- L'associazione italiana delle imprese di autotrasporto merci e logistica ANITA ha chiesto l'uscita dell'Italia dalla quota CEMT, ovvero dalla quota di autorizzazioni CEMT (Conférence Européenne des Ministres des Transports) che consentono alle aziende di autotrasporto di operare trasporti su strada nell'ambito delle nazioni della Conferenza CEMT.
-
- «L'attribuzione di autorizzazioni CEMT alle imprese italiane di autotrasporto - ha sottolineato ANITA - ha segnato nel 2015 il superamento del punto di non ritorno per il trasporto italiano. La graduatoria CEMT - ha spiegato l'associazione - ha attribuito ben 197 autorizzazioni su un contingente di 268 unità e sono soltanto 71 quelle rinnovate ad inizio anno per avere effettuato un numero minimo di viaggi».
-
- «Le performance delle imprese italiane di autotrasporto rispetto a quelle dei Paesi non-UE - ha evidenziato il presidente di ANITA, Thomas Baumgartner - mostrano un costante peggioramento nell'ultimo decennio e ciò, in assenza di radicali scelte politiche da parte del governo, si tradurrà nella definitiva uscita del vettore nazionale dalla scena internazionale del traffico delle merci. Basti pensare che il solo costo del conducente è fino a tre volte più alto che nell'Est europeo».
-
- ANITA ha osservato che, con l'allargamento dell'Unione Europea avvenuto negli scorsi anni, le autorizzazioni multilaterali CEMT sono divenute meno interessanti per le imprese italiane, poiché 28 dei 43 Paesi aderenti alla CEMT sono Stati membri dell'Unione Europea. L'elenco della distribuzione delle autorizzazioni annuali al 1° gennaio 2015 include Austria (96 autorizzazioni), Albania (280), Armenia (162), Azerbaijan (475), Belgio (216), Bielorussia (2.640), Bosnia-Erzegovina (1.300), Bulgaria (1.520), Croazia (1.520), Danimarca (332), Estonia (952), Finlandia (320), Francia (302), Georgia (948), Germania (1.238), Grecia (90), Irlanda (104), Italia (268), Lettonia (556), Liechtenstein (28), Lituania (1.122), Lussemburgo (96), Macedonia (1.424), Malta (110), Moldavia (1.330), Montenegro (560), Norvegia (339), Olanda (720), Polonia (2.518), Portogallo (152), Regno Unito (337), Repubblica Ceca (1.246), Romania (1.752), Russia (160), Serbia (1.810), Slovacchia (1.118), Slovenia (635), Spagna (770), Svezia (349), Svizzera (426), Turchia (6.100), Ucraina (3.452) e Ungheria (956).
-
- Di conseguenza - ha rilevato ANITA - molti dei trasporti sono stati liberalizzati e sono eseguibili con licenza comunitaria.
-
- «ANITA - ha precisato Baumgartner - non è contraria all'apertura dei mercati, a patto che vi siano parità di condizioni gli tra operatori che oggi, purtroppo, ancora non si verificano nemmeno all'interno dell'Unione, dove il dibattito sui trasporti di cabotaggio e la mancanza di condizioni paritarie costituisce un freno ad ulteriori aperture del mercato dei servizi di trasporto».
-
- «La partecipazione dell'Italia alla quota-CEMT - ha sottolineato l'associazione - dovrebbe rendere possibile lo svolgimento dell'attività di trasporto nei Paesi dell'area CEMT, ma questo avviene sempre meno, come testimoniano i dati statistici sull'utilizzo delle autorizzazioni internazionali. In Italia, ogni anno, vengono effettuati centinaia di migliaia di trasporti da parte di vettori stranieri con autorizzazioni CEMT ed autorizzazioni a viaggio, sia in traffico bilaterale sia triangolare».
-
- «L'uscita dell'Italia dalla CEMT - ha spiegato Baumgartner - permetterebbe alle imprese italiane di trasporto di recuperare quote di mercato internazionale contrastando il fenomeno del dumping sociale, attraverso una reale attività che non sia puramente simbolica, come avviene attualmente, e che comporterebbe un vantaggio per l'economia nazionale. Al contrario, la permanenza italiana nella CEMT, assicurerebbe solamente un ricco mercato del trasporto ai vettori extra e neo-comunitari, i quali si contenderanno i traffici internazionali con origine/destino nel nostro Paese».
-
- «ANITA - ha concluso Baumgartner - chiede al ministro Delrio di voltare pagina ed uscire dalla CEMT per contrastare la crescente marginalizzazione delle imprese italiane dai traffici internazionali e sono sicuro che anche altri Paesi dell'Unione seguiranno il nostro esempio per far recuperare quote di traffico alle proprie imprese».
|