- Il particolare momento economico che sta vivendo l'Italia richiede alle imprese nazionali una forte spinta all'export ed all'internazionalizzazione dei prodotti e servizi e ciò comporta l'urgente necessità del potenziamento e del rilancio della competitività del settore marittimo italiano, in testa le infrastrutture. Lo sottolinea il Primo Rapporto Annuale “Italian Maritime Economy. Nuove rotte per la crescita” presentato oggi a Napoli, in un convegno presso la sede del Banco di Napoli, da SRM (Studi Ricerche Mezzogiorno), centro studi collegato al Gruppo Intesa Sanpaolo. Frutto dell'attività di monitoraggio del nuovo Osservatorio Permanente sull'Economia dei Trasporti Marittimi e della Logistica di SRM, che è stato inaugurato quest'anno, il Rapporto vuole dare un contributo alla comprensione del complesso e articolato mondo dell'economia dei trasporti marittimi e della logistica, segnalando le nuove rotte che l'Italia dovrebbe seguire per diventare un Paese più competitivo, con un Mezzogiorno protagonista. I dati e le analisi elaborati dal Centro Studi sono stati illustrati da Massimo Deandreis, direttore generale di SRM, e da Alessandro Panaro, responsabile dell'Osservatorio Maritime Economy, che ha approfondito i temi delle grandi alleanze e della competitività delle infrastrutture. Sergio Prete, vicepresidente Assoporti, ha parlato del ruolo dei porti per la crescita del Paese.
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- «Con questo lavoro - ha spiegato il presidente di SRM, Paolo Scudieri - inauguriamo il nostro nuovo Osservatorio permanente sull'Economia dei Trasporti Marittimi e della Logistica. Settori strategici per il futuro del nostro Paese e del Mezzogiorno e sui quali dobbiamo essere più competitivi. I porti del Nord Europa, così come quelli della sponda Sud del Mediterraneo, hanno investito molto nel miglioramento infrastrutturale e oggi hanno guadagnato posizioni importanti a beneficio delle loro economie. L'Italia cosa attende a comprendere che il Mezzogiorno ha una vocazione logistica naturale che potrebbe essere meglio sfruttata a beneficio di tutto il Paese? Crediamo che anche con lavori di approfondimento come questo si possa dare un contributo serio a riportare questo tema al centro dell'agenda politica».
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- In merito all'esigenza delle aziende nazionali di puntare allo sviluppo delle esportazioni e all'internazionalizzazione dei prodotti, il Rapporto di SRM specifica che «promuovere l'export non vuol dire soltanto spingere l'acceleratore sugli incentivi agli investimenti; esportare e rendere un sistema internazionale - precisa il documento - vuol dire anche dare alle aziende un solido supporto logistico che possa dare rapidità ed efficienza nel far viaggiare le merci, magari anche sottoponendole a cicli di lavorazione in viaggio, nonché assicurare l'espletamento dei numerosi adempimenti burocratici ed amministrativi che sono connessi all'attraversamento da un Paese all'altro».
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- «Il mondo - prosegue il Rapporto - è davanti ad un cambiamento di scenario, per la verità già annunciato, un cambiamento che vede navi sempre più grandi che già attraccano in porti come Southampton, Amburgo, Pireo, Tanger Med e che invece nei porti italiani vengono sostituite da servizi feeder (navi più ridotte), il che comporta meno possibilità di sviluppo, meno relazioni internazionali, meno merci ed anche meno servizi per le imprese. Va anche avanzando il grande business dei “terminalisti” sempre alla ricerca di spazi portuali, sempre a perfezionare i meccanismi di innovazione logistica ed a stipulare accordi con i grandi carrier per aggredire con grandi joint venture i Paesi più appetitosi dal punto di vista produttivo; il Marocco fa scuola quando decide di investire 560 miliardi nella sua portualità; nondimeno il Brasile e la Turchia con piani di investimento che mostrano piena coscienza della conoscenza dei fenomeni che stanno accadendo, senza citare gli ormai maturi Rotterdam, Amburgo, Brema, Amsterdam, Anversa, Marsiglia. I nostri competitor commerciali insomma».
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- «Internazionalizzare un sistema - sottolinea il Rapporto di SRM - vuol dire garantire al sistema stesso quell'armatura infrastrutturale che dia alle imprese la certezza dei tempi e l'assicurazione di trovare nel Paese di sbocco una serie di servizi di grande qualità, tra questi i servizi connessi al mare. Al Mediterraneo».
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- In merito al rilancio della competitività del settore marittimo italiano, il Rapporto osserva che «l'Italia dispone di una serie di porti che, nonostante una normativa (che a suo tempo diede ottimi risultati) che risale a vent'anni fa, ed a una programmazione dello sviluppo portuale e marittimo forse mai (o parzialmente) avvenuta per varie cause, riescono a non cedere. Ma “non cedere” - puntualizza il Rapporto - non basta, occorre avanzare e rendersi competitivi e questo lo si può fare agendo su alcune leve che non necessariamente vanno a insistere sulla finanza. La prima è quella di assicurare al sistema una continuità di programmazione. Definire i porti strategici (che non vuol dire eliminarne altri) e definire i progetti per i porti hub ed i porti polifunzionali, e con la definizione della strategia ovviamente anche una adeguata pianificazione finanziaria: se le risorse sono poche occorre ancor di più mirare ad un utilizzo che dovrebbe rasentare la perfezione in termini di ritorno dell'investimento».
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- «L'Italia - constata il Rapporto - ha anche eccellenze logistiche che avrebbero bisogno di un grande snellimento burocratico ed anche spesso di avere un chiaro libretto delle istruzioni su quanti e quali controlli le nostre merci debbono avere e quanti sono i giorni necessari per far sì che la merce possa viaggiare senza arenarsi».
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- «Essere ventesimi nella classifica delle performance logistiche dietro tutti gli altri grandi Paesi europei - ha rimarcato il direttore generale di SRM, Massimo Deandreis - significa essere più costosi e avere tempi maggiori nelle operazioni di smistamento e sdoganamento. Se a questo aggiungiamo che un terzo di tutto l'interscambio commerciale italiano parte via nave si capisce bene che questo gap ricade direttamente sulla competitività delle imprese italiane. Migliorare l'efficienza del sistema logistico-portuale dovrebbe essere una priorità naturale per un Paese come l'Italia. È urgente recuperare il tempo perduto e puntare su questo settore perché esso può davvero diventare il volano di quella ripresa economica tanto attesa nel Mezzogiorno e in Italia».
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- «Rimane - ricorda inoltre il Rapporto di SRM - il gigantismo navale ed anche qui una riflessione è da fare; se la P3 network (la nuova alleanza stretta dalle prime tre compagnie del settore di linea, Maersk, MSC e CMA CGM, ndr) ha individuato cinque porti italiani da scalare è certo che ci sarà un motivo, dovuto evidentemente alla necessità di individuare delle destinazioni che possano offrire almeno in prospettiva, alle navi un porto sicuro. E ricordiamo che tra questi porti ci sono, oltre che Genova, Trieste e La Spezia anche Napoli e Gioia Tauro; la speranza è che ciò che auspica la P3 possa diventare uno stimolo per i nostri porti. In tutto questo il Mezzogiorno con il suo 63% di export marittimo ed il suo 50% del traffico italiano movimentato non può non dire la sua, quest'area è ormai acclarato dispone di capitale umano (è questo è un punto vincente) marittimo, infrastrutture ed imprese ed è da queste che occorre iniziare».
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- «Non ultimo - conclude il Rapporto - ma il problema finanziario esiste. I fondi comunitari possono sicuramente rappresentare una riserva di energia per far ripartire il sistema, a questi possono aggiungersi il Connecting Europe e gli investimenti attesi sulle TEN-T, ma che poi si debba essere in grado di competere da soli è una necessità imprescindibile».
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- «La ricerca di SRM ed il convegno di oggi - ha commentato il presidente del Banco di Napoli, Maurizio Barracco - sono un invito a non dimenticare che siamo un Paese marittimo. Lo dice la storia e lo dice l'economia. Il 19% del traffico marittimo internazionale passa nel Mediterraneo ed è in costante crescita dal 2005. E questa crescita è avvenuta nonostante la crisi economica in Europa e l'instabilità politica nella sponda Sud del Mediterraneo, a conferma del fatto che il Mediterraneo è sempre più centrale nell'economia globale».
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- Il direttore generale del Banco di Napoli, Franco Gallia, ha ricordato che «dal settore marittimo, come dimostrano anche i numeri della ricerca, scaturiscono variegate e complesse operazioni finanziarie. La banca quindi - ha rilevato - gioca un ruolo chiave: non solo può svolgere il ruolo di partner creditizio ma deve anche affiancare l'impresa nella comprensione delle esigenze e nel trovare insieme le soluzioni. In un momento come questo è importante essere vicini alle aziende e fornire loro la necessaria assistenza e consulenza. Il Banco di Napoli, che è storicamente la banca di riferimento dell'economia del Mezzogiorno, grazie anche alla varietà di servizi e prodotti e alle diverse competenze del Gruppo Intesa Sanpaolo, può offrire prodotti bancari qualificati e professionalità specifiche per essere di utile supporto al mondo degli operatori marittimi».
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