- Nel corrente linguaggio del giornalismo, con il verbo blindare ci si riferisce usualmente a misure assunte dalle autorità per proteggere le comunità da potenziali rischi, anche se il più delle volte chi scrive questo termine sa benissimo che le iniziative adottate per preservare alcune collettività dai pericoli non saranno mai sufficienti a scongiurare totalmente la minaccia. Tuttavia quando il potere che stabilisce e comanda queste misure è più autoritario, è certo che chi è demandato ad applicarle si affretterà ad eseguire con solerzia l'incarico, che questo sia giusto o sbagliato, che causi danni piuttosto che benefici.
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- Ed è certo che in Cina, così come sono state diligentemente e ossequentemente ottemperate le direttive per “blindare” le aree nazionali più colpite dal contagio del coronavirus al fine di evitarne la diffusione nelle altre regioni del paese, è prevedibile che altrettanto si farà per adempiere alle ultime disposizioni governative volte a “blindare” le frontiere dell'intera nazione per impedire che l'infezione giunga dall'estero, ora che in ambito domestico l'epidemia sembra essersi fermata.
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- Perciò appare prossimo un irrigidimento dei controlli sui transiti transfrontalieri delle persone, ma anche delle merci, dato che ieri, intervenendo in videoconferenza al forum straordinario del G20, il presidente cinese Xi Jinping ha proposto la convocazione a breve di una riunione dei ministri della Sanità del G20 «per migliorare la condivisione delle informazioni, rafforzare la cooperazione in materia di medicinali, vaccini e controllo delle epidemie e ridurre i contagi transfrontalieri». «Questo - ha detto Jinping riferendosi al Covid-19 - è un virus che non rispetta le frontiere».
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- L'esortazione ad una maggiore attenzione alla trasmissibilità della malattia attraverso i confini è probabilmente giunta agli altri leader mondiali come un suggerimento per evitare che l'epidemia diventi pandemia, come d'altronde è già stata così dichiarata lo scorso 11 marzo dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, parola - aveva allora evidenziato Tedros Adhanom, direttore generale dell'agenzia delle Nazioni Unite - «che non è da usare con leggerezza o disattenzione». Più prescrittive, invece, sono state le istruzioni impartite ieri dal ministro cinese dei Trasporti, Li Xiaopeng, in occasione di una conferenza ministeriale per definire la risposta all'attuale condizione epidemica in Cina.
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- Dopo l'usuale invito, comune a tutti gli esponenti politici cinesi, rivolto da Xiaopeng ai dipartimenti e alle unità ministeriali a studiare attentamente, a comprendere a fondo, ad attuare risolutamente e a mettere in pratica l'importante disposizione direttiva del segretario generale Jinping sulla prevenzione e il controllo delle epidemie e sullo sviluppo economico e sociale, in conformità - ha recitato doverosamente Xiaopeng - con le delibere decisionali del Comitato Centrale del Partito e del Consiglio di Stato, il ministro ha sottolineato la necessità di difendere la Cina dalla reintroduzione sul territorio del virus proveniente dall'estero.
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- Xiaopeng ha specificato la necessità di mantenere il blocco dei trasporti stradali transfrontalieri di passeggeri e merci, chiarendo che i veicoli che arrivano al confine dovrebbero scaricare le merci e i conducenti dei camion dovrebbero essere sottoposti a controlli. Il mantenimento del blocco riguarda anche il trasporto marittimo di passeggeri e le attività crocieristiche. Il ministro ha precisato inoltre che iniziative dovranno essere assunte per prevenire e controllare la diffusione dell'epidemia tra gli equipaggi delle navi, specificando che l'amministrazione nazionale coopererà con le autorità internazionali relativamente all'ingresso nei porti cinesi di navi estere e al periodo di quarantena a cui dovranno essere sottoposte. Inoltre Xiaopeng ha esortato i funzionari a rafforzare le iniziative per prevenire e controllare l'importazione di contagi dall'estero anche nel trasporto ferroviario, autostradale, fluviale ed aereo.
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- Relativamente alle misure per accertare che nei porti cinesi non sbarchino marittimi portatori dell'infezione e per assicurare il ricambio degli equipaggi delle navi, ieri la China Shipowners' Association (CSA), ha illustrato le modalità per il rientro in patria dei marittimi cinesi, spiegando che se il viaggio effettuato da navi partite da nazioni che sono focolai del contagio ha una durata inferiore a 14 giorni, l'equipaggio una volta giunto in un porto cinese deve essere sottoposto ad isolamento sino ad arrivare alle due settimane considerate il periodo massimo di incubazione del virus.
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- Certo dall'estero è lecito chiedersi quali effetti potrà avere sull'economia cinese una minore permeabilità dei confini nazionali agli scambi commerciali in un momento in cui Pechino, quasi ad alleviare l'impatto psicologico sulla popolazione delle misure per arginare il contagio, ha rilanciato ossessivamente la “lotta alla povertà” quale parola d'ordine per un futuro migliore. All'estero si è consci del devastante impatto della crisi sanitaria sull'economia e sulla società. Così deve essere anche a Pechino che, al di là del virus, prospetta per tutti un prospero avvenire.
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- B.B.
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