- Oggi a Goteborg l'assemblea annuale dell'European Sea Ports Organisation (ESPO) si è conclusa con la presentazione del memorandum dell'associazione per le prossime elezioni europee, in programma tra il 22 e il 25 maggio, in cui le Autorità Portuali dell'UE identificano sei punti di attenzione per il prossimo Parlamento e la nuova Commissione Europea. Il documento evidenzia l'importanza del settore dei trasporti e dei porti per la crescita economica nonché per lo sviluppo industriale, la necessità di tradurre in azione la politica TEN-T per i porti e di realizzare un vero mercato interno del trasporto marittimo in Europa, di promuovere lo sviluppo dei porti europei nel contesto economico, sociale e ambientale e di definire una politica per i porti che consenta loro di affrontare le sfide future.
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- Il memorandum dell'ESPO sottolinea innanzitutto che l'industria europea dei trasporti dà direttamente lavoro a circa 10 milioni di persone nell'UE e rappresenta circa il 5% del prodotto interno lordo comunitario, dato che si raddoppia se si tiene conto dei settori correlati a quello del trasporto. Inoltre i porti costituiscono reali fattori di crescita economica e, in termini di volume, il 90% degli scambi commerciali dell'Unione Europea con il resto del mondo passa attraverso gli oltre 1.200 porti dei 23 Stati marittimi dell'UE e più di un terzo delle merci trasportate tra gli stessi Stati membri dell'UE transitano nei porti comunitari. Nel 2010 il traffico complessivo delle merci transitate nei porti dell'UE è stato di 3,6 miliardi di tonnellate e il traffico dei passeggeri di oltre 400 milioni di persone. I porti europei impiegano direttamente circa 1,5 milioni di persone e, secondo il recente studio dell'OCSE “The competitiveness of global port-cities”, in Europa ogni ulteriore milione di tonnellate di traffico portuale genera 300 nuovi posti di lavoro nella regione nel breve termine. Quindi, con il documento, l'associazione dei porti europei sollecita la nuova Commissione e il nuovo Parlamento dell'UE a riconoscere pienamente il ruolo dei trasporti e dei porti come motori della crescita economica. Secondo ESPO, questo riconoscimento dovrebbe riflettersi in tutte le politiche europee e dovrebbe essere sostenuto da tutti i commissari e le Direzioni Generali, non solo dal commissario europeo ai Trasporti e dalla DG MOVE.
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- Nel secondo punto del memorandum (“Nessun porto, nessuna industria”) si ricorda che i porti europei non sono semplici punti di transito delle merci e dei passeggeri, ma costituiscono importanti cluster industriali che creano un ingente valore aggiunto per la loro regione, e che sovente per la localizzazione le industrie prediligono una regione in cui è presente un porto. «A tal proposito - precisa l'associazione - ESPO ritiene che una rete europea dei trasporti funzionante ed efficiente che collega i porti europei con il loro entroterra, combinata con una politica dei trasporti che facilita gli scambi commerciali sia interni che esterni dell'Unione Europea, è uno dei principali elementi di una politica industriale dell'UE di successo».
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- Il terzo del punto del documento ricorda che nel corso degli ultimi cinque anni i responsabili della politica dei trasporti dell'UE hanno compiuto tutti gli sforzi per lo sviluppo e l'adozione di un nuovo quadro politico e finanziario per le infrastrutture di trasporto in Europa e sottolinea che «ESPO auspica che il ruolo importante che è stato assegnato ai porti marittimi europei in questa nuova politica sarà pienamente confermato anche durante il processo di attuazione». Per l'associazione, «le Autorità Portuali europee dovrebbero essere coinvolte nelle piattaforme di corridoio su un piano di parità con gli altri gestori dell'infrastruttura». Pertanto ESPO «invita i coordinatori europei delle TEN-T a sviluppare un dialogo permanente con i porti e a consultare i porti e ad ascoltare le loro esigenze relativamente allo sviluppo dei corridoi». Inoltre, precisando di condividere la necessità di assegnare priorità ai porti “core” nello sviluppo dei corridoi multimodali e nel finanziamento dei progetti, ESPO chiede alle prossime istituzioni europee di precisare cosa significhi essere un porto “core” o un porto “comprehensive” della rete infrastrutturale transeuropea TEN-T in relazione alle altre iniziative politiche e a tale riguardo invita la Commissione Europea a chiarire i rispettivi ruoli e attributi dei porti TEN-T. Inoltre, secondo l'associazione, un reale progresso nello sviluppo dei corridoi multimodali può essere effettuato solo se la necessità di realizzare una rete di infrastrutture di trasporto europeo efficiente e sostenibile è attivamente sostenuta da tutte le politiche dell'UE e, a tal fine - precisa ESPO - la Commissione Europea dovrebbe lavorare «per una maggiore coerenza tra le politiche delle sue diverse Direzioni Generali coinvolte nello sviluppo e nell'approvazione dei progetti infrastrutturali. ESPO - chiarisce il memorandum - ritiene pertanto che debba essere raggiunto un “modus vivendi” tra la DG MOVE e la Direzione Generale Concorrenza semplificando e snellendo l'approvazione di finanziamenti pubblici (nazionali o regionali) assegnati a progetti che beneficiano di un sostegno finanziario TEN-T. Allo stesso tempo la DG MOVE e la DG Ambiente dovrebbero lavorare per una maggiore efficienza delle procedure di valutazione di impatto ambientale al fine di evitare inutili ritardi per i progetti fondamentali TEN-T».
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- Anche per la nascita di un vero mercato interno del trasporto marittimo nell'UE - secondo ESPO - «non c'è tempo da perdere». L'associazione ricorda che un recente studio del Parlamento europeo ha calcolato in 2,5 miliardi di euro all'anno il potenziale guadagno di efficienza che verrebbe generato da uno spazio unico europeo dei trasporti. ESPO evidenzia che il mercato interno per il trasporto marittimo è un fattore chiave per agevolare il commercio tra gli Stati membri dell'Unione Europea e che, tra tutte le modalità di trasporto, il mercato interno del trasporto marittimo è quello meno sviluppato: «ancora nel 2014 le navi che trasportano merci comunitarie da un porto europeo ad un altro - denuncia l'associazione - ancora considerate come provenienti da fuori l'Unione Europea. Gli attuali sistemi di agevolazioni doganali - rileva ESPO - sono insufficienti e coinvolgono solo tra il 10% e il 15% del traffico marittimo. Ciò pone chiaramente il trasporto marittimo in uno svantaggio competitivo rispetto alle altre modalità di trasporto». «A tale riguardo - osserva l'associazione - è prioritario migliorare la comunicazione e semplificare lo scambio di informazioni tra le diverse parti della catena logistica»; inoltre «le norme e le procedure doganali dovrebbero essere efficaci e attuate uniformemente al fine di abbreviare i tempi di permanenza delle merci in porto, riducendo così l'impatto in termini di costi e di tempi per il business e ottimizzando l'utilizzo delle aree portuali». ESPO precisa che «il funzionamento della dogana deve rimanere un elemento neutro sia nella concorrenza tra i vari porti dell'UE e, idealmente , nella concorrenza fra i porti UE e i vicini porti non comunitari».
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- La quinta sollecitazione dell'ESPO è volta a far sì che i porti europei, che operano in un contesto economico, sociale e ambientale, non siano in competizione in campo ambientale e che le iniziative di politica ambientale non falsino la concorrenza tra i porti, mentre il sesto punto del memorandum rileva la necessità che l'Unione Europea debba essere «una forza positiva nel rafforzamento della gestione dei porti e della politica di sviluppo portuale garantendo da un lato pari opportunità e certezza del diritto e dall'altro favorendo la crescita e lo sviluppo dei porti». Il documento specifica che «gli associati di ESPO potrebbero sostenere un quadro legislativo che rende la libera prestazione di servizi applicabile al settore portuale, tenendo conto del suo carattere e delle sue caratteristiche specifiche e non frenando i porti in forte crescita, che assicura trasparenza finanziaria laddove i porti ricevono finanziamenti pubblici per le loro infrastrutture e/o attività e dà chiare indicazioni sugli aiuti di Stato (ciò - precisa ESPO - non dovrebbe però comportare oneri amministrativi sproporzionati), che riconosce che l'imposizione degli oneri e di requisiti minimi per i servizi portuali costituiscono importanti strumenti di gestione dei porti».
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- Nel suo intervento, soffermandosi sul tema degli aiuti di Stato, il ministro greco dello Shipping e presidente del Consiglio Trasporti dell'UE, Miltiadis Varvitsiotis, ha chiesto alla nuova Commissione Europea di formulare «un quadro stabile e chiaro per gli aiuti di Stato per i porti al fine di garantire che ogni investimento non debba essere vagliato caso per caso. Questo approccio caso per caso - ha sottolineato - causa ritardi negli investimenti e danneggia la competitività dei porti europei».
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