Le quattro organizzazioni ambientaliste Transport &
Environment, Seas at Risk, Ocean Conservancy e Pacific Environment,
sulla scorta dei risultati di uno studio che hanno commissionato
alla società di consulenza olandese CE Delft, sostengono che
il settore del trasporto marittimo potrebbe accelerare la riduzione
delle proprie emissioni di gas ad effetto serra rispetto a quanto
previsto in sede internazionale presso l'IMO e potrebbe farlo senza
che ciò comporti un impatto negativo sugli scambi commerciali
globali che avvengono via mare.
Ad aprile 2018 il Marine Environment Protection Committee
dell'International Maritime Organization (IMO) aveva concordato una
strategia iniziale per la riduzione di queste emissioni che prevede
di diminuirle almeno del 50% entro il 2050 rispetto ai livelli del 2008
(
del 13
aprile 2018). «Aspettare sino al 2050 per decarbonizzare -
ha affermato Faïg Abbasov, responsabile Shipping della
Transport & Environment - è un po' come aspettare che la
tua casa bruci prima di chiamare i vigili del fuoco. Ciò
sarebbe irresponsabile e ipocrita. I dati dimostrano che dimezzare
le emissioni entro il 2030 è tecnicamente possibile e che i
costi sono gestibili».
I dati a cui si riferisce sono quelli appunto dello studio
commissionato a CE Delft, che conclude che «è
tecnicamente possibile ridurre le emissioni del trasporto marittimo
del 28-47% entro il 2030, rispetto al 2008» e, secondo il
rapporto, sarebbe possibile tale riduzione se tutte le navi della
flotta mondiale utilizzassero tutte le opzioni di abbattimento delle
emissioni previste dal modello “CE-Ship”. Il modello è
sviluppato dalla stessa società olandese e tiene conto dello
sviluppo della flotta mondiale e delle sue emissioni nonché
degli investimenti necessari per l'acquisto dei carburanti. Tra le
opzioni figurano la propulsione navale assistita dall'energia
eolica, la riduzione del 20-30% della velocità di navigazione
delle navi rispetto al 2018 per quelle tipologie di naviglio per le
quali tale riduzione si traduce in una riduzione delle emissioni di
gas ad effetto serra e l'utilizzo di combustibili a zero emissioni
di GHG per la produzione del 5-10% dell'energia del trasporto
marittimo. Il documento precisa che circa la metà della
riduzione delle emissioni deriva dall'adozione di una velocità
di navigazione inferiore e da altre misure operative, un quarto
dalla propulsione navale assistita dal vento e da altre misure
tecniche e un altro quarto dall'utilizzo di carburanti a zero o
quasi zero gas serra.
Il prossimo mese è prevista presso l'IMO l'adozione di
una revisione della strategia di riduzione delle emissioni di gas
serra prodotte dallo shipping e le questioni cruciali che devono
essere concordate sono principalmente quanta percentuale di
emissioni tagliare entro il 2050, ma anche entro il 2030 ed entro il
2040, con delegazioni che hanno proposto una riduzione compresa tra
il 29% e il 50% entro il 2030 e una riduzione tra il 50% e il 96%
entro il 2040.
Transport & Environment, Seas at Risk, Ocean Conservancy e
Pacific Environment premono affinché le emissioni siano
dimezzate entro il 2030 e azzerate entro il 2040. Secondo queste
organizzazioni, che a tal proposito si rifanno alle valutazioni
espresse nello studio che hanno commissionato, tale riduzione
sarebbe possibile anche in considerazione di costi associati al
taglio delle emissioni che «sarebbero gestibili», dato
che - hanno evidenziato - il dimezzamento delle emissioni entro
questo decennio «accrescerebbe solo di circa il 10% il costo
complessivo delle attività di trasporto marittimo». Una
percentuale di aumento dei costi, bisogna osservare, che è
certamente considerevole e che però, secondo le
organizzazioni ambientaliste «verrebbe mitigata dal costo dei
danni climatici provocati al settore e alla società in
generale se lo shipping non riuscisse a ridurre le emissioni. La
University College London - hanno sottolineato le quattro
associazioni - stima che in questo decennio ogni anno di inazione
aggiungerà altri 100 miliardi di dollari ai costi per la
decarbonizzazione del trasporto marittimo».