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ALIS, no al trasferimento dei depositi chimici costieri di Multedo all'interno del porto di Genova
Di Caterina: c'è il serio e concreto rischio che Genova si trasformi in un'altra Beirut
22 dicembre 2021
ALIS - Associazione Logistica dell'Intermodalità Sostenibile si schiera contro il trasferimento dei depositi costieri di prodotti chimici e petrolchimici liquidi delle società Attilio Carmagnani e Superba dal quartiere genovese di Multedo alle aree di Ponte Somalia situate all'interno del bacino di Sampierdarena del porto del capoluogo ligure, in un'area nella disponibilità del Terminal San Giorgio che attualmente viene utilizzata per le operazioni di imbarco e sbarco dai traghetti. «Abbiamo appreso - ha spiegato il vice presidente dell'associazione, Marcello Di Caterina - la preoccupante notizia relativa allo spostamento nel porto di Genova, in pieno centro città, disposto dal commissario straordinario Bucci, delle attività di stoccaggio e movimentazione di prodotti chimici e petrolchimici. Una simile operazione è per noi inaccettabile in quanto comporterebbe seri rischi per la sicurezza e la salute di lavoratori e cittadini, oltre ad impattare notevolmente sul livello di efficienza e puntualità dei traffici merci e sull'intero indotto per il porto di Genova».
«Sotto il profilo della sicurezza - ha proseguito il vice presidente di ALIS - nelle immediate vicinanze di tali depositi, dove verosimilmente transiteranno i camion in entrata ed uscita, i rischi sono molto elevati anche considerando l'alto tasso di infiammabilità dei prodotti petrolchimici. Inoltre, dal punto di vista dei traffici merci attraverso le Autostrade del Mare, i soci ALIS operanti nel trasporto terrestre e marittimo effettuano dal porto di Genova importanti servizi ro-ro di linea, aventi destinazione Sicilia, Sardegna e Malta, arrivando ad un numero medio di 12 toccate settimanali presso il Terminal San Giorgio, per un totale di circa 620 ormeggi annui, e riportando un aumento di circa il 10% dei traffici relativi ai primi dieci mesi del 2021 rispetto al medesimo periodo dell'anno precedente. Risulta evidente che l'eventuale perdita di disponibilità di tali ampi spazi per la raccolta delle merci destinate all'imbarco e sbarco nonché alle soste, non permetterebbe alle nostre aziende associate di autotrasporto di mantenere la stessa operatività e gli stessi volumi movimentati sinora, che equivalgono a circa 150.000 rotabili e circa 50.000 auto all'anno, e causerebbe di conseguenza perdite significative di traffico per tutto il porto di Genova così come riduzioni notevoli sul numero di avviamenti di personale nonché rischi elevati di perdite di posti di lavoro e notevoli congestioni e colli di bottiglia».
«C'è il serio e concreto rischio - ha concluso Di Caterina - che Genova si trasformi in un'altra Beirut dove nel 2020 avvenne proprio all'interno del porto un violento incendio in un magazzino di prodotti esplosivi o addirittura nell'apocalisse di Tianjin e chiediamo pertanto un immediato confronto con il commissario straordinario Bucci, il Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili e l'Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale per non autorizzare operazioni dannose per la sicurezza e per l'intero sistema portuale».
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