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Filt-Cgil evidenzia l'impatto positivo sull'occupazione e sull'economia generato dal Registro Internazionale italiano
Il sindacato denuncia la crescente tendenza a prendere in esame i contenuti della legge 30/1998 solo per la parte dei contributi pubblici impegnati, senza adeguatamente considerare gli effetti che genera nel rispetto dell'interesse generale
6 luglio 2018
Filt-Cgil ha sottolineato l'effetto positivo sull'occupazione e sull'economia generato dal Registro Internazionale italiano, che è stato creato con la legge n. 30 del 27 febbraio 1998 e nel quale sono iscritte le navi adibite esclusivamente a traffici commerciali internazionali. Rimarcando che «l'industria armatoriale rappresenta un pezzo rilevante della nostra economia ma è, altresì, il mezzo di continuità della cultura marittima di cui il nostro Paese dovrebbe nutrirsi ed avvantaggiarsi» e ricordando che la norma che ha istituito il Registro Internazionale è stata «sostenuta con convinzione sin dalla sua origine dall'intero cluster marittimo», l'organizzazione sindacale ha messo in evidenza quanto la legge «ha prodotto, nell'arco dei suoi vent'anni di vita grazie alla recuperata competitività del sistema, in termini di sviluppo della flotta di bandiera italiana (oltre che di relativo gettito erariale) che ha permesso di occupare molte migliaia di lavoratori marittimi italiani e comunitari in un rapporto complessivo direttamente proporzionale. Basti pensare - ha ricordato la Federazione Italiana Lavoratori Trasporti della Cgil - che la bandiera italiana occupa oggi il primo posto nel mondo per numero di marittimi italiani e comunitari impiegati, pari nel 2017 a oltre 38mila».
Il sindacato ha motivato la decisione di intervenire in difesa di questo impianto normativo in quanto, nonostante l'impatto positivo su occupazione ed economia, «tuttavia, per ragioni poco costruttive - ha spiegato Filt-Cgil - il settore è da qualche tempo afflitto da una forma di autolesionismo che non si addice ad un comparto che fa registrare una così alta incidenza sul PIL nazionale. Una preoccupante escalation del dibattito, anche politico - ha osservato l'organizzazione sindacale - che non si genera soltanto tra le pressanti insidie di una concorrenzialità molto agguerrita a livello nazionale ed internazionale ma anche, soprattutto, nelle contrapposizioni faziose sospinte da interessi diversi».
«Un coacervo di cause, personalizzazioni e “fake info” - ha denunciato Filt-Cgil - che, utilizzando biecamente i disagi reali dei lavoratori marittimi, hanno trovato conseguentemente accoglienza e spazio nel dibattito parlamentare per poi trasferirsi nella recente e aspra contesa della campagna elettorale».
«In tal contesto - ha specificato il sindacato - si manifestano le nostre preoccupazioni per il futuro dei lavoratori marittimi, delle loro condizioni di vita a bordo, e del personale amministrativo. La volontà di qualcuno di aver trasformato un tema sensibile e di grande valenza politica e sociale, considerando lo spessore di una delle attività più fiorenti in Italia, in un'officina quotidiana di insulti è dannoso e politicamente scorretto».
«Come Filt-Cgil - ha precisato il sindacato - abbiamo sempre evitato, con ragionevolezza e rispetto dei lavoratori, di scendere ad un livello di “confronto da tastiera” perché non basato su presupposti politici di pregio e non utile alla ricerca di soluzioni dei problemi. A questo abbiamo sempre preferito, e continueremo a farlo, l'impegno, il coinvolgimento e il confronto con chi realmente deve affrontare le incertezze connaturate all'attività, basandoci sulle nostre analisi e valutazioni politiche associate agli strumenti classici dell'azione sindacale da mettere in campo nei confronti delle istituzioni, della politica parlamentare e di governo e col mondo delle associazioni datoriali per mezzo del negoziato contrattuale».
«Pertanto non convince, così come abilmente impostata sul piano politico - ha rilevato ancora Filt-Cgil - l'improvvisa (dal 2015) e strana dedizione e cura con cui si tende a evidenziare i contenuti della legge 30/1998 che regola il Registro Internazionale italiano solo per la parte dei contributi pubblici impegnati, senza adeguatamente considerare gli effetti che genera nel rispetto dell'interesse generale». Per il sindacato, infatti, sembrano passare in secondo piano gli effetti positivi prodotti dalla legge, normativa con «un'articolazione complessa ma equilibrata, con, certamente, dei problemi da risolvere che - ha evidenziato il sindacato - tuttavia ha però consentito di realizzare condizioni di lavoro soddisfacenti per i marittimi attraverso il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro per l'industria armatoriale, oggi in discussione per il suo rinnovo».
«Quindi - ha proseguito l'organizzazione sindacale - cosa nasconde l'aggressione ad un comparto industriale così attrezzato è una domanda legittima che si basa su un archetipo che, a nostro avviso, nasconde un piano più articolato e orientato al recupero di risorse economiche per portare a compimento varie promesse elettorali. A supporto di tale sospetto abbiamo, di recente, registrato dichiarazioni e iniziative politiche e convegni che sembrano suggerire al nuovo esecutivo di considerare i risparmi che si potrebbero realizzare, in termini di risorse pubbliche riutilizzabili, con la cessione dei beni demaniali che hanno attinenza con le attività portuali o altri beni statali».
«Su tutti questi argomenti - ha concluso Filt-Cgil - chiederemo a breve al ministro Toninelli delucidazioni circa l'azione di governo che intende presentare perché riteniamo il settore marittimo e portuale strategico per il Paese ma non in vendita. Come nostra consuetudine, allo stesso ministro, offriremo la nostra collaborazione e contestualmente la nostra fiera opposizione qualora il sospetto si rivelasse una nefasta premonizione».
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