- Il Mediterraneo sta diventando sempre più uno dei principali fulcri mondiali del commercio internazionale svolto via mare. Lo conferma SRM, il centro studi collegato al Gruppo Intesa Sanpaolo, che nella quinta edizione del suo rapporto “Italian Maritime Economy”, frutto degli studi compiuti dall'Osservatorio di SRM sull'Economia dei Trasporti Marittimi e della Logistica, ha evidenziato che «il Mediterraneo conferma, anzi aumenta il suo ruolo di pivot dei traffici commerciali marittimi mondiali. Gli investimenti della Cina, il ritrovato slancio del canale di Suez, le strategie molto aggressive della portualità anche grazie alla presenza di Free Zone strutturate - sottolinea il rapporto, che è stato presentato oggi a Napoli - stanno concentrando ancora di più l'attenzione sul Mare Nostrum da parte degli operatori marittimi sia imprenditoriali che infrastrutturali».
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- Il rapporto spiega che negli ultimi vent'anni il traffico dei container nel Mediterraneo è cresciuto del +500% e i primi 30 porti del Mediterraneo hanno superato 50 milioni di teu (53 in totale), mentre nel 1995 il traffico era pari a nove milioni di teu. Inoltre 19 porti mediterranei hanno superato un volume di traffico annuo pari ad un milione di teu. È cresciuto anche il ruolo degli scali del Sud Med e del Nord Med rispetto al Nord Europa nel mercato container: dal 2008 il Nord Europa ha perso sei punti percentuali (quota di mercato 40%) mentre il Mediterraneo ne ha guadagnato cinque (quota di mercato 41%).
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- Il rapporto - illustrato nel corso del convegno “Cina, corridoi energetici, porti e nuove rotte: geomappe di un Mediterraneo che cambia” che si è tenuto presso la Sala delle Assemblee del Banco di Napoli - precisa che nel segmento delle navi full container permane il fenomeno del gigantismo navale. Secondo dati elaborati da SRM grazie a innovative geo-rilevazioni del posizionamento delle navi, dal 2012 la presenza nel Mediterraneo di portacontainer di capacità superiore a 13.000 teu è aumentata del +37%, quella di navi della capacità di 3.000-7.000 teu è diminuita del -18,7%. Il numero di navi di oltre 3.000 teu che transitano nel Mediterraneo e che toccano almeno un porto italiano è aumentato del +8% dal 2012 e quello delle navi di oltre 13.000 teu del +56%.
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- «Quest'anno - ha precisato il direttore generale di SRM, Massimo Deandreis, che ha illustrato i risultati del rapporto assieme ad Alessandro Panaro, responsabile dell'Area di Ricerca Maritime & Mediterranean Economy di SRM - abbiamo ulteriormente arricchito il rapporto proseguendo con la nostra innovativa metodologia di geo-rilevazione elaborando oltre un milione dati di posizioni navali negli ultimi cinque anni. Emergono ancor più chiaramente i segni di una accresciuta centralità del Mediterraneo nel contesto geo-economico mondiale e il rafforzamento delle rotte dall'Asia».
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- «Ci siamo, inoltre, soffermati - ha aggiunto Deandreis - sul traffico ro-ro che è un'eccellenza italiana che ha avuto un'impennata del 40% nell'arco adriatico e del 15% nell'arco tirrenico». Il documento specifica infatti che dal 2012 il numero delle navi ro-ro, destinate al trasporto veicoli, transitate nel Mediterraneo è aumentato del +7,4% e che dal 2012 il numero delle navi ro-ro transitate nell'arco tirrenico è aumentato del +15,4% e nell'arco adriatico del +39,2%. «Di questi fenomeni - ha osservato Deandreis - l'Italia tutta può beneficiare fortemente, ma occorre investire urgentemente sui collegamenti ferrovia-porti, sull'intermodalità e su una logistica portuale più efficiente».
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- Il documento rileva inoltre che gli investimenti cinesi, in portualità e logistica, a valere sulla Belt & Road Initiative. continuano a caratterizzare l'area Mediterranea dove, dopo il porto del Pireo per l'East med e Istanbul per il Mar Nero, viene eletto il porto di Valencia come hub per il West Med».
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- «Il Mediterraneo - ha osservato il presidente Banco di Napoli, Maurizio Barracco - mantiene la sua centralità in ambito marittimo essendo un mare dove transitano alcune delle più importanti rotte mondiali. Suez ha iniziato, dopo l'allargamento, ad andare a regime mostrando grandi incrementi nei passaggi. Il Mare Nostrum è sempre più dinamico e gli investimenti della Cina lo stanno dimostrando».
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- In questo scenario - precisa il rapporto - «i porti italiani iniziano a mostrare, in alcuni settori merceologici, performance molto interessanti». Se «il settore container non ha ancora quello shock positivo in grado di rappresentare una svolta per i nostri scali», «le rinfuse ed il ro-ro marciano a buoni ritmi». In particolare, il rapporto evidenzia come i porti italiani siano origine e destinazione di un'ingente quantità di traffico energetico, dovuto alla presenza di importanti rotte petrolifere ed a nuovi corridoi dove transitano navi che trasportano il gas naturale liquefatto che rappresenterà una delle fonti di energie in prospettiva più importanti in ambito marittimo.
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- Il convegno odierno è stato preceduto ieri dal seminario internazionale della “Global Shipping Think Tank Alliance”, un'alleanza di cui fanno parte 14 centri studi di Asia, Stati Uniti, Europa, siglata con l'obiettivo di elaborare studi ed analisi congiunti sul settore della logistica, della portualità e dello shipping e costruire un network di conoscenza per lo scambio di esperienze scientifiche e di prodotti di ricerca nel comparto dell'economia del mare. Nel corso dei lavori SRM, che è l'unico centro studi italiano presente nell'alleanza, ha sottoscritto un protocollo d'intesa con il Korea Maritime Institute (KMI) per approfondire filoni di ricerca specifici connessi al settore delle infrastrutture portuali.
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