- Alla veemente denuncia sull'operato della Confederazione Italiana Armatori (Confitarma) mossa ieri da Vincenzo Onorato, armatore che controlla le compagnie di traghetti Moby e Tirrenia e che ha accusato la confederazione armatoriale di non tutelare gli interessi della bandiera italiana e di non salvaguardare i posti di lavoro dei marittimi italiani ( del 24 novembre 2015), oggi Confitarma replica spiegando che le modifiche delle norme italiane in campo marittimo-armatoriale sono frutto di un adeguamento alla legislazione dell'Unione Europea.
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- Riferendosi al rilievo di Onorato circa «l'estensione degli sgravi previsti per la bandiera italiana anche alle bandiere comunitarie, senza alcuna limitazione in caso di imbarco di marittimi extracomunitari», Confitarma precisa che, «prescindendo dall'imprecisione del quadro di riferimento», ciò «non è frutto della politica di Confitarma, ma di un adeguamento delle norme italiane a quelle comunitarie espressamente imposto dalla Commissione Europea. In estrema sintesi - ricorda la Confederazione - la Commissione Europea ha sollevato il problema dell'incompatibilità del sistema nazionale di tassazione agevolata del reddito con il diritto comunitario, in particolare con il principio di libertà di stabilimento. Tale principio risulterebbe violato per effetto della circostanza che i benefici sono vincolati esclusivamente all'iscrizione delle navi nel Registro Internazionale Italiano. La Commissione - ricorda inoltre Confitarma - ha intimato alle autorità italiane di rimuovere tale vincolo, considerandolo discriminatorio rispetto alle altre bandiere comunitarie, pena l'apertura di una procedura di infrazione. In seguito a ciò, la proposta normativa di adattamento è stata elaborata dal Ministero delle Infrastrutture e trasporti e dal Ministero dell'Economia e delle finanze in stretto rapporto con le istituzioni comunitarie. Purtroppo tale processo di adattamento non risulta ancora avviato nonostante assicurazioni fornite dalle nostre autorità alle istituzioni comunitarie».
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- Sottolineando che lo scopo di Confitarma è «quello di difendere gli interessi delle imprese armatoriali italiane», la Confederazione specifica di ritenere «comunque indispensabile adeguarsi alle richieste di Bruxelles per evitare conseguenze gravi a livello europeo che potrebbero arrivare fino alla soppressione del Registro Internazionale e delle misure che consentono alle navi italiane di essere competitive, alla flotta di bandiera italiana di crescere, fino a diventare la terza dei grandi paesi riuniti nel G20, e all'occupazione marittima italiana di aumentare».
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- In merito al tema dell'occupazione, e ricordando «l'obbligo di impiego del solo personale marittimo nazionale sui traffici di cabotaggio», Confitarma evidenzia inoltre che «da sempre sostiene gli armatori che, pur impegnati nei traffici internazionali, liberamente impiegano marittimi nazionali in misura maggiore rispetto a quanto concordato con le organizzazioni sindacali».
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- Confitarma conclude osservando che «le dichiarazioni del consigliere Onorato, che pur partecipando negli organi di vertice della Confederazione non ha mai svolto considerazioni su tale questione, appaiono quindi poco convincenti» e assicurando che tuttavia la Confederazione «è pronta come sempre ad un confronto trasparente e chiarificatore».
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- Un plauso alla denuncia di Vincenzo Onorato è giunto intanto dalla Federmar/CISAL, secondo cui le parole scritte dall'armatore nella missiva di congedo dalla Confitarma «fanno onore al mondo del mare». Ricordando che nei giorni scorsi il sindacato aveva chiesto ai presidenti di Confitarma e di Federazione del Mare, Emanuele Grimaldi e Paolo D'amico, di rendere noti quali sono gli armatori che, come sottolineato da Grimaldi il 22 ottobre in occasione dell'assemblea annuale di Confitarma, dall'inizio della crisi del 2008 ad oggi hanno generato una crescita del +12,7% dell'occupazione marittima, e di specificare quali siano le qualifiche di bordo e la nazionalità dei marittimi, il segretario generale di Federmar/CISAL, Alessandro Pico, afferma che, a quanto risulta all'organizzazione sindacale che rappresenta, «gli unici ad aver dato e che continuano a dare occupazione marittima nazionale sono le ex compagnie pubbliche di navigazione ed altri armatori (seri) che operano nel cabotaggio nazionale con le isole maggiori e minori italiane».
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