Se dalla sponda Sud del Mediterraneo arrivano via mare in Italia esseri umani che, secondo il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, «non devono partire» in quanto, per l'esponente del governo, «la disperazione non può mai giustificare condizioni di viaggio che mettono in pericolo le vite dei propri figli», truci dichiarazioni pronunciate nei giorni scorsi mentre dal mare si continuavano a recuperare a decine i cadaveri dei bambini e dei loro genitori vittime del naufragio di Cutro, la sponda meridionale del Mediterraneo potrebbe rappresentare un'opportunità per l'Italia e i suoi porti. Si parla in questo caso, è inutile dirlo, di merci, di cose inanimate, che quasi sempre - se non sono rifiuti - mettono d'accordo i più.
Ad evidenziare tali opportunità è Federagenti, che in occasione dell'odierna assemblea pubblica della Federazione ha presentato un'analisi del Centro Giuseppe Bono, dal titolo “Il mare che verrà”, sullo sviluppo di Nord Africa e Medio Oriente che rileva l'attivismo industriale, logistico e commerciale dei Paesi dell'area MENA. Opportunità che Federagenti ha sottolineato essere state rimarcate anche dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in un suo messaggio al presidente della Federazione degli agenti marittimi, Alessandro Santi, in cui la premier ha sottolineato l'importanza di questo momento per un'Italia che si candida al ruolo di hub mediterraneo non solo dell'energia, ma anche dei traffici e dei rapporti commerciali e industriali.
Per Federagenti, tuttavia, per conquistare questo ruolo l'Italia dovrebbe combattere due fattori avversi: un'Unione Europea che per la Federazione persevererebbe nella sua impostazione nord centrica e la lentezza e farraginosità di un sistema burocratico e decisionale che non si concilierebbe con lo sviluppo in atto nella sponda Sud.