- Alla pioggia di critiche che dal settore dei trasporti e della logistica si sta abbattendo sul Decreto Crescita, il provvedimento che il governo sta definendo per sostenere le attività economiche colpite dall'emergenza sanitaria del coronavirus, si aggiunge quella dell'Associazione Nazionale Compagnie Imprese Portuali (ANCIP) che oggi ha inviato una nota alla ministra dei Trasporti, ai rappresentanti dei gruppi di maggioranza del governo, nonché all'Associazione dei Porti Italiani (Assoporti) per segnalare che la bozza del decreto legge va migliorata «salvaguardando davvero il lavoro e i lavoratori».
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- Nella nota l'ANCIP ha ricordato di aver «reiteratamente richiesto alcune proposte indispensabili al settore portuale in occasione dei numerosi decreti legge emanati per fronteggiare le conseguenze della pandemia», proposte che l'associazione ha inviato alla ministra Paola De Micheli unitamente alle organizzazioni sindacali dei lavoratori dei porti e dei trasporti, all'Angopi ad alcune associazioni del settore portuale. «Le abbiamo chiesto in più occasioni - ha ricordato inoltre l'ANCIP - anche un incontro che fino ad oggi non è stato possibile organizzare. In più occasioni ci è stato comunicato, anche da autorevoli componenti dei gruppi parlamentari di maggioranza che con il Decreto Rilancio tali tematiche sarebbero state affrontate. Invece, stando anche all'ultimo testo circolante - ha spiegato l'associazione - non si intravvedono misure volte a risolvere i problemi dei lavoratori dei porti».
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- «Come dovrebbe essere noto - prosegue la nota - le compagnie e le imprese autorizzate ad operare nei porti ai sensi dell'art. 17, commi 2 e 5, della legge n. 84/1994, in questo momento di assoluta emergenza, garantiscono de facto la tenuta operativa dei porti italiani, fornendo le proprie prestazioni di lavoro portuale temporaneo e, così, sopperendo alla mancanza di forza lavoro delle Imprese portuali e dei terminalisti (autorizzati ex artt. 16 e 18 legge n. 84/1994 all'esecuzione delle operazioni portuali) generata dalle assenze del personale di queste ultime imprese dovute al massiccio ricorso a malattie, ferie, congedi di vario genere, nonché ad altri fattori contingenti. In sostanza, grazie alla propria flessibilità nonché all'elevato livello formativo delle proprie maestranze, i soggetti abilitati ai sensi dell'art. 17 (cooperative ed imprese) rappresentano l'elemento principale e fondamentale per mantenere l'efficienza e l'operatività dell'intero sistema portuale nazionale. Sulla flessibilità e professionalità offerte dai soggetti in argomento, dunque, si regge, ora più che mai, l'intero sistema portuale italiano».
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- «La recrudescenza degli effetti che la pandemia Covid-19 - ha spiegato l'ANCIP – si sta palesando anche nel settore della portualità (che merita un giusto riconoscimento per aver garantito gli approvvigionamenti indispensabili al Paese), con una progressiva e rilevante diminuzione dei volumi di traffico portuale nei prossimi mesi. Tuttavia, oltre alla gestione delle fasi emergenziali, anche in termini di sicurezza sul lavoro, è indubbia la necessità di mantenere la prontezza operativa delle attività portuali a sostegno della ripresa delle produzioni industriali».
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- «È del tutto evidente - ha denunciato l'Associazione Nazionale Compagnie Imprese Portuali - come il dettato normativo del decreto-legge Rilancio (nel testo ultimo conosciuto dell'11 maggio) così strutturato, non arrechi alcun aiuto alle imprese autorizzate ai sensi dell'art. 17 legge n. 84/94. Non è accettabile che il principio dell'autonomia amministrativa e contabile delle Autorità di Sistema Portuale venga derogato solo per i vettori marittimi, leggasi armatori per lo più battenti bandiere extracomunitarie, a cui sono concessi gli azzeramenti della tassa di ancoraggio, mentre questa deroga non venga minimamente contemplata per gli aiuti alle imprese art. 17 che de facto svolgono un ruolo di servizio di interesse economico generale a beneficio dell'efficienza e dell'operatività dei porti italiani, quindi dell'interesse generale della nazione intera. Così come le società degli ormeggiatori che svolgono servizi pubblici di interesse generale, lavoratori anch'essi che non hanno stipendi né ristoro dei servizi effettuati».
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- «Così come sono formulate, infatti - ha specificato l'ANCIP - le norme contenute nel decreto-legge Rilancio appaiono di assai difficile interpretazione, anzi proprio di lettura. In primis, è da rimarcare come l'impianto della legge assegni contributi agli armatori (che già godono di notevoli benefici regionali e nazionali) in maniera ridondante e, comunque, a carico dello Stato, consentendo nei fatti politiche di monopolio e di dumping, mentre i contributi eventualmente previsti per le società di lavoro portuale sono a carico delle casse delle Autorità di Sistema Portuale, in qualche caso non in grado di far fronte alle spese e che anzi sono già state private con il decreto-legge 18/2020 di 13 milioni di euro e che ora perderebbero altri 18 milioni di euro. Giova, inoltre, ricordare che non è stata prevista nessuna indicazione o norma per arginare ed impedire le attività di autoproduzione da parte degli armatori, la cui autorizzazione è spesso ottenuta in spregio alla normativa vigente e, comunque, a loro volta, causa di crisi e deficit per le imprese ed i lavoratori del porto benché la scrivente, al pari delle organizzazioni sindacali le ha trasmesso un preciso articolato di proposta di modifica dell'art.16. Che fine ha fatto? Tutto ciò premesso, in estrema sintesi, dobbiamo sottolineare che qualora non venisse recepita all'interno dell'impianto della legge la circostanza in forza della quale i contributi previsti devono andare innanzitutto a sanare i bilanci delle società art. 17 legge 84/1994, non sarà possibile evitare che le sofferenze dovute all'attuale periodo di emergenza diventino un baratro dal quale le società citate non riusciranno ad uscire nemmeno negli anni a venire».
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- «Una volta chiarito, quindi, che lo scopo principale delle somme già previste (fino ad un massimo di due milioni di euro per ognuno degli anni 2020 - 2021) - prosegue la nota - consiste nel loro utilizzo allo scopo di ripianare i bilanci sulla base delle previsioni dell'art. 17, comma 15 bis, legge 84/1994. A tal fine, vanno superate le resistenze burocratiche e vanno tutelati ed incoraggiati i presidenti delle Adsp, seguendo gli esempi di Palermo, Trieste e Venezia, che devono poter effettuare con serenità gli interventi che sono “dovuti” e non discrezionali. Occorre, inoltre, che le autorizzazioni ex art. 17 vengano tutte prorogate di almeno cinque anni dalla rispettiva scadenza (ivi comprese quelle attualmente in regime di proroga) al fine di concedere a tutte le imprese interessate un congruo periodo per recuperare efficienza, produttività e redditività eventualmente perse a causa dell'emergenza sanitaria».
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- «Per quanto riguarda l'autoproduzione - ha rilevato inoltre l'ANCIP - sarà necessario intervenire normativamente al fine di rendere chiara ed esaustiva la previsione dell'art. 16, comma 4, legge 84/94, ivi compreso l'ambito regolamentare inerente i relativi profili autorizzatori, e ciò al fine di impedire ogni sorta di abuso dello strumento dell'autoproduzione delle operazioni e servizi portuali da parte dei vettori marittimi in mancanza degli elementi tassativamente previsti dalla legge».
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- Inoltre, secondo l'ANCIP - è necessario «prevedere espressamente l'esclusione delle attività proprie dei soggetti ex art. 16 e 17 legge 84/1994 dall'ambito di intervento dell'Autorità di Regolazione dei Trasporti» ed anche «intervenire prevedendo la determinazione dei criteri per l'esonero temporaneo e la riduzione fino all'azzeramento del pagamento dei canoni concessori/autorizzativi, con contestuale esonero da parte delle AdSP dagli attuali vincoli di bilancio; creazione di apposito fondo presso il competente Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti per le eventuali compensazioni alle Autorità di Sistema Portuale unitamente alla soppressione addizionale IRES».
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- ANCIP ha chiuso la nota rinnovando la richiesta alla ministra di un incontro urgentissimo assieme alle organizzazioni sindacali.
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