- L'Associazione Nazionale Compagnie Imprese Portuali (ANCIP) ha risposto affermativamente all'appello lanciato dal presidente di Assoporti, Zeno D'Agostino, e dal presidente di Confetra, Nereo Marcucci, per scongiurare la procedura d'infrazione che la Direzione Generale Concorrenza della Commissione Europea avrebbe intenzione di avviare per sollecitare la riscossione di tasse che i porti italiani non avrebbero versato, imposte che invece - secondo gli uffici della DG - sarebbero dovute in quanto le attività svolte dalle Autorità di Sistema Portuale per la riscossione dei canoni concessori sarebbero da considerarsi attività economiche soggette a imposizione fiscale ( del 16 e 16 aprile 2018).
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- «Come associazione di categoria, che raggruppa la quasi totalità delle imprese art. 17 e numerose imprese art. 16 che operano nei porti italiani - ha sottolineato ANCIP in una nota - siamo fortemente preoccupati di provvedimenti che vadano a sminuire la capacità di intervento e gestione delle appena istituite Autorità di Sistema Portuale, interrompendo un processo virtuoso che mira a rilanciare la portualità italiana».
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- «La portualità italiana, tutta, mai come in questo momento - ha sottolineato l'associazione delle compagnie portuali - deve essere unita e compatta a respingere le richieste che giungono da Bruxelles, tra l'altro in contraddizione con i regolamenti europei e con motivazione difficilmente comprensibile».
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- «È bene ricordare - ha specificato ANCIP - come sia sempre stata la stessa Comunità europea a lasciare libertà di scelta su come gestire ed amministrare i porti e le infrastrutture interne ad essi. Con la legge n.84/94 il nostro Paese scelse il modello “Landlord port” con lo Stato che rimane, attraverso le sue Autorità Portuali (ora Autorità di Sistema Portuale), proprietario dei porti e delle infrastrutture, ma che permette la gestione delle stesse, così come tutte le operazioni e servizi relativi al cosiddetto “ciclo nave”, ad imprese private autorizzate. Ci pare quindi perlomeno inesatto paragonare le Autorità di Sistema Portuale, enti pubblici non economici, a delle imprese private. Di conseguenza il voler far apparire le stesse AdSP impegnate in attività economiche è pretestuoso e pericoloso».
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- «Con queste richieste - ha rilevato ANCIP - l'Europa interferirebbe sul modello gestionale ed amministrativo dei porti italiani. Non vorremmo che queste scelte celassero un tentativo, di avviare una politica privatistica al fine di cambiare la natura pubblicistica dei nostri porti».
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- ANCIP ha ribadito quindi, con forza, «il ruolo importante e strategico che le nuove Autorità di Sistema Portuale, in quanto enti pubblici, hanno nel sistema italiano alla luce anche delle riforme apportate alla legge n.84/94 dai decreti legislativi n.169/2016 e n.232/2017. Siamo pertanto disponibili - ha concluso l'associazione - a collaborare, sin da subito, con tutto il cluster portuale ed il governo italiano per risolvere questa preoccupante vicenda».
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