- Attualmente l'Italia è più del solito al centro dell'attenzione europea perché non ha un governo e - e questa non è una cosa di questi giorni - per lo stato tutt'altro che brillante dell'economia nazionale su cui aleggia la nube minacciosa di un enorme debito pubblico. Quando una nazione è così sotto osservazione accade immancabilmente che le dichiarazioni di esponenti politici esteri più o meno critiche, o ritenute tali, nei confronti del Paese in questione siano respinte come un'inaccettabile ingerenza negli affari politici ed economici di uno Stato sovrano, sia pure - in questo caso - membro dell'Unione Europea.
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- Così è successo nei giorni scorsi per una dichiarazione rilasciata dal commissario europeo al Bilancio, il tedesco Günther Oettinger, che in un'intervista televisiva ha sostanzialmente affermato che l'andamento dell'economia italiana e le reazioni dei mercati potrebbero in futuro indurre gli italiani a non votare per partiti populisti. Una dichiarazione che ha scatenato un putiferio e che ha indotto la Commissione Europea ha diffondere due precisazioni, una a firma del presidente in cui Jean-Claude Juncker esprime «la propria convinzione che le sorti dell'Italia non possono dipendere da eventuali ingiunzioni dei mercati finanziari. L'Italia, indipendentemente dai partiti che la dirigeranno in futuro - ha scritto Juncker- è un Paese fondatore dell'Unione Europea che ha fornito un enorme contributo all'integrazione europea. Il presidente è convinto che l'Italia continuerà il suo percorso europeo. La Commissione è pronta a cooperare con l'Italia responsabilmente e nel rispetto reciproco. L'Italia merita rispetto», dichiarazione che è stata accompagnata da quella dello stesso Oettinger in cui sottolinea di rispettare «pienamente la volontà degli elettori di ogni Paese, siano essi di sinistra, di destra o di centro. La mia intenzione nel fare riferimento agli attuali sviluppi di mercato in Italia - si legge nella nota di Oettinger - non era quella di mancare di rispetto e desidero scusarmi. L'Italia è un Paese fondatore dell'Unione che ha svolto e svolge tuttora un ruolo importante nell'integrazione europea. Spero che prosegua su questa strada».
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- Oggi un analogo episodio è accaduto nell'ambito della conferenza annuale dell'associazione dei porti europei in svolgimento a Rotterdam. Come altri politici, Karel De Gucht, già ministro degli Esteri belga e commissario europeo al Commercio, in questi giorni ha rilasciato diverse interviste sulla situazione italiana, a dire il vero non così critiche nei confronti del Bel Paese. Oggi, però, intervenendo alla conferenza dell'European Sea Ports Organisation, De Gucht è tornato sull'argomento. Un intervento che la delegazione dell'Associazione dei Porti Italiani ha giudicato fuori luogo e che ha indotto i rappresentanti di Assoporti, ovvero il presidente dell'associazione Zeno D'Agostino e i presidenti di Autorità di Sistema Portuale Stefano Corsini (Tirreno Settentrionale), Pino Musolino (Adriatico Settentrionale) e Ugo Patroni Griffi (Adriatico Meridionale), ad abbandonare la sala della conferenza in segno di protesta spiegando che De Gucht per oltre 15 minuti si è lasciato andare ad un lungo, e completamente fuori luogo, intervento incentrato sulla situazione politica ed economica italiana con - hanno specificato - «commenti superficiali», «note eccessivamente polemiche» e «valutazioni inappropriate» che, ad avviso dei presidenti dei porti italiani, hanno rappresentato «una intollerabile ingerenza nelle questioni interne nazionali».
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- Chi pensava che le dighe frangiflutti che proteggono i porti europei avessero il potere di contenere la maretta che agita le acque dell'UE è rimasto disilluso.
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