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Gli armatori tedeschi e norvegesi sono favorevoli alle misure UE sul clima per lo shipping, ma chiedono che i fondi generati non vengano usati per colmare buchi nei bilanci di Stati europei
Le associazioni VDR e NSA ribadiscono la loro contrarietà a che le compagnie di navigazione vengano ritenute responsabili della qualità del fuel
15 luglio 2021
Rispetto alla proposta di inclusione del trasporto marittimo nel sistema per lo scambio di quote di emissione (ETS) dell'Unione Europea, che è stata avanzata ieri dalla Commissione Europea ( del 14 luglio 2021), gli armatori tedeschi e norvegesi hanno manifestato più soddisfazione che disappunto per il contenuto del pacchetto di misure presentato da Bruxelles. Ricordando che le misure previste riguardano in larga misura anche la flotta tedesca, il presidente della Verband Deutscher Reeder (VDR), Alfred Hartmann, ha rilevato che, «con il suo pacchetto di misure, l'UE offre buoni incentivi affinché in Europa il trasporto marittimo produca ancor meno emissioni di CO2 rispetto a prima. Anche se auspicheremmo una regolamentazione globale - ha precisato - accogliamo con favore il fatto che, dopo una lunga fase di carenza di trasparenza da parte della Commissione, sul tavolo ci siano proposte concrete avanzate da Bruxelles e abbiamo intenzione di partecipare in modo costruttivo agli ulteriori sviluppi».
Specificando che gli oneri attualmente previsti a carico delle compagnie marittime tedesche determinati dall'introduzione di queste misure rappresentano un notevole impegno finanziario che è pressapoco comparabile ai costi a livello mondiale dell'introduzione nello shipping dei nuovi combustibili a basso tenore di zolfo avvenuta all'inizio del 2020, il presidente della VDR ha ribadito che gli armatori tedeschi condividono gli obiettivi della Commissione Europea relativamente alla protezione del clima e ritengono che i contributi finanziari previsti siano ragionevoli e utili a far sì che il trasporto marittimo produca meno CO2. «Tuttavia - ha però sottolineato Hartmann - dovremo tutti assicurarci che le misure complessive abbiano effettivamente un impatto sostenibile positivo sul clima e allo stesso tempo per le piccole e medie compagnie di navigazione risultino sia semplici che flessibili».
Se l'associazione degli armatori europei ECSA, manifestando anch'essa favore per il pacchetto di misure presentato dalla Commissione UE, ha chiarito che avrebbe preferito un approccio internazionale al problema del contributo dello shipping ai cambiamenti climatici, anche l'associazione armatoriale tedesca ha invitato l'Unione Europea a fare in modo che le proprie misure non ostacolino il raggiungimento di una soluzione al problema a livello globale. «Esortiamo l'UE - ha affermato Hartmann - a progettare il proprio sistema regionale in modo tale che possa essere trasferito senza eccessivi adeguamenti al sistema che prevedibilmente sarà adottato dall'International Maritime Organization e avrà validità mondiale».
Relativamente alla modalità di definizione del costo delle emissioni di CO2 prodotte dallo shipping, il presidente della VDR ha spiegato che gli armatori tedeschi, «anziché partecipare ad un sistema volatile di scambio di emissioni, che - ha osservato Hartmann - è difficile da organizzare con riferimento alle compagnie di navigazione più piccole, preferirebbero una tariffa fissa per tonnellata di combustibile, dato che offre stabilità dei prezzi e quindi prevedibilità per le aziende». Inoltre Hartmann ha specificato che l'associazione tedesca è anche a favore del principio “chi inquina paga” in base al quale, così come avviene in altri settori, la causa diretta delle emissioni è responsabile dello scambio delle emissioni: «chi acquista il combustibile e determina la rotta della nave - ha precisato - dovrebbe di conseguenza pagare anche la sovrattassa climatica ed essere il solo responsabile dello scambio di quote di emissioni».
Ieri l'associazione armatoriale internazionale International Chamber of Shipping ha apertamente accusato l'UE di voler introdurre queste misure per lo shipping con lo scopo di reperire risorse finanziarie per far ripartire l'economia europea colpita dagli effetti negativi della pandemia di Covid-19. Il presidente dell'associazione armatoriale tedesca non è giunto a tanto, ma ha comunque messo in guardia rispetto alla possibilità che le risorse generate dal sistema di cambio di emissioni vengano utilizzate per colmare altri buchi nel bilancio dell'UE: «ciò - ha ammonito Hartmann - non aiuterà il clima e ci impegniamo a garantire che gli introiti generati dallo scambio di emissioni vadano ad un fondo per la ricerca e lo sviluppo di combustibili alternativi pronti per il mercato. Perché - ha sottolineato - senza combustibili alternativi lo shipping non può raggiungere il proprio obiettivo di diventare CO2-free nel più breve tempo possibile. Inoltre - ha evidenziato Hartmann - il trasporto marittimo europeo deve continuare ad essere competitivo nonostante gli ulteriori notevoli oneri generati dalle misure dell'UE».
Infine, riferendosi alla cosiddetta “Iniziativa FuelEU”, la proposta di direttiva della Commissione Europea il cui obiettivo è di promuovere l'uso di combustibili alternativi sia nel trasporto marittimo che nei porti europei la cui adozione è prevista entro la fine di quest'anno, Hartmann ha rilevato che gli armatori tedeschi, «in vista dell'adozione di standard vincolanti sull'intensità di carbonio nei combustibili, si chiedono perché lo shipping dovrebbe essere responsabile di questo. Sarebbe - ha spiegato - come se alla pompa di benzina dovessi controllare la qualità del carburante prima di fare il pieno all'auto. Per fondate ragioni, è il forniture di carburante ad essere il responsabile di questo e ciò deve valere anche per il trasporto marittimo. L'Unione Europea - ha esortato il presidente della VDR - dovrebbe stabilire standard per i combustibili a cui i fornitori di fuel dell'UE devono conformarsi. Ciò accrescerebbe la domanda di questi combustibili e questo dovrebbe essere l'obiettivo di questo progetto».
Se, dall'interno dell'Unione Europea, l'associazione armatoriale tedesca VDR, la vede in questo modo, appena dal di fuori dell'UE giungono analoghe considerazioni sul pacchetto di misure per il clima presentato dalla Commissione Europea che sono state espresse dall'associazione armatoriale norvegese NSA: «è positivo - ha spiegato il direttore generale della Norwegian Shipowners' Association, Harald Solberg - che le proposte siano ora sul tavolo». «La Commissione - ha aggiunto - ha dimostrato un notevole potere attuativo nella concretizzazione del Green Deal e siamo a favore di quella che riteniamo essere una necessaria revisione dei regolamenti su come sarà raggiunto l'obiettivo di un taglio del 55% delle emissioni entro il 2030. Molte delle proposte - ha precisato Solberg - hanno conseguenze dirette per lo shipping. Ora ci dobbiamo prendere prendere il tempo per familiarizzarci con l'architettura di tutte le proposte che riguardano il nostro settore e valutarne l'insieme».
Ricordando che, pur non facendo la Norvegia parte dell'Unione Europea, l'associazione degli armatori norvegesi ha partecipato assieme all'associazione europea ECSA a diverse consultazioni e alla fornitura di consulenze alla Commissione UE nel quadro della definizione delle proposte sul clima, Solberg ha confermato che anche la NSA non avrebbe voluto la progettazione di un regime regionale per un settore come lo shipping che è globale. «Nell'ambito dell'ETS - ha reso noto Solberg - il settore ha proposto pertanto un quadro separato per lo shipping che riducesse oneri amministrativi, fornisse prevedibilità dei prezzi e reindirizzasse i fondi alle misure per il clima da applicare nel settore. Quest'ultimo aspetto - ha sottolineato il direttore generale della NSA - è stato di particolare importanza da parte norvegese. I fondi - ha evidenziato - non devono scomparire nei bilanci dei Paesi membri, ma contribuire agli ambiziosi obiettivi di ammodernamento da attuarsi entro il 2030 rispetto ai quali i nostri associati si sono impegnati».
Infine, l'opinione degli armatori norvegesi rispetto all'iniziativa FuelEU è la stessa degli armatori tedeschi: «per ciò che riguarda FuelEU - ha affermato Solberg - sosteniamo l'ambizione della Commissione di aumentare la quota di combustibili alternativi, ma ci siamo chiesti perché la responsabilità non sia attribuita al fornitore piuttosto che all'acquirente».
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