Quotidiano indipendente di economia e politica dei trasporti
06:19 GMT+1
Contributo del cluster marittimo europeo alla revisione di medio termine della politica UE per lo shipping
Dichiarazione congiunta di ECSA, CLIA, ECASBA, ETA, EuDA, Interferry e WSC
4 marzo 2015
L'industria europea dello shipping, per svilupparsi e generare ulteriore valore per l'economia dell'UE, ha bisogno di poter contare su un quadro fiscale e normativo stabile e prevedibile, di manodopera qualificata, di una riduzione degli oneri amministrativi e della rimozione degli ostacoli doganali nonché di un'ulteriore agevolazione degli scambi commerciali da parte delle istituzioni dell'Unione Europea.
Sono queste le principali indicazioni che le associazioni europee e internazionali del trasporto marittimo hanno indirizzato alla Commissione Europea quale loro contributo nel quadro della revisione di medio termine della politica dei trasporti marittimi dell'Unione Europea fino al 2018 e le prospettive per il 2020 richiesta lo scorso giugno dal Consiglio dell'UE alla Commissione. Le associazioni ECSA (European Community Shipowners' Associations), CLIA (Cruise Lines International Association), ECASBA (European Community Association of Ship Brokers and Agents), ETA (European Tugowners Association), EuDA (European Dredging Association), Interferry e WSC (World Shipping Council) hanno deciso di inviare il loro contributo in occasione dell'European Shipping Week 2015 che si celebra questa settimana.
«Il trasporto marittimo - hanno ricordato le sette associazioni - è un'industria globale che deve far fronte ad concorrenza sempre più agguerrita. Gli armatori - hanno spiegato - hanno bisogno di un regime fiscale comunitario stabile e prevedibile e di un quadro normativo conforme alle norme internazionali al fine di mantenere la loro competitività e garantire un impatto benefico del trasporto marittimo sull'economia e la società europea, pur mantenendo condizioni di parità a livello globale. Queste norme internazionali, incluse quelle ambientali e sulla sicurezza, che per essere globali devono essere adottate dall'International Maritime Organization, dovrebbero promuovere i più alti standard di qualità per il trasporto marittimo mondiale, in linea con gli interessi della nostra industria».
Secondo ECSA, CLIA, ECASBA, ETA, EuDA, Interferry e WSC, l'Unione Europea dovrebbe riprendere in esame le proprie posizioni sulla sostenibilità dello shipping. «Il trasporto marittimo - hanno sottolineato nella dichiarazione congiunta rivolta alla Commissione UE - è la forma più efficiente di trasporto commerciale dato che produce assai meno emissioni per tonnellata/chilometro rispetto ad altre modalità e trasporta circa il 90% delle merci in tutto il mondo. In quanto alle emissioni di CO2 - hanno rilevato le associazioni - lungi dall'essere la principale causa del problema, lo shipping è e dev'essere considerato come parte della soluzione. Trasferendo più merci e passeggeri verso il mare l'UE potrebbe sfruttare la superiore efficienza energetica del trasporto marittimo e ridurre le emissioni globali di CO2. Il settore dei trasporti marittimi non riposa sugli allori e sta perseguendo attivamente la riduzione della sua carbon footprint nonché quelle di altre emissioni di gas, come ad esempio anidride solforosa e ossidi di azoto, ma, per farlo in modo efficace, le norme ambientali dell'Unione Europea dovrebbe essere in linea con quelle a livello globale».
Inoltre ECSA, CLIA, ECASBA, ETA, EuDA, Interferry e WSC hanno spiegato che l'industria del trasporto marittimo ha bisogno di manodopera qualificata: «in mancanza di una nuova generazione di marittimi e di personale di terra - hanno rilevato - l'intero cluster marittimo rischia di perdere il suo know-how. Il principale obiettivo - hanno rimarcato - deve essere il miglioramento della capacità di attrazione della professione marittima, che può essere raggiunto, tra l'altro, attraverso la riduzione e la semplificazione delle formalità amministrative e la lotta contro il rischio di criminalizzazione dei marittimi a seguito di incidenti in mare o contro le restrizioni discriminatorie nei permessi di scendere a terra».
Le sette associazioni hanno evidenziato inoltre che il mercato interno dell'UE «non ha ancora espresso tutto il suo potenziale nei confronti dello shipping dato che continuano ad essere presenti in tutta Europa significativi oneri amministrativi e ostacoli doganali che impediscono all'UE di raccogliere i frutti di un spazio veramente europeo del trasporto marittimo, senza barriere. Le procedure doganali - hanno osservato - sono gravose e pongono il trasporto marittimo in posizione di svantaggio rispetto ad altre modalità di trasporto, con conseguente enorme perdita di produttività e inutile accentuazione dello stress sui professionisti marittimi».
Per ECSA, CLIA, ECASBA, ETA, EuDA, Interferry e WSC, l'Unione Europea deve anche portare avanti la liberalizzazione degli scambi commerciali, in quanto - hanno specificato - «gli accordi di libero scambio sono reciprocamente vantaggioso per l'Unione Europea e per il settore dei trasporti marittimi in quanto garantiscono la prosperità dell'Unione basandosi su servizi offerti dal settore. Perciò - hanno precisato - è fondamentale mantenere i mare aperti sicuri ed eliminare tutte le minacce di pirateria e di assalti armati che mettono a rischio la vita umana e la catena logistica globale».
Le sette associazioni sollecitano anche le istituzioni dell'UE «a garantire una distribuzione più efficiente di adeguati impianti per i rifiuti prodotti dalle navi in tutti i porti dell'Unione e agevolare la circolazione dei marittimi provenienti da paesi terzi all'interno dell'area Schengen, nonché altre misure che consentano al settore delle crociere e ad altri settori dello shipping di continuare a promuovere la sostenibilità delle comunità costiere attraverso il commercio e il turismo marino».
Infine ECSA, CLIA, ECASBA, ETA, EuDA, Interferry e WSC hanno ribadito la loro preoccupazione per la gravità della crisi dei rifugiati e migranti che attraversano il Mediterraneo, che comporta una crescente e consistente perdita di vite umane. «Il settore - hanno specificato - non potrà mai sottrarsi al suo obbligo di assistere qualsiasi persona in grave pericolo in mare. Tuttavia è necessario riconoscere che, nonostante i loro più meritevoli sforzi, gli equipaggi delle navi non sono addestrati per condurre operazioni umanitarie e che le navi sono scarsamente attrezzate per assistere decine o centinaia di persone in difficoltà, tra cui donne e bambini. L'Unione Europea e gli Stati membri - hanno sottolineato le associazioni dello shipping - devono trovare una soluzione a questa crisi sempre più grave e adottare misure per garantire che i migranti recuperati in mare possano essere sbarcati alla prima occasione possibile, in modo che possano avere la cure e il sostegno umanitario e medico idonei e necessari nelle migliori condizioni possibili, e queste - hanno rilevato - sono disponibili solo terra. Si dovrebbe prendere atto che, come nel caso della pirateria - hanno concluso ECSA, CLIA, ECASBA, ETA, EuDA, Interferry e WSC - al settore dei trasporti marittimi non dovrebbero essere assegnati compiti e attribuite iniziative che dovrebbero essere prerogativa esclusiva dei governi e degli organismi internazionali».
- Via Raffaele Paolucci 17r/19r - 16129 Genova - ITALIA
tel.: 010.2462122, fax: 010.2516768, e-mail
Partita iva: 03532950106
Registrazione Stampa 33/96 Tribunale di Genova
Direttore responsabile Bruno Bellio Vietata la riproduzione, anche parziale, senza l'esplicito consenso dell'editore