- L'International Bunker Industry Association (IBIA), l'associazione che rappresenta i fornitori e gli utilizzatori di combustibili ad uso marino, ritiene che la strategia per ridurre le emissioni di gas ad effetto serra prodotte dalle navi che è stata proposta la scorsa settimana all'International Maritime Organization (IMO) dall'associazione armatoriale internazionale International Chamber of Shipping (ICS) e da altre organizzazioni del settore del trasporto marittimo costituisca «un buon compromesso».
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- L'ICS ha proposto che l'IMO adotti tre obiettivi, ovvero il mantenimento delle emissioni annuali di anidride carbonica prodotte dallo shipping al di sotto del livello del 2008, la riduzione pari ad almeno al 50% entro il 2050 rispetto al livello del 2008 delle emissioni di CO2 per tonnellata-km quale media del trasporto marittimo internazionale e la riduzione entro il 2050 rispetto al 2008 delle emissioni totali annue di CO2 prodotte dallo shipping di una percentuale concordata quale punto di riferimento su un continuo percorso di riduzione delle emissioni di CO2.
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- L'ICS ha proposto che l'IMO adotti questi obiettivi nell'ambito della propria strategia iniziale di riduzione delle emissioni di CO2 da concordare nel 2018, strategia che sarà riesaminata nel 2023 quando l'IMO dovrebbe avere dati sufficienti ottenuti dalla raccolta di carattere obbligatorio di dati sui consumi di fuel oil delle navi che l'IMO ha deciso di attuare alla fine dello scorso anno e che sarà avviata nel 2019.
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- Secondo l'IBIA, la proposta dell'ICS e delle altre organizzazioni dello shipping «è studiata molto bene e consentirebbe all'IMO di comunicare nel 2018 alla Conference of the Parties un livello iniziale di obiettivi dell'intero settore del trasporto marittimo, in linea con i Nationally Determined Contributions definiti delle nazioni», come previsto dagli accordi sui cambiamenti climatici.
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- «Inoltre - ha rilevato l'IBIA - è in linea con la procedura in tre fasi già adottata dall'IMO che inizia con la raccolta dei dati ed è seguita da un'analisi dei dati e, quindi, dall'assunzione di decisioni politiche basate sui dati. Ciò significa - ha sottolineato l'associazione - che qualsiasi strategia iniziale adottata dall'IMO nel 2018 sarà ripresa in esame in quanto saranno disponibili ulteriori informazioni».
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- Inoltre l'IBIA ha evidenziato che, per quanto gli obiettivi proposti dall'International Chamber of Shipping siano ambizioni, «tuttavia possono essere raggiungibili in considerazione del ritmo con cui oggigiorno si susseguono le innovazioni per migliorare l'efficienza».
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- L'IBIA ha specificato di essere consapevole che l'impatto di questa strategia sulle aziende fornitrici di combustibili ad uso marino determinerà una stagnazione dei volumi di vendite di bunker a base petrolifera a cui seguirà inevitabilmente una diminuzione delle vendite. «Ora come ora - ha spiegato l'associazione - i fornitori di bunker sono più preoccupati per la scadenza del 2020», anno dal quale entrerà in vigore il limite del tenore di zolfo pari dello 0,50% in massa per i combustibili ad uso marino.
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- «Come si intende gestire - si è chiesta l'IBIA - la transizione da uno shipping globale che utilizza soprattutto fuel oil ad elevato tenore di zolfo a combustibili con zolfo non superiore allo 0,50% dall'inizio del 2020, ad eccezione di quella quota di flotta globale che, prima di questa scadenza, avrà installato approvata tecnologia di abbattimento delle emissioni? In questo caso - ha osservato l'associazione - c'è un parallelo con la questione delle emissioni di gas ad effetto serra in quanto il limite dello 0,50% di zolfo porterà l'innovazione a produrre combustibili conformi a costi contenuti e determinerà un'accelerazione delle soluzioni tecnologiche. La necessità di ridurre le emissioni di carbonio dello shipping - ha concluso l'IBIA - stimolerà l'innovazione, inizialmente della tecnologia che migliora l'efficienza energetica e quindi di quella che riduce le emissioni di carbonio per arrivare alle fonti energetiche a zero emissioni di carbonio».
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