Nell'ultimo decennio la consistenza della flotta di bandiera
spagnola si è ridotta di 13 punti percentuali. Inoltre
dall'inizio di quest'anno sette navi, per un totale di quasi 100mila
tonnellate di stazza lorda, hanno ammainato la bandiera spagnola per
issare quella di altre nazioni dell'Unione Europa e nessuna delle
navi di nuova costruzione che nel 2022 sono entrate a far parte
delle flotte controllate da armatori spagnoli si è iscritta
al registro navale internazionale spagnolo REC. Lo ha evidenziato
ieri, denunciando la perdita di competitività della bandiera
nazionale, il presidente dell'associazione armatoriale spagnola
ANAVE, Vicente Boluda, nella sua relazione di chiusura
dell'assemblea dei soci tenutasi a Madrid.
Rilevando che la conseguenza di questa perdita di competitività
è che l'età media della flotta registrata nel REC è
salita a 17 anni, Boluda ha osservato che «queste cifre
dimostrano che l'importante lavoro che la Direzione Generale della
Marina Mercantile ha svolto per aggiornare i regolamenti e le
procedure del REC non è stato sufficiente per rilanciarne la
competitività. Ma - ha precisato il presidente dell'ANAVE -
non voglio essere frainteso. Negli ultimi anni sono state introdotte
significative migliorie che hanno contribuito a sbloccare
problematiche che ristagnavano da più di cinque anni. Senza
voler essere esaustivi - ha ricordato Boluda - solo nell'ultimo
anno: la possibilità di imbarcare team di sicurezza privati
armati su navi battenti bandiera spagnola; l'assimilazione dei
marittimi ucraini come cittadini dello Spazio Economico Europeo o
l'approvazione di regolamenti che facilitano il riconoscimento dei
certificati di idoneità dei marittimi stranieri sono esempi
concreti della disposizione della Direzione Generale della Marina
Mercantile, con a capo Benito Núñez, a discutere le
nostre proposte. La velocità e il successo nel rispondere
alle preoccupazioni del settore è degno di lode e, quindi,
grazie. Tuttavia - ha proseguito Boluda - come ANAVE sottolinea da
diversi anni, il REC necessita di una riforma strutturale completa,
che coinvolga tutti i ministeri da cui dipende l'operatività
delle navi battenti bandiera spagnola. Tra le altre questioni, è
necessario adattare il quadro giuridico sul lavoro, la legge sulla
prevenzione dei rischi sul lavoro progettata per le industrie di
terra e la burocrazia e l'incertezza associate alle ispezioni della
Convenzione sul lavoro marittimo».
Il presidente dell'ANAMA ha sollecitato un intervento diretto
del governo: «la soluzione rispetto a questi ostacoli - ha
affermato - va oltre i poteri della Direzione Generale della Marina
Mercantile e del Ministero dei Trasporti, e della buona volontà
dell'Ispettorato del Lavoro e dell'Istituto Sociale della Marina al
fine di accelerare le visite mediche o il rilascio dei certificati.
Alla base del problema, probabilmente - ha lamentato Boluda - c'è
la mancanza di visibilità del settore del trasporto marittimo
nell'agenda politica nazionale, ai massimi livelli. Ecco perché
abbiamo accolto con grande gioia e soddisfazione che la Direzione
Generale della Marina Mercantile abbia deciso di elaborare una
“Strategia marittima per la Spagna”, che spero serva da
pilastro per lo sviluppo di un sistema di trasporto marittimo
spagnolo efficiente, sicuro e rispettoso dell'ambiente».