- «I mutamenti in atto nel settore del trasporto marittimo richiedono non solo investimenti e aumento dell'efficienza a livello di ogni singolo porto, ma la configurazione dei sistemi portuali deve adeguarsi per rispondere all'attuale scenario dei traffici mercantili, alla crescente dimensione delle navi e alla richiesta di costi il più contenuti possibile». Questa sollecitazione a modificare gli attuali sistemi portuali di molte nazioni, per lo più fondati su una pluralità di porti ognuno vocato a servire un mercato regionale o a competere tra loro per soddisfare mercati nazionali o sovranazionali, oggigiorno è condivisa molti ed invisa ad alcuni che ritengono non debba essere necessariamente e solo il mercato a imporre investimenti che magari domani verranno ritenuti inopportuni.
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- Questa esortazione a mutare gli assetti portuali è giunta da uno dei principali operatori portuali privati mondiali che, come tale, deve obbligatoriamente rispondere ai clienti e cercare di soddisfarne la domanda. È d'obbligo però precisare anche che l'azienda in questione è di proprietà di chi pone la domanda.
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- Questo incoraggiamento al cambiamento, necessario - ha sottolineato - «più negli ultimi due anni che negli ultimi venti», è stato infatti proposto da Kim Fejfer, amministratore delegato della società terminalista olandese APM Terminals, il cui capitale è interamente detenuto dal gruppo armatoriale danese A.P. Møller-Maersk che è leader nel segmento del trasporto marittimo containerizzato con la compagnia Maersk Line, che opera anche con i marchi Safmarine, Seago Line e MCC Transport, e che ovviamente è il principale cliente dei 72 terminal portuali operati dalla APM Terminals in tutto il mondo.
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- Partecipando alla diciottesima edizione della Global Liner Shipping Conference, tenutasi martedì e mercoledì a Londra, Fejfer ha evidenziato che ciò farà la differenza e che «nei prossimi anni ci saranno vincitori e vinti».
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- La visione di Fejfer è basata su una semplice constatazione delle richieste con cui i terminal gestiti dall'azienda devono confrontarsi: «noi - ha spiegato - assistiamo a tre tendenze nelle nostre attività. Nel passato movimentavamo navi da 13.000 teu. Ora movimentiamo navi che sono del 50% più grandi e - ha detto rivolgendosi ai rappresentanti delle istituzioni portuali - dobbiamo essere pronti a movimentare queste navi da 20.000 teu in tutti i vostri porti oppure dovremo assistere al trasferimento di queste attività altrove. I traffici - ha sottolineato il CEO di APM Terminals - trovano sempre il modo più efficiente di arrivare a destinazione. In secondo luogo, se in passato era importante proporre costi contenuti, oggi il costo più basso si aggiudica il business. Inoltre, se prima eravamo abituati ad accentrare l'attenzione sulla velocità e la flessibilità, oggi le compagnie di linea sono talmente concentrate sul costo che vogliono coerenza e affidabilità».
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- «Nell'odierno scenario competitivo - ha aggiunto Fejfer - dobbiamo diventare più standardizzati in tutto il nostro portafoglio globale, applicare un tasso maggiore di tecnologia nelle nostre procedure terminalistiche, fare uso della nostra dimensione di scala, utilizzare più flessibilità rispetto al personale, ai partner e ai clienti per raggiungere il prossimo livello di efficienza del settore».
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- Secondo Fejfer, «a livello di singolo sistema portuale c'è bisogno di una drastica riorganizzazione. Nei porti di Los Angeles e di Long Beach - ha osservato - ci sono 15 differenti container terminal, con le diverse alleanze armatoriali che vogliono scalare i loro rispettivi terminal, creando così costi e rallentamenti con trasferimenti tra i terminal. Se gli operatori portuali vogliono contribuire a fornire efficienza alle compagnie di navigazione - ha rilevato Fejfer - devono porsi alla guida della riorganizzazione, del consolidamento e della segmentazione per servire navi più grandi e navi più piccole».
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- Ricordando che i vettori marittimi stanno concentrando gli scali delle navi su un numero minore di porti per dare efficienza alla rete di servizi marittimi e stanno quindi ristrutturando i propri network di rotte incentrandoli su grandi gateway e sui primari terminal hub, strategia che è destinata per Fejfer a definire chi vincerà e chi perderà nel settore del terminalismo portuale e da cui - ha specificato - usciranno vincenti i porti che presenteranno una collocazione strategica, un adeguato accesso nautico e una rilevante profondità dei fondali, Fejer ha ribadito la necessità di «maggiori investimenti in infrastrutture portuali».
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