Filt Cgil ha espresso perplessità per ciò che il governo sta facendo per i porti e il settore marittimo, «uno dei pochi settori - ha sottolineato il segretario nazionale dell'organizzazione sindacale, Nino Cortorillo - non devastato dalla crisi economica di questi anni». Un comparto che, secondo la Filt, se fosse oggetto di un processo di riforma e riorganizzazione potrebbe attrarre investimenti, migliorare i servizi e generare buona occupazione. «Se invece - ha denunciato Cortorillo - mettiamo insieme quanto il Ministero dei Trasporti (Mit) ed il Ministero dello Sviluppo economico (Mise), probabilmente uno all'insaputa dell'altro, stanno progettando nei loro Comitati scientifici o scrivendo disegni di legge, capiamo che non si vuole riformare il settore dei porti ma si vuole semplicemente avere uno spazio nel quale le regole, la sicurezza nelle attività ed i diritti del lavoro siano man mano drasticamente ridotti».-
- «Non a caso - ha rilevato Cortorillo - il sindacato è stato tenuto fuori dai luoghi di elaborazione e non a caso il Mise sta emendando un disegno di legge che semplicemente “abrogando norme” mette a rischio le attività tecnico-nautiche (tra i quali ormeggio, rimorchiatori e pilotaggio al centro negli ultimi naufragi di interventi di elevatissima capacità) che non possono essere raffrontate a una normale attività economica».
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- «Nei porti - ha evidenziato il segretario nazionale della Filt - devono essere autorizzate ad operare imprese, indipendentemente dalla forma giuridica, che abbiano tutti i requisiti di competenza e professionalità necessarie. Se si pensa invece che i porti dovranno diventare un luogo deregolamentato nel quale chiunque potrà operare si va incontro ad un Far West che non danneggia solo il lavoro, ma l'insieme delle attività e delle stesse imprese». Per Cortorillo, «così non si crea sviluppo, si distruggono imprese ed il lavoro ed anziché riformare un settore lo si mette dentro una instabilità di cui nessuno sentiva la necessità».
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- «Da parte del governo - ha osservato il dirigente sindacale Filt - serve una politica di riforma che guardi alle necessità del paese, dei porti e della logistica senza deformazioni ideologiche che laddove attuate senza regole, vedi gli aeroporti, hanno prodotto solo imprese in crisi strutturale e precarizzazione del lavoro e serve inoltre fermare il disegno di legge preparato dal Mise e questo procedere scoordinato. Dopo l'iniziativa nazionale della Filt del 19 dicembre che anticipava preoccupazioni che sono diventate realtà - ha concluso Cortorillo - non lasceremo che tutto si compia senza la nostra immediata azione di contrasto».
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- Da parte sua Forza Italia ha criticato l'intenzione del governo di proseguire sulla strada del commissariamento delle Autorità Portuali. «Tre governi non eletti - hanno osservato il responsabile nazionale trasporti della forza politica, Bartolomeo Giachino, e il capogruppo di Forza Italia in Commissione trasporti alla Camera, Sandro Biasotti - e nei porti i pochi cambiamenti positivi derivano dalla attività di alcuni presidenti di Autorità Portuali bravi e finalmente anche da nuove iniziative delle Dogane. Ma la quota di mercato dei porti italiani sui traffici in transito nel Mar Mediterraneo - hanno precisato - continua ad essere molto bassa e il contributo che i porti danno alla crescita del Paese è al disotto delle sue grandi potenzialità. Mentre il Comitato per il Piano dei Porti e della Logistica, che non rappresenta completamente il mondo dei trasporti, lavora per redigere il Piano previsto dalla legge viene rilanciata l'intenzione del governo di commissariare le Autorità Portuali».
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- Secondo Giachino e Biasotti, «sarebbe un atto molto poco democratico e sicuramente non il modo migliore per cambiare verso nella portualità italiana uno dei motori più importanti per la crescita del futuro. Le riforme - hanno rimarcato - sono di competenza del Parlamento; il governo dia indirizzi, faccia proposte e noi, nella logica del Patto del Nazareno, daremo tutto il nostro contributo positivo.
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- «In questi tre anni - hanno concluso Giachino e Biasotti - il Paese ha perso cinque punti di Pil, ha perso centinaia di migliaia di posti di lavoro e ha visto aumentare il debito pubblico dal 116 al 133% e ha una crescita potenziale molto bassa. Invece di pensare ad operazioni di potere prevaricando Parlamento ed enti locali si apra il confronto sul “che fare” e Forza Italia darà il suo contributo costruttivo e fattivo».

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