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Schiavoni (Alsea): chiediamo un unico luogo dove amministrazioni pubbliche e privati si possano confrontare e decidere
La regione logistica milanese si conferma polo logistico d'Italia, ma in Europa è dietro Olanda, Francia e Germania
8 luglio 2020
Quarto e ultimo in classifica. Presentato così il settore logistico dell'area milanese non sembra essere molto competitivo, ma è necessario precisare che si tratta della posizione nella graduatoria tra rilevanti cluster europei definita in uno studio realizzato dall'Università LIUC di Castellanza per conto della Camera di Commercio di Milano Monza Brianza Lodi e con il supporto di Alsea (Associazione Lombarda Spedizionieri e Autotrasportatori). Gli altri sistemi logistici con cui è stato confrontato sono infatti quello della Western Netherlands, dell'Île de France, della Baviera e della Catalogna. In quest'ambito, se quello milanese si conferma primo polo logistico d'Italia, risulta invece alle spalle degli altri tre cluster europei classificandosi quarto a pari merito con quello spagnolo.
«Abbiamo messo a confronto, con dati statistici e sondaggi tra addetti ai lavori - ha spiegato Fabrizio Dallari, direttore del Centro sulla Logistica e il Supply Chain Management della LIUC Business School - quattro cluster logistici con la Regione Logistica Milanese e precisamente: Western Netherlands, Ile de France, Baviera e Catalogna. Lo abbiamo fatto prendendo a riferimento tre macro voci: i costi del fare logistica; l'efficienza e la competitività del sistema; l'accessibilità e la connettività. Il Western Netherlands - ha precisato Dallari - si conferma, come da previsioni, primo cluster logistico europeo, con la Regione Logistica Milanese che si colloca al quarto ed ultimo posto, a pari merito con la Catalogna. In particolare, si evidenzia un gap importante della RLM con gli altri Paesi per quanto riguarda due indicatori: l'efficienza e la competitività del sistema e la accessibilità e connettività».
Per esemplificare il gap in termini di accessibilità e connettività, lo studio ha specifica che la regione logistica milanese dispone della medesima rete ferroviaria del West Netherlands (875 km) e la metà di quella dell'Île de France (1.609 km), risultando deficitaria se rapportata al numero di abitanti ed alla superficie del territorio. Circa il divario quanto ad efficienza e competitività del settore, l'analisi evidenzia che nel 2018 in Italia il 3,3% delle bollette doganali in import ha subito visita merce, valore che sale al 5,7% per le importazioni via mare. Secondo il LPI (Logistics Performance Index) - ricorda lo studio - si registrano in Europa tassi medi di controllo fisico in import pari al 2,86% con nazioni come Paesi Bassi e Germania che scendono al 2%. “Occorre tuttavia osservare - si legge nelle conclusioni dello studio - che le dogane olandesi nel 2018 hanno gestito oltre 22 milioni di bollette doganali in import, pari a 3,5 volte quelle italiane. È naturale quindi immaginare il differente livello di produttività tra una dogana a servizio delle importazioni nazionali dispersa in oltre 90 sedi regionali ed interprovinciali quale quella italiana ed una dogana, quale quella olandese, concentrata in poche sedi in un piccolo territorio”.
Nel suo intervento il presidente della Camera di Commercio di Milano Monza Brianza Lodi, Carlo Sangalli, ha sottolineato che «la logistica ha avuto un ruolo fondamentale durante l'emergenza sanitaria permettendo di mantenere attive quelle filiere indispensabili alla sopravvivenza economica del Paese. La grande Milano - ha ricordato - ricopre il ruolo di hub italiano da cui, ogni anno, transitano merci per un valore di 140 miliardi di euro, il 16% del totale nazionale, e 35 milioni di persone. Sono numeri importanti, che la crisi Covid ha drammaticamente ridimensionato».
Riferendosi alle cause che determinano il divario tra il cluster logistico milanese e le altre principali aree logistiche europee, la presidente di Alsea, Betty Schiavoni, si è soffermata sulla congestione del traffico che in questi giorni si è verificata sulle autostrade liguri a causa dei numerosi cantieri aperti. «ASPI - ha affermato riferendosi alla società Autostrade per l'Italia che gestisce le tratte autostradali in questione - accusa il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e viceversa, con la Regione Liguria che accusa ASPI e MIT. A noi - ha denunciato Schiavoni - non interessano questi giochini: è molto difficile in Italia individuare il responsabile effettivo. Noi - ha aggiunto la presidente di Alsea - chiediamo quindi che si definisca istituzionalmente un unico luogo dove amministrazioni pubbliche e privati si confrontano e decidono. All'estero funzionano le società di corridoio, si segua questo esempio virtuoso. Se non lo si facesse oggi, con la crisi che stiamo vivendo, sarebbe imperdonabile. Siamo certi che solo in questo modo si possa colmare il gap che abbiamo con gli altri cluster. La distanza, soprattutto con alcuni Paesi non è incolmabile, lavoriamo per recuperare il terreno perduto prendendo spunto dai risultati di questo importante studio».
«Stiamo assistendo negli ultimi anni - ha proseguito Schiavoni - ad un fenomeno allarmante. Mentre fino a poco tempo fa registravamo un continuo ricambio dei governi, cosa già di per sé grave e che mina il dialogo istituzionale, oggi questo continuo cambiamento avviene anche nei direttori delle amministrazioni pubbliche, venendo così a mancare i punti di riferimento fondamentali del mondo delle imprese. Un paio di esempi: negli ultimi tre anni sono cambiati quattro direttori dell'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, così come sono mancati per anni i direttori territoriali della sanità marittima ed aerea (in Liguria, in Lombardia, in Veneto). Lacuna sanata solo da pochi mesi e che ancora non ha prodotto risultati significativi nella riduzione dei tempi di rilascio dei Nulla Osta sanitari per le merci, con gravi ritardi che penalizzano i nostri operatori ed importatori. Se nel privato succedesse quanto accade nel pubblico - ha osservato la presidente di Alsea - le imprese fallirebbero: forse è anche per questo che l'Italia sconta da anni una crisi profonda di credibilità. Il sistema milanese e lombardo chiede quindi stabilità e certezza di regole».
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