- Diverse agenzie delle Nazioni Unite hanno pochi strumenti per intervenire efficacemente nella soluzione di problemi di portata internazionale. Poi alcune di queste ne hanno ancora meno. Il ruolo dell'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica, ad esempio, è stato ed è centrale, più che - come da suo statuto - per accelerare e accrescere il contributo dell'energia atomica alla pace, salute e prosperità in tutto il mondo, soprattutto per evitare l'ulteriore diffusione dell'uso dell'energia nucleare per scopi militari, utilizzando gli ispettori dell'agenzia per accertarsi che le nazioni non già in possesso di armi nucleari possano dotarsene. Meno incisivo, anche in un periodo come l'attuale caratterizzato dai gravissimi problemi derivanti dalla diffusione planetaria della pandemia di Covid-19, il ruolo dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, riferimento sì per i governi, ma solo sino a quando l'istituto dell'Onu non viene usato quale capro espiatorio per la presunta incapacità di tenere sotto controllo la crisi sanitaria. Assai meno percettibile, infine, la funzione di agenzie come l'International Maritime Organization (IMO), chiamata genericamente a sovrintendere alla safety e security del trasporto marittimo e alla prevenzione dell'inquinamento causato dalle navi, funzione che risulta sensibile solo agli addetti ai lavori e assai meno ai governi a cui interessa solo che ci siano delle navi in grado di assicurare il commercio con l'estero.
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- Alcune agenzie dell'Onu, ed è il caso dell'IMO, in situazioni di criticità non possono che appellarsi ai governi delle nazioni associate affinché mettano in atto quelle misure previste dalle convenzioni che sono state adottate con il consenso dei Paesi membri. Non mandano di certo ispettori a verificare che le cose vadano come stabilito. Solo esortare, quindi. E questo ha fatto l'IMO quando è iniziato ad apparire evidente l'effetto che le misure per limitare la mobilità adottate dai governi per contenere la pandemia hanno avuto e stanno avendo sul trasporto marittimo: quello di costringere i marittimi a rimanere a bordo delle loro navi, con periodi di imbarco senza fine, con mesi che ormai stanno diventando anni. E, a dire il vero, l'IMO - da parte sua - può sì sollecitare, ma sino ad un certo punto in quanto il suo compito, in fondo, non è quello di tutelare i marittimi, quanto il trasporto marittimo. Ai marittimi l'IMO richiede qualifiche e certificazioni, ovvero doveri, ma tutela assai poco i loro diritti. Casomai qui interviene un'altra agenzia dell'Onu, l'Organizzazione Internazionale del Lavoro.
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- L'impotenza dell'IMO nel contribuire a risolvere il problema della difficoltà del cambio degli equipaggi delle navi, con centinaia di migliaia di marittimi che sono ormai da tempo ostaggi del loro lavoro, sembra ancora una volta confermata dall'intenzione annunciata dall'agenzia di dedicare il tema marittimo centrale di quest'anno dell'IMO proprio ai marittimi. Dare visibilità al problema, sembra dire l'International Maritime Organizazion; più di questo non posso fare. O meglio, qualcosa di più - e di peggio - si è fatto: celebrare i marittimi come gli eroi del momento. Istituzioni, e purtroppo anche organi di stampa specializzati, si sono affrettati ad attribuire ai lavoratori sul mare questa virtù. Un riconoscimento non richiesto che esime dal proporre misure scomode per chi le dovrebbe suggerire e dal decidere azioni, magari impopolari, che possano concretamente risolvere il problema.
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- «Dobbiamo tutti - è l'esortazione del segretario generale dell'IMO, Kitack Lim - fare meglio per supportare i coraggiosi professionisti che continuano ad assicurare il commercio globale. La dedizione e la professionalità di oltre un milione e mezzo di marittimi in tutto il mondo - sottolinea Lim - meritano la nostra grande ammirazione e gratitudine, ma soprattutto un'azione immediata». Vivaddio, verrebbe da aggiungere se la successiva esortazione di Lim non lasciasse spazio ad illusioni. «Un primo passo - spiega il segretario generale dell'IMO - sarebbe che tutti i Paesi designassero i marittimi come lavoratori chiave, come indicato nella risoluzione dell'assemblea generale delle Nazioni Unite adottata a dicembre». Un primo passo - è quindi facile intuire - non è affatto un'azione immediata.
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- Se è indecente che nazioni marittime non abbiano ancora designato i marittimi quali lavoratori essenziali (ad oggi lo hanno fatto 55 Stati membri dell'IMO e due nazioni associate), è tuttavia evidente - e noto all'IMO che non a caso parla di primo passo - che ciò non è per nulla sufficiente. Bisognerebbe fare molto di più.
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- Questo qualcosa di più si è fatto, per i lavoratori del mare, ma soprattutto per quelli di terra. Un caso emblematico di volontà concreta di risolvere il problema è, ad esempio, quello evidenziatosi in questi giorni a seguito della decisione delle autorità austriache di non concedere la possibilità di accesso al territorio nazionale alle persone non in possesso di certificazione che attesta l'effettuazione di test per il Covid. Il nuovo governo italiano si è dichiarato pronto a predisporre strutture per consentire agli autotrasportatori che devono entrare in Austria di essere sottoposti ai test. Se quello dell'autotrasporto è percepito come un problema immediato, come in effetti è, non altrettanto avviene, come invece dovrebbe avvenire, per il trasporto marittimo. Solo poche nazioni più interessate alle attività e al lavoro marittimo, come Filippine e Singapore, si sono attrezzate con procedure e strutture specifiche per il cambio degli equipaggi.
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- Profondersi nell'elargire attestati di eroismo non serve a nulla, se non a tacitare la coscienza e, più spesso, ad evitare di richiamare ai propri doveri coloro che, per un motivo o per l'altro, è bene non inimicarsi.
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- «Vogliamo - ha spiegato il direttore di macchina Matt Forster chiamato dall'IMO ad esprimere il proprio parere sulla questione - che le persone sappiano che sono gli uomini e le donne del nostro settore che forniscono loro tutto ciò di cui hanno bisogno per la loro vita quotidiana. Ciò detto - ha chiarito Forster - non per avere riconoscenza, ma perché ci si aiuti ad essere presi in considerazione, perché ci si aiuti a tornare a casa, a vedere le nostre famiglie, a stare con i nostri cari e affinché questa supply chain funzioni». Più chiaro di così. Quindi, per favore, non chiamiamoli eroi.
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- Bruno Bellio
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