- Oggi il Parlamento europeo, con 379 voti a favore, 263 contrari e 57 astensioni, ha approvato la proposta legislativa che prevede la riduzione delle quote di emissione di gas serra disponibili sul mercato del carbonio dell'UE (EU ETS - Emission Trading System), in modo da riallineare la politica climatica dell'Unione Europea con gli obiettivi dell'accordo di Parigi. Gli eurodeputati hanno sostenuto la proposta della Commissione Europea di ridurre ogni anno del 2,2% il numero di “crediti di carbonio” (quote di emissione) da mettere all'asta ed hanno votato a favore del raddoppio della capacità della riserva stabilizzatrice del mercato per il 2019 di assorbire l'eccesso di quote sul mercato.
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- Se per il trasporto aereo il testo legislativo approvato prevede che il comparto debba ricevere il 10% di crediti in meno rispetto alla media del 2014-2016 per allineare gli obiettivi di riduzione a quelli degli altri settori, con i ricavi delle vendite all'asta delle quote del settore del trasporto aereo che verrebbero utilizzati per azioni a favore del clima nell'UE e nei Paesi terzi, per il trasporto marittimo il testo approvato prevede la sua inclusione nel sistema di scambio di emissioni EU ETS a partire dal 2023 nel caso non venga introdotto entro la fine del 2021 un sistema analogo in seno all'International Maritime Organization (IMO). Inoltre l'europarlamento ha proposto la creazione di un “fondo per il clima del settore marittimo” per compensare le emissioni del trasporto marittimo, migliorare l'efficienza energetica, agevolare gli investimenti in tecnologie innovative e ridurre le emissioni di CO2.
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- Commentando l'esito del voto del Parlamento europeo, l'European Sea Ports Organisation (ESPO) ha evidenziato che, «essendo il cambiamento climatico una sfida globale ed essendo il trasporto marittimo un'industria globale», «l'IMO è di gran lunga l'ambito giusto per introdurre un obiettivo per la CO2 e misure per ridurre le emissioni delle navi in linea con l'accordo di Parigi». A tal proposito, l'associazione dei porti europei ritiene che un periodo di sei anni, fino a quando le misure dell'UE per il settore dello shipping entreranno in vigore, sia un tempo sufficiente affinché l'IMO discuta e concordi misure e termini per la riduzione delle emissioni di CO2 da parte del trasporto marittimo.
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- ESPO ha precisato che, nel caso in cui entro il 2023 l'IMO non dovesse riuscire a definire e introdurre un sistema per ridurre le emissioni dello shipping, allora le misure comunitarie dovranno essere introdotte, ma - ha evidenziato l'associazione - «dovrebbe essere chiaro comunque che, in caso di un accordo internazionale entro il 2023, le misure comunitarie debbono essere abrogate».
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- Rilevando che un accordo a livello internazionale è certo preferibile ad un approccio regionale, Isabelle Ryckbost, segretario generale dell'ESPO, ha osservato che «il voto di oggi in Parlamento dovrebbe essere visto come un incoraggiamento verso una soluzione globale, dato che il termine previsto del 2023 deve essere rispettato. Se, invece, l'IMO non sarà in grado di definire un obiettivo di riduzione delle emissioni e le relative misure di attuazione entro il 2023 - ha aggiunto Ryckbost - un approccio dell'UE sembra inevitabile. Ci auguriamo quindi che l'IMO acceleri il processo e dimostri lo stesso livello di ambizione nell'affrontare il cambiamento climatico come è stato per la limitazione all'inquinamento atmosferico globale concordata lo scorso ottobre».
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- Se per Ryckbost il voto dell'europarlamento dovrebbe essere inteso come uno sprone per velocizzare i lavori dell'International Maritime Organization sulla riduzione delle emissioni dello shipping, per il segretario generale dell'European Community Shipowners' Associations (ECSA) la votazione odierna a Strasburgo ha tutt'altro significato: «porre una pressione non realistica sull'IMO con misure regionali che avranno un grave impatto su un settore globale facendo molto poco per il clima - ha denunciato Patrick Verhoeven - non è il modo di procedere. Ciò - ha accusato il rappresentante dell'associazione degli armatori europei - complicherà inopportunamente la possibilità di raggiungere un efficace e sollecito accordo globale presso l'IMO, che è ciò che tutti alla fine vogliono. Noi - ha aggiunto il segretario generale dell'ECSA - ringraziamo quei deputati che hanno votato contro l'inclusione dello shipping e spero che questo spirito prevarrà nei prossimi negoziati del trilogo». Ora, infatti, gli eurodeputati avvieranno negoziati con la presidenza maltese del Consiglio dell'Unione Europea al fine di raggiungere un accordo sul disegno di legge, che ritornerà poi al Parlamento per la sua approvazione finale.
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- Ancora più secca la critica dell'International Chamber of Shipping (ICS), che ha esortato gli Stati membri dell'UE a «respingere la proposta Parlamento europeo». È «di delusione, ma non di sorpresa» la reazione al voto odierno a Strasburgo dell'associazione armatoriale internazionale: «questo voto a favore di una misura regionale unilaterale - ha rilevato il responsabile delle Relazioni esterne dell'ICS, Simon Bennett - rischia semplicemente di polarizzare il dibattito tra Stati membri dell'IMO che hanno già concordato di sviluppare una strategia per ridurre le emissioni di CO2 del trasporto marittimo in linea con gli obiettivi dell'accordo di Parigi sui cambiamenti climatici. Il voto - ha sottolineato - ignora completamente il concreto progresso che è già stato compiuto dall'IMO che, ai sensi del protocollo di Kyoto di cui gli Stati membri dell'UE sono firmatari, ha un mandato per ridurre le emissioni di CO2 del trasporto marittimo internazionale».
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- «Gli Stati membri dell'UE, che sono anche membri dell'IMO - ha affermato Bennett - hanno ora il dovere di respingere queste improduttive proposte portate avanti come parte del tentativo complessivo di riformare il sistema comunitario di scambio di emissioni. Cercare di includere migliaia di piccole compagnie di navigazione, tra cui migliaia di società che non hanno sede nell'UE, in un sistema progettato per importanti aziende dell'UE che producono energia, cemento e siderurgici - ha accusato il rappresentante dell'ICS - ha il solo effetto di complicare questa riforma».
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- «Come abbiamo visto quando l'UE ha cercato senza successo di imporre le ETS al trasporto aereo internazionale - ha concluso Bennett - i governi extraeuropei non stanno prendendo con favore il sentirsi dire che le navi battenti la loro bandiera, scalando porti dell'Unione Europea, potrebbero dover versare soldi in un sistema dell'UE progettato per aiutare a sovvenzionare la chiusura delle miniere di carbone europee».
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