l'ambiente. In tal senso - ha precisato il vicepresidente di Confcommercio - va letta la richiesta dell'esenzione dal calendario dei divieti di circolazione per i Tir aderenti al progetto: nel 2014, 78 giornate lavorative sprecate pari a 10mila euro spesi inutilmente per ciascun veicolo soltanto in costo del conducente, che moltiplicati per il parco circolante fanno salire a oltre tre miliardi di euro i potenziali recuperi di competitività da conseguire. Vanno risolte però - ha aggiunto Uggè - delle importanti contraddizioni. Una per tutte L'Unione Europea mentre conferma il sostegno al trasporto via mare, stabilisce che dal 18 giugno di quest'anno l'Italia dovrà recepire la direttiva 2012/33/UE che prevede l'utilizzo sulle navi di carburante con minori percentuali di zolfo facendone lievitare i costi. Quindi come pensare di dare un accelerazione alle Autostrade del Mare con già alla base un onere di questo tipo?»
Anche per il direttore generale di Confcommercio, Francesco Rivolta, se da un lato «i porti sono le naturali piattaforme logistiche di questo Paese e rappresentano di fatto il ponte tra Nord Europa e Paesi africani», dall'altro «l' Italia sconta ancora ritardi ventennali di una riforma del sistema portuale per rendere competitivi scali nazionali e recuperare gap di competitività». «Già negli anni Ottanta - ha ricordato Rivolta - Confcommercio si occupava del tema delle Autostrade del Mare». Secondo Rivolta, «manca una visione strategica, una vera politica dei trasporti. Sono stati messi in cantiere tanti progetti ma poi come troppo spesso accade sono rimasti sulla carta». Per il direttore generale di Confcommercio, infine, la mancanza di produttività del Paese non è dovuto solo alla mancanza di lavoro, «ma anche alle croniche carenze infrastrutturali».
Anche secondo il presidente e amministratore delegato di Tirrenia - Compagnia Italiana di Navigazione, Ettore Morace, «è impensabile raggiungere risultati significativi senza una visione unitaria e un sistema integrato». In occasione dell'incontro Morace ha annunciato l'intenzione di trasformare Tirrenia-CIN «in una compagnia customer oriented: proprio in questi giorni - ha spiegato - abbiamo anche lanciato il nuovo servizio di late check-out: la nave arriva in porto molto presto per permettere ai trasportatori di scaricare e consegnare la merce, ma diamo la possibilità ai turisti di scendere più tardi in orari più compatibili con le strutture alberghiere». «Oggi - ha proseguito Morace - siamo gli unici ad avere il 50% di fatturato passeggeri e il 50% di fatturato merci».
Morace ha affrontato anche il problema dei costi evidenziando che «senza il contributo statale oggi non sarebbe conveniente per gli autotrasportatori caricare il proprio camion sulla nave. Neanche su tratte evidentemente più marine come la Ravenna-Catania». Inoltre il presidente e CEO di Tirrenia-CIN ha annunciato il varo del progetto “Saving energy and environmental” finalizzato a migliorare l'efficienza delle navi, il risparmio di carburante e la riduzione delle emissioni. «Per noi - ha chiarito - sono fondamentali efficienza energetica e tutela ambientale». Da oltre un anno Tirrenia-CIN ha istituito l'Ufficio per il Risparmio Energetico a cui ha affidato il compito di studiare e realizzare processi e progetti in grado di portare risultati tangibili e da qui è nato il progetto “Saving energy and environmental” in collaborazione con Rolls Royce e altri importanti progettisti costruttori di eliche. Il progetto prevede la sostituzione delle eliche con altre di nuova generazione su sette navi in meno di due anni, con un investimento di circa 10 milioni di euro, per una riduzione complessiva del 17% dei consumi di carburante e, conseguentemente, una sensibile diminuzione delle emissioni e della manutenzione dei motori delle navi. Il prossimo maggio inizieranno i lavori sulla prima unità, che dovrebbero durare presumibilmente una decina di giorni. Il calendario dei lavori prevede un secondo intervento su un'altra unità a ottobre e una terza a dicembre, mentre altre quattro navi saranno sottoposte al cambio delle eliche entro l'estate del 2015.
«Se è vero che le Autostrade del Mare nascono con l'intento di ottimizzare le catene di trasporto migliorandone l'efficienza economica, ambientale e sociale, - ha affermato Morace - siamo altresì convinti che ogni singolo attore protagonista di questa filiera, armatori, autotrasportatori, autorità portuali, associazioni di categoria, enti ed istituzioni, abbia innanzitutto il dovere di individuare azioni dirette e concrete che riguardano la propria attività per favorire l'efficienza e il risparmio energetico e la tutela ambientale, non già in un mero processo di green washing a favore della propria immagine, ma quale strumento reale di sviluppo economico e sociale. Ringrazio - ha concluso Morace - il Gruppo Grimaldi per esserci stato di guida ed esempio in questo importante percorso».
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