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Assiterminal, i pochi milioni previsti per sostenere le imprese portuali colpite dalla crisi non sono altro che una goccia nel mare
Per l'emergenza Covid-19 è atteso quest'anno nei porti un calo del 70%b del traffico dei passeggeri e la perdita di 150 milioni di tonnellate di merci
16 giugno 2020
Il dirompente impatto già avvenuto e quello previsto sull'attività e sui risultati economici delle imprese terminaliste portuali italiane a causa dell'emergenza sanitaria per la pandemia di Covid-19 verrà evidenziato questo pomeriggio dal presidente dell'Associazione Italiana Terminalisti Portuali (Assiterminal), Luca Becce, nel corso di un'audizione presso la Commissione Trasporti, poste e telecomunicazioni della Camera, grave situazione che l'associazione aveva già rimarcato con lettere del 19 e 30 marzo scorsi inviate anche ai componenti della IX Commissione che includevano alcune proposte di misure a favore degli operatori e lavoratori di un comparto, come quello rappresentato da Assiterminal, che - si evidenziava nelle missive - svolge un ruolo strategico per l'export e import nazionali e per le economie territoriali ( del 19 e 30 marzo 2020).
L'intervento odierno all'audizione è volto a precisare anche che da allora la situazione non presenta indicatori di miglioramento e non si riscontrano nel medio periodo previsioni positive. In particolare, l'effetto della crisi sanitaria sull'attività dei terminal portuali che movimentano passeggeri è di ben 2.800 scali di navi cancellati nel solo primo semestre di quest'anno, per una perdita di traffico superiore al 70% (più di sette milioni di passeggeri), con i terminal crociere che di fatto subiscono l'azzeramento delle attività e al momento non registrano alcun segno di ripresa per il secondo semestre. Per far fronte alla crisi la totalità delle aziende di questo settore, che occupano direttamente 53mila persone a cui si aggiungono 60mila posti di lavoro indiretti e altri 120mila nell'indotto, ha fatto ricorso agli ammortizzatori sociali. L'impatto negativo sul comparto, in termini di valore, stimato solo per il primo semestre è di oltre tre miliardi di euro.
Grave anche l'impatto dell'emergenza sui terminal portuali che movimentano merci. Secondo le rilevazioni di Assiterminal, le imprese di questo segmento, che danno lavoro direttamente a 20mila persone e ne sostengono 60mila indiretti e 300mila nell'indotto e che per affrontare la crisi hanno per il 60% ha dovuto far ricorso agli ammortizzatori sociali, stanno accusando la perdita di quote di traffico pari al 20%-40% in meno rispetto al 2019 con l'unica eccezione di Gioia Tauro che in prevalenza svolge attività di transhipment. Nel 2020 è attesa nei porti nazionali la perdita di un volume di traffico pari a 150 milioni di tonnellate (nel 2019 tutti i porti italiani hanno movimentato 479 milioni di tonnellate) e nel solo segmento dei container si prevede la perdita di tre milioni di teu (il totale movimentato nel 2019 è stato di 10,8 milioni di teu). Anche per questo settore si prevede che il ritorno a regime sarà molto lento: tutti gli analisti - ha specificato Assiterminal - prevedono che gli effetti negativi si dispiegheranno ancora a lungo nel traffico merci, anche con riguardo a quello container, sino al 2021. L'associazione ha sottolineato che tali effetti hanno un impatto diretto sulle aziende terminalistiche diversamente da quanto avviene per le shipping lines che possono riequilibrare attraverso economie di scala (blank sailings in combinato con i noli marittimi).
Intervenendo all'audizione odierna Becce evidenzierà che in questo scenario è lampante come la sospensione temporanea per un breve periodo del pagamento dei canoni concessori ed autorizzativi ex art. 92, decreto-legge 18 2020 convertito nella legge 27/2020 risulti del tutto insufficiente ed inidonea a tutelare i diritti e la tenuta delle aziende portuali interessate. Secondo Assiterminal, «quanto sta avvenendo, imputabile solo a fattori esogeni, impone quantomeno una significativa riduzione di canoni a carico delle imprese, in applicazione di principi generali di diritto comune (artt. 1218,1464,1467 c.c.), in linea col disposto art. 45 cod. nav. e come recentemente anche indicato dalla Commissione UE (nonché sulla base dei principi dell'art. 56 TFUE, in combinato disposto con l'art. 107 TFUE)». «Le disposizioni afferenti detta materia, come attualmente inserite nell'art 199 del decreto-legge n. 34/2020 - ha precisato l'associazione - non sono sufficienti né adeguate nel testo e nella sostanza, soprattutto laddove al comma 8 si prevede il limite complessivo di 10 milioni per far fronte alla riduzione dei canoni riguardante tutti i terminal operator e le imprese portuali interessate».
«Pertanto – è l'esortazione di Assiterminal - è necessario apportare almeno alcune modifiche di integrazione alle disposizioni inserite nel suddetto articolo (come accolto e rappresentato da alcuni emendamenti). In particolare - ha proposto l'associazione - occorre stabilire per la misura di cui alla lettera a, c.1 stesso articolo, un congruo stanziamento non inferiore ad 80 milioni di euro per il 2020 utilizzando pure gli avanzi di amministrazione delle AdSP; occorre prevedere la possibilità di un pagamento rateizzato, sino al 2021 compreso, dei canoni residui determinati al netto delle riduzioni; in coerenza con la normativa euro-unitaria ed interna, è necessario che ciascuna AdSP verifichi, in contraddittorio con il concessionario, l'equilibrio economico e finanziario sotteso a ciascuna concessione, l'incidenza prospettica dell'evento di forza maggiore, le misure di riequilibrio in riduzione dei canoni anche attraverso un congruo prolungamento della concessione, non inferiore almeno a 24 mesi, ovvero di altre condizioni economicamente rilevanti».
Nel suo intervento odierno Becce presenterà anche l'impatto economico che le aziende del settore terminalistico devono sostenere per assicurare la prosecuzione senza soluzione di continuità delle attività imprenditoriali in un contesto di adempimenti volti alla imprescindibile tutela della salute dei lavoratori e dell'utenza. Si tratta - ha calcolato Assiterminal - di un aumento dei costi per unità lavorativa, a fronte della contrazione dei risultati economici, che risulta pari a circa 250 euro/mese/uomo a cui si aggiungono gli effetti negativi delle inefficienze operative dovute a tempi dilatati nei cambi turno e al distanziamento sociale anche dell'utenza, passeggeri compresi. Tutto ciò - ha sottolineato l'associazione - «senza alcuno strumento efficace di “ristoro”: a tale proposito - per Assiterminal - sarebbe auspicabile o una riduzione del costo del lavoro/cuneo fiscale o l'individuazione di strumenti di credito di imposta ad hoc per il settore».
In occasione dell'audizione il rappresentante di Assiterminal, oltre agli effetti negativi dell'emergenza sanitaria, metterà in luce anche altre problematiche che gravano sul settore terminalistico a partire da quelle normative, con un impianto della riforma della legislazione sulla portualità (legge 84/94) che - ha rilevato l'associazione - «è incompiuto» e «ciò comporta ancora disomogeneità nell'applicazione dei criteri autorizzativi per il regime concessorio (manca - ha ricordato Assiterminal - il Regolamento sulle concessioni portuali ex art.18)». A ciò si aggiunge «la sovrapposizione di enti regolatori (ART e AGCOM solo per citarne alcuni), l'eccessiva burocratizzazione della governance funzionale allo sviluppo di un asset strategico (codice appalti, deficit digitalizzazione, ecc.) rappresentano inefficienze strutturali che devono essere superate e risolte». Assiterminal ha evidenziato anche la necessità di «accelerare i processi per una digitalizzazione uniforme del comparto, standardizzando anche i relativi procedimenti amministrativi». Infine, in tema di lavoro, secondo Assiterminal «si deve procedere quantomeno a finalizzare l'uniformità delle previsioni a tutela dei lavoratori portuali in somministrazione temporanea (artt.17, legge 84/94) con i lavoratori strutturali alle aziende (artt.16, legge 84/94) adeguando un'uniforme ed esigibile applicazione del co. 15bis dell'art.17 così come per la previsione dell'art.16, co.4, lett.d».
L'intervento del rappresentante di Assiterminal presso la IX Commissione della Camera dei deputati si concluderà con la sintesi delle proposte formulate dall'associazione per assicurare sostegno al settore del terminalismo portuale italiano, che prevedono: «azzeramento o diminuzione dei canoni demaniali 2020 per tutti i terminalisti (commerciali e crociere) attraverso strumenti efficaci e in linea con gli andamenti dei mercati di riferimento; cancellazione dell'addizionale Ires 2019 per le imprese autorizzate e/o concessionarie portuali di cui agli artt. 16 e 18 della legìge 84/94; azzeramento fino al 31 dicembre 2020 delle accise gravanti sui combustibili usati dai mezzi operativi portuali; non debenza del contributo di funzionamento per l'Autorità di Regolazione dei Trasporti per la categoria dei Terminal Operator e delle imprese Portuali; azzeramento del contributo per l'Autorità Garante Concorrenza di Mercato per l'anno 2020».
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