- «Nonostante le numerose dichiarazioni ed impegni, in Europa il settore delle tecnologie marittime, e in particolare quello delle costruzioni navali, è ancora in attesa di azioni concrete volte a colmare una vistosa lacuna giuridica negli strumenti di difesa commerciale che per più di tre decenni ha impedito al settore delle costruzioni navali di proteggersi da pratiche commerciali sleali». Lo ha denunciato Christophe Tytgat, segretario generale di SEA Europe, l'associazione europea dell'industria della costruzione navale, commentando la nuova revisione della politica commerciale dell'UE adottata giovedì dalla Commissione Europea, nuova strategia - ha spiegato il commissario europeo al Commercio, Valdis Dombrovskis, che è stata adottata in quanto, «per contribuire a ripristinare la crescita e la creazione di posti di lavoro dopo la pandemia, dobbiamo poter contare su un commercio aperto e basato su regole».
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- Evidenziando che le capacità produttive in campo marittimo sono essenziali per l'autonomia strategica dell'Europa e per le ambizioni dell'UE di guidare una doppia rivoluzione sia “verde” che digitale, Tytgat ha sottolineato che, come osservato da SEA Europe nella propria risposta alla consultazione sulla revisione della politica commerciale dell'UE, le pratiche commerciali sleali in corso, che sono peggiorate con lo scoppio della pandemia di Covid-19, mettono a rischio la sopravvivenza dell'industria europea delle tecnologie marittime, soprattutto in assenza di soluzioni strategiche e specifiche per assicurare parità di condizioni nel settore delle costruzioni navali e per salvaguardare il commercio rispetto alla dilagante concorrenza sleale proveniente dall'Asia orientale.
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- «Già nel 1988 - ha ricordato il segretario generale di SEA Europe - l'allora Commissione Europea annunciò azioni contro le distorsioni commerciali provenienti dai cantieri navali asiatici, ammettendo che - ha precisato Tytgat rifacendosi alle linee generali in materia di politica estera per il settore delle costruzioni navali adottate dalla Commissione UE il 23 marzo 1988 in vista di specifiche trattative da attivarsi nei confronti di Giappone e Corea del Sud - “non poteva rifiutarsi di consentire a questa industria (cantieristica) di dotarsi di armi di difesa commerciale che sono a disposizione di altre industrie”. Sfortunatamente - ha lamentato Tytgat - nessuna di quelle azioni annunciate è stata adottata o si è mai concretizzata. Quale conseguenza - ha recriminato il segretario generale di SEA Europe - l'Europa ha interamente perduto il proprio settore della costruzione di navi mercantili ed ha perso parte del settore delle costruzioni offshore a vantaggio dell'Asia, esponendosi a pericolose vulnerabilità e dipendenze dall'Asia. Con il Covid-19 - ha rilevato Tytgat - la parte rimanente del settore strategico della cantieristica europea è a rischio, e quindi lo è anche la sua intera supply chain».
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- Tuttavia SEA Europe è fiduciosa che la nuova strategia adottata dall'UE in campo commerciale possa correggere questi errori e l'associazione ha manifestato apprezzamento per il fermo impegno espresso dalla Commissione Europea nello «sviluppare propri strumenti per proteggere le aziende europee da pratiche commerciali sleali» e nell'utilizzare «strumenti autonomi per perseguire, ove necessario, gli interessi dell'UE». «SEA Europe - ha puntualizzato Tytgat - crede fermamente che la nuova strategia commerciale e l'imminente nuovo strumento dell'UE in materia di sovvenzioni estere offrano il giusto slancio politico affinché finalmente la Commissione Europea adempia alle proprie responsabilità nel colmare specifiche lacune giuridiche negli strumenti di difesa commerciale per il settore delle costruzioni navali e quindi - ha specificato Tytgat - attende con ansia di lavorare a stretto contatto con la Commissione Europea per adottare i necessari strumenti “autonomi” che salvaguarderanno e promuoveranno le basi dell'industria marittima europea. Queste fondamenta dell'industria marittima - ha concluso Tytgat - sono vitali per l'autonomia strategica, per l'innovazione e per la crescita sostenibile dell'Europa».
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