Sapere in che direzione andare e quali sono i mezzi per raggiungere la meta. Queste sono le due domande che da tempo l'industria armatoriale rivolge alle istituzioni internazionali per poter indirizzare efficacemente i propri sforzi per la decarbonizzazione del trasporto marittimo e alle quali da altrettanto tempo chiede risposte chiare. Quesiti che l'associazione armatoriale International Chamber of Shipping (ICS) ha nuovamente formulato in vista delle prossime riunioni incentrate sulla riduzione dei gas ad effetto serra prodotti dallo shipping che si terranno presso l'International Maritime Organization (IMO), a partire dalla quindicesima sessione dell'Intersessional Working Group on the Reduction of GHG Emissions from Ships (ISWG-GHG) dell'agenzia delle Nazioni Unite che è in programma tra il 26 e il 30 giugno prossimi.
«Uno standard sui carburanti - ha spiegato il vice segretario generale dell'ICS, Simon Bennett - da solo non avrà successo. Deve essere supportato da misure economiche risolutive, da applicarsi in tutto il mondo per incentivare la produzione e l'utilizzo dei fuel a basse e zero emissioni di gas ad effetto serra al fine di accelerare la transizione verso l'obiettivo delle zero emissioni».
Bennett ha ricordato l'impegno da tempo manifestato dall'industria dello shipping per la sua decarbonizzazione nonostante il suo contenuto apporto alle emissioni globali: «il trasporto marittimo - ha evidenziato il vice segretario generale dell'ICS - rimane il modo più efficiente in termini di emissioni di carbonio per trasportare le merci che tutti utilizziamo, dato che circa il 90% del commercio mondiale viene trasportato via mare. Tuttavia - ha chiarito Bennett - essere efficienti non significa che non dobbiamo lavorare per ridurre la quota del 3% con cui il trasporto marittimo contribuisce alle emissioni mondiali di carbonio. Tutti - ha sottolineato - abbiamo un ruolo da svolgere nella decarbonizzazione».
Bennett ha proseguito ricordando che ICS, anche in questo già da molto tempo, ha proposto la creazione di un fondo finanziato dagli stessi armatori per decarbonizzare lo shipping: «gli armatori - ha ribadito - sono disposti ad effettuare versamenti in un fondo globale multimiliardario che, se strutturato correttamente, ridurrà il divario di costo tra l'olio combustibile convenzionale e i carburanti a zero di gas ad effetto serra, che sono molto più costosi, non appena questi inizieranno a diventare disponibili. Il meccanismo “Fund and Reward” dell'ICS - ha rimarcato Bennett - è una misura equa che garantirà anche ai Paesi in via di sviluppo di utilizzare parte dei miliardi di dollari, che verrebbero generati ogni anno dai contributi degli armatori, per creare l'infrastruttura del futuro, incentivando nel contempo i “first movers” ad agire. Un numero crescente di governi riconosce il merito di queste proposte del settore, ma - ha specificato il vice segretario generale dell'ICS in vista delle prossime riunioni dell'IMO - dobbiamo assicurarci che quelle nazioni in via di sviluppo che sono ancora preoccupate per l'impatto del limitato costo aggiuntivo del combustibile marino sulle loro economie possano riconoscere l'opportunità generata da questo fondo presso l'IMO».
«Per produrre grandi quantità di carburanti a basso e zero gas serra, come metanolo, ammoniaca e idrogeno, biocarburanti sostenibili e carburanti sintetici, così come per lo sviluppo di nuove tecnologie come la cattura del carbonio - ha concluso Bennett - saranno necessari una efficace regolamentazione a livello mondiale e incentivi considerevoli, e non solo l'adozione di un nuovo obiettivo di riduzione dei gas serra. Stabilire una direzione di viaggio è importante, ma senza gli strumenti per arrivarci diventa un'aspirazione senza senso».