- Oggi presso il Ministero dello Sviluppo economico (Mise) è stato sottoscritto l'Accordo di programma per la riconversione e la riqualificazione economica dell'area industriale di Porto Marghera con l'obiettivo di consolidare le attività esistenti, favorire nuovi investimenti finalizzati alla riconversione industriale, all'ambientalizzazione e nuove infrastrutture funzionali alle attività produttive. Con l'accordo vengono rese disponibili risorse complessive per quasi 153 milioni di euro, dei quali 103 a carico del Mise, frutto dei rimborsi effettuati dalla Società Alcoa per lo stabilimento di Fusina (Porto Marghera) e destinati, in base a decisioni della Commissione Europea, a interventi a favore dello sviluppo e dell'occupazione nelle regioni ove hanno sede le attività produttive oggetto della restituzione. La riqualificazione industriale riguarda infatti i 2.000 ettari di insediamenti produttivi, commerciali e terziari, canali navigabili e bacini, porto commerciale e infrastrutture che fanno di Porto Marghera una delle più grandi zone industriali costiere d'Europa.
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- «Oggi - ha sottolineato il presidente dell'Autorità Portuale di Venezia, Paolo Costa - è stato sancito, finalmente e concretamente, il percorso per la creazione della Porto Marghera di domani. Un accordo esalta quell'unicum che, da sempre, ha fatto la fortuna di quest'area: il porto per l'industria e l'industria per il porto. Siamo di fronte, per la prima volta, ad un impegno che non si limita a trattare di bonifiche e crisi aziendali, ma punta ad un insieme coordinato di interventi infrastrutturali capace di creare condizioni operative per il supporto e lo sviluppo di quelle già insediate e per l'insediamento di nuove attività. Il futuro di Porto Marghera si fonda dunque su tre pilastri che ne consentiranno crescita e sviluppo: l'attrazione di attività porto-centriche ovvero quelle che sappiano sfruttare al meglio la vicinanza al mare e le grandi potenzialità logistico-infrastrutturali, la ritrovata accessibilità grazie ai lavori di escavo dei canali, delle banchine esistenti e il ripristino dei tracciati ferroviari ed, infine, la realizzazione del porto offshore che consentirà di mantenere elevati livelli di efficienza portuale a beneficio delle imprese e dell'economia del Nordest, ma anche dell'Italia e dell'Europa».
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- L'Autorità Portuale di Venezia ha evidenziato che «oggi, il cambiamento degli schemi organizzativi della logistica verso un modello “portocentrico” porta le imprese a trasferire i propri stabilimenti produttivi all'interno o nelle vicinanze delle aree portuali per essere così più vicine ai mercati internazionali di destinazione delle proprie merci e ridurre i tempi e costi delle movimentazioni delle stesse. Marghera, per l'abbondanza di aree e la vicinanza alle principali arterie di collegamento terrestre verso l'intera Europa - ha osservato l'ente - è il sito ideale dove creare catene logistiche che sfruttano il modello “portocentrico” come, ad esempio, quelle con catene del valore molto estese quali l'agroalimentare ed il siderurgico, già presenti a Porto Marghera e consolidate nel sistema produttivo italiano e particolarmente del nord Italia».
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- Nell'ambito dell'Accordo di programma l'Autorità Portuale di Venezia si occuperà della realizzazione di una serie di interventi, per 69,5 milioni di euro, che riguardano principalmente la realizzazione e modifica delle banchine, l'implementazione di piazzali e interventi per la viabilità, con lo scopo di ottenere un miglioramento della capacità del porto e una maggior efficienza dell'operatività dei terminal industriali e portuali. «I lavori alla sponda sud del canale Ovest, in corrispondenza del terminal Montesyndial - ha spiegato l'authority portuale - costituiscono un primo tassello di intervento onshore del progetto di sviluppo del porto di Venezia offshore-onshore che, completato in ogni sua parte e già sottoposto con esito positivo a valutazioni tecniche e ambientali e da parte degli enti gli interessati alla conferenza di servizi conclusasi il 25 novembre scorso, è pronto per essere sottoposto alla valutazione del CIPE per l'approvazione finale. I lavori sulle banchine della sponda ovest del canale Ovest, in corrispondenza dei terminal GMI e Cereal Docks sono finalizzati all'ampliamento delle banchine di terminal che operano nel settore agroindustriale, cercando in questo modo di dare il massimo sostegno e le migliori condizioni operative allo sviluppo di un settore di eccellenza per il porto di Venezia e che potrebbe ulteriormente svilupparsi».
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- «È - ha affermato il presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia - una grande operazione che vede l'impegno di risorse per 152 milioni, di cui 20 messi dalla Regione, per 23 progetti, alcuni di viabilità e altri di interventi nelle aree e per le attività di Porto Marghera. Ma è anche una risposta concreta che diamo agli 11.100 lavoratori che operano qui. Il che significa continuare nel progetto complessivo di rilancio di Porto Marghera. Siamo convinti - ha aggiunto - che il futuro di Porto Marghera non sia quello di pensare ad un grande campo da golf o un luna park, come qualcuno vorrebbe, bensì di valorizzare l'area, di pensare alla manifattura, di uscire dalla situazione in cui versano queste aree inquinate per guardare ad un'economia che sia green, che sia pulita e che ridia vivibilità a tutto il contesto di Porto Marghera, nel rispetto di tutti i lavoratori che ancora vi operano. Oltre a questa - ha concluso Zaia - c'è anche la grande partita delle aree che abbiamo acquisito da ENI; oltre 110 ettari che andiamo a bonificare. Ci sono imprese, per lo più italiane, pronte ad investire per oltre due miliardi di euro. Però è altrettanto vero che l'attrattività nei confronti dei capitali stranieri, di investitori stranieri passa attraverso la sburocratizzazione, la semplificazione normativa e soprattutto la certezza del diritto. Siamo in un Paese dove la gestazione di una causa civile ha una media di sette-otto anni ed è difficile spiegarlo ad uno straniero. E questo è un problema».
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- «Gli accordi di programma, come dimostrano le recenti intese di Rieti, Piombino, Frosinone-Agnani, del distretto del mobile della Murgia, dell'area di crisi industriale del Gruppo Antonio Merloni e di Trieste-Servola - ha rilevato il ministro allo Sviluppo economico, Federica Guidi - si stanno rilevando, a fianco dei tavoli di crisi aziendale, strumenti di politica industriale molto efficaci. Essi consentono di mobilitare risorse che, d'intesa con Regioni, enti locali, imprese e sindacati vengono finalizzate a interventi coordinati e di ampio respiro senza disperdersi in mille rivoli».
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- Si è intanto da poco conclusa l'indagine conoscitiva sulle attività economiche presenti nell'area industriale di Porto Marghera condotta congiuntamente da Comune di Venezia, Autorità Portuale di Venezia, Ente Zona Industriale di Porto Marghera e Regione Veneto e giunta quest'anno alla terza edizione. I primi dati quantitativi disponibili indicano che nel 2014 il numero totale di aziende operanti a porto Marghera è pari a 1.034, per un totale di 13.560 addetti. Rispetto ai risultati dell'indagine 2013 è stato rilevato un aumento di circa 2.440 addetti a fronte di una sostanziale stabilità del numero di imprese. Tale positiva differenza, oltre che ad una buona tenuta generale dell'intero sito portuale-industriale, è imputabile alla ripresa delle produzioni nello stabilimento della Fincantieri, che nel corso del 2014 ha iniziato una serie di importanti commesse per nuove navi da crociera, e alle attività di indotto connesse alle produzioni industriali storiche di porto Marghera.
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