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TRASPORTO MARITTIMO
In vista dell'entrata in vigore delle nuove norme ambientali UE per lo shipping, le compagnie di navigazione comunicano ai clienti l'entità prevedibile dei soprannoli
L'impatto sui costi delle spedizioni marittime sembra assai incerto
Genova
22 settembre 2023
Il presidente dell'European Sea Ports Organisation (ESPO),
l'italiano Zeno D'Agostino che è presidente dell'Autorità
di Sistema Portuale del Mare Adriatico Orientale, mercoledì
ha avvisato che le principali compagnie di navigazione
containerizzate mondiali stanno programmando il possibile
trasferimento di scali delle proprie navi spostandoli da porti
europei a porti extraeuropei, principalmente ad hub di transhipment
vicini al territorio dell'UE, al fine di ridurre il costo economico
derivante dall'entrata in vigore il prossimo primo gennaio della
direttiva europea ha include il trasporto marittimo nel sistema EU
ETS di scambio di quote di emissione dell'Unione Europea.
L'inserimento a partire dal 2024 delle emissioni dello shipping
nel mercato del carbonio avverrà in maniera graduale e
impone alle compagnie di restituire una quota di emissione per
tonnellata di CO2 equivalente emessa e, nel caso le quote ricevute
non siano sufficienti a coprire le emissioni prodotte dalle loro
navi, dovranno comprare all'asta o da altre aziende quote di
emissione europee il cui prezzo seguirà le regole della
domanda e dell'offerta. La gradualità consiste nel pagamento
nel 2025 del 40% delle emissioni prodotte nel 2024, del pagamento
nel 2026 del 70% delle emissioni rilasciate nel 2025 e nel pagamento
a partire dal 2027 del 100% delle emissioni prodotte dal 2026 in
poi.
Come ha ricordato l'associazione dei porti europei presieduta da
D'Agostino, se «le navi fanno scalo in un porto di
transhipment dell'UE, l'ultima tratta fra il porto di transhipment e
qualsiasi altro porto dell'UE è soggetta alle tariffe ETS per
il 100% del viaggio. Se invece le navi fanno scalo in un porto di
transhipment extra-UE, viene contabilizzato solo il 50% del
viaggio», percentuale che però risale al 100% se lo
scalo di transhipment extra-UE è a meno di 300 miglia
nautiche da un porto UE e trasborda annualmente un volume di
container superiore al 65% del traffico containerizzato complessivo
movimentato dal porto.
D'Agostino ha rilanciato l'allarme per la possibile perdita di
competitività dei porti europei che potrebbero essere
parzialmente esclusi dalle rotte delle navi dei principali vettori
marittimi mondiali che potrebbero così ridurre i costi
derivanti dall'introduzione dei loro servizi di linea nell'EU ETS.
Il presidente di ESPO ha reso noto che l'associazione è
venuta a conoscenza «delle prime iniziative di
reindirizzamento al di fuori dell'Europa». È del tutto
ovvio che i manager di vertice delle primarie compagnie
containerizzate globali si siano da tempo interrogati sull'impatto
che l'inclusione dei loro servizi nel sistema ETS dell'UE avrebbe
avuto sui costi delle loro aziende e che abbiano preso in
considerazione le possibilità di ridurre almeno parte di questi
ulteriori costi modificando le rotte delle proprie navi. Che abbiano
deciso di iniziare effettivamente a cambiare la configurazione dei
propri servizi marittimi, come segnalato da ESPO, è certo
allarmante per i porti europei.
Quale motivo di ulteriore preoccupazione, D'Agostino ha
richiamato l'attenzione«sull'effettivo aumento degli
investimenti in capacità aggiuntiva in termini di teu nei
porti e nei nuovi terminal nei Paesi vicini, inclusi gli
investimenti realizzati in questi porti dalle principali compagnie
di navigazione». Consistenti investimenti che in verità
sono in atto da molti anni, già prima del 2005 quando era
stata adottata la direttiva europea che ha istituito il sistema EU
ETS e assai prima della proposta della Commissione Europea di
includere lo shipping nell'ambito di questo sistema e al via libera
definitivo a questa proposta giunto dal Parlamento UE lo scorso
aprile. Tuttavia, evidentemente, ESPO ritiene che questi
investimenti si siano intensificati di recente o ha ricevuto
segnalazioni dell'intenzione dei vettori containerizzati di
investire maggiormente in hub di transhipment extraeuropei in grado
di servire il mercato UE, strategia che potrebbe certo nel medio o
lungo termine avere un notevole impatto negativo sulla competitività
dei porti europei.
Nel breve termine, invece, sembra che le principali compagnie di
navigazione containerizzate mondiali abbiano deciso di reagire alle
nuove norme UE che appesantiscono i loro costi con l'introduzione di
specifici soprannoli in grado di ridurre questi oneri facendoli
pagare alla merce. La prima è stata l'elvetica Mediterranean
Shipping Company, leader del mercato per capacità della
flotta, che già a fine 2022 ha informato la clientela del
prevedibile impatto dell'inclusione dello shipping nell'EU ETS sui
costi delle spedizioni marittime e del conseguente trasferimento dei
costi di adeguamento alle nuove norme così come effettuato in
precedenza per coprire altri costi determinati da nuove norme
ambientali. Costi derivanti dall'EU ETS che MSC aveva specificato
aggiornerà mensilmente non appena il nuovo sistema di
tariffazione per lo shipping dell'UE entrerà in vigore. A
titolo di esempio, lo scorso novembre MSC aveva preannunciato che,
sulla base di un prezzo delle quote di emissione europee pari a 90
euro per tonnellata di CO2, e nel caso l'introduzione del sistema
non fosse avvenuta gradualmente ma il pagamento del 100% delle
emissioni prodotte fosse stato applicato da subito, il surcharge per
spedire un container per carichi secchi da 20 piedi (teu)
dall'Estremo Oriente al Mediterraneo/costa occidentale del Nord
Europa sarebbe stato pari a 69 euro, mentre per la spedizione di un
container reefer il surcharge sarebbe salito a 208 euro.
Più di recente una stima del valore dei soprannoli per
coprire i costi dell'EU ETS è stata formulata dalla Maersk,
la seconda compagnia mondiale del mercato dello shipping
containerizzato, che venerdì scorso ha avvertito che il costo
di adeguamento sarà significativo e continuerà ad
aumentare con la graduale applicazione delle nuove norme, costo che
sarà trasferito sulla merce per tutte le spedizioni soggette
all'EU ETS. Valore del surcharge che al momento Maersk ritiene
aggiornerà trimestralmente. Anche la compagnia danese ha
formulato una previsione su quale sarà il valore del
soprannolo, tenendo conto però della gradualità, nel
frattempo confermata, dell'applicazione della norma e quindi
dell'obbligo iniziale del pagamento del 40% delle emissioni prodotte
nel 2024 e tenendo conto di un prezzo delle quote di emissione
europee ipotizzato pari a 90 euro. Maersk ha annunciato che il
valore del surcharge per le spedizioni dall'Estremo Oriente al Nord
Europa, relativo però a container da 40 piedi (feu), sarà
di 70 euro per contenitori per carichi secchi e di 105 euro per
contenitori frigo.
L'ultima in ordine di tempo a comunicare l'introduzione di
specifici surcharge è la tedesca Hapag-Lloyd, che oggi ha
comunicato ai clienti il potenziale impatto sulle loro spedizioni
marittime dei nuovi costi determinati dall'EU ETS, precisando che il
soprannolo verrà ricalcolato trimestralmente. Il vettore
germanico, a titolo di esempio, ha specificato che il surcharge
relativo alle spedizioni di container da 20 piedi dall'Estremo
Oriente al Nord Europa sarà di 12 euro per dry container e di
31 euro per i reefer, mentre quello per le spedizioni di teu
dall'Estremo Oriente al Sud Europa sarà rispettivamente pari
a 7 e 16 euro.
La notevole differenza fra i valori del surcharge ipotizzati
dalle tre compagnie può derivare sia dal differente momento
in cui queste cifre sono state definite, sia dall'essere a
conoscenza o meno della gradualità dell'introduzione del
sistema che dalla diversità della tipologia di carichi a cui
sono riferite, ma anche da altri molteplici fattori, non ultimo
l'incertezza su quale potrà essere realmente l'impatto delle
nuove norme ambientali dell'EU per lo shipping sui costi delle
compagnie di navigazione, anche in considerazione dell'incognita del
prezzo per il quale questi vettori potranno acquistare le quote di
emissione europee sul mercato.
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