L'unificazione amministrativa e gestionale dei porti di Venezia e Chioggia è ancora incompleta. Lo evidenzia la Corte dei Conti nella relazione sul risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria dell'Autorità di Sistema Portuale del Mar Adriatico Settentrionale, in cui si specifica che ciò è dovuto soprattutto alle difficoltà legate al subentro dell'AdSP nella gestione del porto di Chioggia, ancora nella titolarità dell'Azienda Speciale per il Porto di Chioggia (A.S.Po.), che incide sia sulla programmazione strategica che sull'organizzazione e sui servizi gestiti. Ricordando che nei precedenti referti si è dato atto delle azioni intraprese per l'unificazione del demanio marittimo in capo all'AdSP, al fine di superare le criticità della permanenza di alcuni compendi immobiliari in capo alla Camera di Commercio, proprietaria di A.S.Po., la Corte dei Conti sottolinea che le attività in tal senso non hanno ancora portato ai risultati attesi, nonostante che a fine 2021 siano stati accertati con conferenza di servizi i requisiti di demanialità di alcuni fabbricati. «Il permanere di tale situazione amministrativo/gestionale - rileva la relazione dei giudici contabili - fa sì che l'AdSP continui ad avvalersi di A.S.Po. che gestirà i rapporti locatizi in essere nell'area di Chioggia, sino all'incameramento al demanio dei suddetti beni». Secondo i giudici contabili non è, inoltre, più rinviabile l'individuazione di corretti strumenti di programmazione, determinanti per i necessari obiettivi di sviluppo infrastrutturale sostenuti anche dagli ingenti fondi PNRR. «Attualmente, l'ente - spiega la relazione - dispone unicamente di atti di pianificazione preesistenti alla riforma, ossia il Piano regolatore del porto di Venezia (risalente al 1965) e quello di Chioggia (risalente al 1981) che presentano difformità evidenti con lo stato di fatto del territorio, soprattutto con riferimento al sopravvenire di alcune aree di insediamenti di tipo urbano. Sul mancato aggiornamento degli strumenti di programmazione pesa la non avvenuta unificazione dei porti di Venezia e Chioggia nella AdSP. L'Autorità ha dichiarato che sono in corso le sottoscrizioni dei rimanenti accordi propedeutici al Documento di pianificazione strategica di sistema, successivamente ai quali sarà avviata la conferenza dei servizi finalizzata alla predisposizione e approvazione del documento stesso». La Corte dei Conti ricorda che già nei precedenti referti aveva sottolineato «da un canto i ritardi accumulati nel porre in essere documenti di così vitale importanza, anche con riferimento all'esigenza di una pianificazione strategica integrata del territorio, dall'altro la mancata definizione dell'iter procedurale della predetta integrazione, risultato non ulteriormente procrastinabile, in quanto determinante per i necessari obiettivi di sviluppo infrastrutturale, sostenuti anche dai cospicui fondi del PNRR». «Tra gli interventi strategici urgenti per lo sviluppo infrastrutturale e l'ottimizzazione del raccordo con i sistemi logistici retro portuali e interportuali nell'ambito della rete europea TenT “MoS, Motorways of the Sea” - specifica tra l'altro la relazione della Corte dei Conti - vi è il riordino e riassetto dell'area ex Alumix-Sava-Fusina della zona industriale di Marghera, attraverso la realizzazione di un terminal destinato al traffico ro-ro ro-pax la cui esecuzione è stata affidata in concessione (alla Venice Ro-Port MoS, ndr). Su tale tema - osservano i giudici - permangono tutte le criticità già segnalate nei precedenti referti, in quanto il terminal è stato solo parzialmente avviato nell'estate 2014, senza tuttavia ancora raggiungere piena operatività, a causa dei ritardi da parte della concessionaria nel completamento degli interventi infrastrutturali previsti. L'AdSP, pur constatando i ritardi nella realizzazione delle opere e nei pagamenti dei canoni da parte della concessionaria, ha sottoscritto atti aggiuntivi all'accordo concessorio originario favorevoli al concessionario, valutando prevalente l'interesse pubblico al permanere del contratto rispetto ad una sua risoluzione e non imputabile il concessionario per i ritardi. A chiusura di esercizio è stata attestata la realizzazione di lavori per euro 87.266.167,44 corrispondente al 87,16 per cento dell'importo totale dei lavori stessi». La relazione si sofferma anche sulla questione del lavoro portuale temporaneo, ricordando che «è ancora gestito separatamente per il porto di Venezia e quello di Chioggia. Sia il contratto relativo al porto di Venezia che quello per Chioggia - precisano i giudici - sono da tempo scaduti ed in proroga con società che versano in difficile situazione di bilancio e crisi occupazionale. L'Autorità riferisce di ritenere opportuno subordinare l'avvio di una nuova procedura concorrenziale unica alla effettiva unificazione dei due porti che, come detto, procede con molta lentezza. Tale situazione rappresenta un'anomalia da sanare quanto prima bandendo le gare d'appalto con le modalità, rispettose delle regole contenute nel Codice dei contratti pubblici, che l'Autorità riterrà di individuare». Tra i diversi rilievi della Corte dei Conti, uno è relativo alla spesa per il personale dell'ente portuale che nel 2021 si è attestata complessivamente «a 6.324.718 euro, incrementata rispetto al 2020 (euro 6.117.760), con un costo medio unitario di euro 73.269, ragguardevole - evidenzia la relazione - in valore assoluto ed in crescita rispetto al 2020 (euro 70.477). Si rileva - precisano i giudici contabili - come gli emolumenti variabili al personale siano stati erogati, quali premi di produzione, in anticipazione mensile e conguaglio annuale pari a zero, rispetto alla necessaria verifica del raggiungimento degli obiettivi».
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