Qualcuno, in Italia, sta almeno provando a programmare, possibilmente a livello centrale, quindi - più precisamente - a governare, le modalità di realizzazione nei porti della rete di impianti di cold ironing destinati a fornire l'energia elettrica di terra alle navi all'ormeggio al fine di ridurre le emissioni navali? La sensazione che questo qualcuno ora come ora non ci sia ce l'ha Assiterminal. Anzi, a giudicare dalle perplessità manifestate dal direttore dell'associazione dei terminalisti portuali italiani, Alessandro Ferrari, più che una percezione, sembra che Assiterminal tema che questi interventi di infrastrutturazione finiscano per essere lasciati all'iniziativa e alla responsabilità di chi se le assume. Assiterminal parte da un punto che ritiene fermo: i 700 milioni di euro del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza destinati all'elettrificazione delle banchine portuali. E già questo, si potrebbe osservare, è opinabile visti l'incertezza sulla destinazione effettiva di questi fondi e, addirittura, il rischio che parte di questi non arrivi. Per il resto Assiterminal precisa di saperne poco, non essendo ancora stata chiamata ad entrare nella stanza dei bottoni: «non siamo ancora - spiega Ferrari - parte dei tavoli tecnici avviati al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, ma ci hanno rassicurato che saremo coinvolti». Non sarà la stanza delle leve quella a cui parteciperà l'associazione, quindi, ma comunque un consesso in cui le questioni dovrebbero essere dipanate. «La sensazione, al momento - conferma il direttore dell'associazione dei terminalisti - è che si debbano ancora chiarire molti aspetti tecnici, operativi, di costo, ma quello che ci preoccupa è anche il metodo con cui si intende approcciare la fase esecutiva». Ferrari è fiducioso, o almeno è disposto a dare fiducia: «dobbiamo partire dal presupposto - puntualizza - che ci sia stata sicuramente un'analisi attenta dei fabbisogni di potenza (prospettica) e uno studio preliminare dei layout di porti e banchine (con una visione di medio periodo)». Un atteggiamento positivo subito spento, però, da quello che, non avendo Ferrari ancora potuto apprendere a voce, ha potuto leggere: «dalla bozza del disegno di legge Concorrenza (art.5) e dai documenti di analisi che girano - avverte Ferrari - qualche perplessità sorge». Saltando a piè pari, per arrivare a temi più strettamente attinenti all'attività dei terminalisti, la questione della regia nazionale che sembra non esserci, come ha lamentato il presidente dell'associazione armatoriale Assarmatori, Stefano Messina, che ha invocato «una visione nazionale e di sistema» ( del 30 marzo 2023), Ferrari si sofferma su diverse perplessità sollevate da quanto sinora si è potuto apprendere: «da non addetti ai lavori - chiarisce il direttore di Assiterminal - sorgono almeno alcune domande spontanee: a seconda delle potenze erogabili sia l'infrastruttura che il modello operativo cambiano, cambiano le imposizioni fiscali in base alla fonte di produzione dell'energia erogata; l'utente finale - la nave - può accedere al libero mercato (?); quanto la scelta di un modello modello operativo o di infrastrutturazione può incidere sulla competitività di un porto e quanto il terminalista subisce o deve essere parte attiva di queste scelte? Chi sarà titolato ad attaccare la spina e quali saranno i requisiti per farlo? Ma soprattutto: i tempi di realizzazione e le modalità di costruzione del modello di erogazione (compresa ovviamente la struttura dei costi) saranno lasciati a ciascuna Autorità di Sistema Portuale o saranno oggetto di una pianificazione armonica sotto la regia di un unico soggetto?». Ferrari sottolinea che «Assiterminal da tempo sta provando a inserire chiaramente il concessionario portuale come parte attiva della comunità energetica portuale», anche perché - precisa ammettendo che non si tratta solo di questioni ambientali, ma anche economiche e commerciali - «è evidente che la capacità di erogare il servizio di cold ironing sarà sempre di più un elemento competitivo al pari della accessibilità del terminal, al pari della sua capacità operativa di imbarcare e sbarcare merci o passeggeri». Per Assiterminal, poi, è necessario che, oltre alle navi, le norme tengano conto anche dei mezzi terrestri che operano nei porti: «è evidente - osserva Ferrari - che devono essere semplificate e incentivate procedure e misure funzionali alla transizione energetica per l'approvvigionamento di energia “pulita” anche per le proprie utenze che servono ad alimentare gru, mezzi di movimentazione, parchi reefer, edifici e servizi. Non ne facciamo solo un tema di costo puro - sottolinea - ma di sostenibilità dei nostri business all'interno dei tessuti urbani vicino ai quali operiamo». Ricordando che di queste questioni si parlerà nel corso del convegno che Assiterminal ha organizzato per il prossimo 18 aprile ( del 10 marzo 2023), Ferrari evidenzia che, tuttavia, «non ci si può certo fermare solo a fare convegni su questo tema. Abbiamo avviato un confronto informale con l'armamento e con i colleghi delle altre associazioni terminalistiche e più approfondiamo più siamo consapevoli delle complessità del tema: vorremmo evitare - conclude Ferrari inviando una poco implicita esortazione a Roma - una rincorsa come quella che stiamo continuando a fare sull'aumento dei canoni concessori».
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