I porti e le istituzioni delle comunità autonome
marittime della Spagna si stanno attivando affinché l'entrata
in vigore il prossimo primo gennaio della direttiva europea
2023/959, che estende al trasporto marittimo il sistema per lo
scambio di quote di emissioni dei gas ad effetto serra nell'UE, non
penalizzi i porti spagnoli, in particolare quelli più attivi
nel traffico di transhipment, inducendo gli armatori a indirizzare
le loro navi verso porti extraeuropei al fine di non incorrere nei
pagamenti previsti dal nuovo sistema di tassazione delle emissioni
navali.
Per la regione autonoma dell'Andalusia, con il suo porto di
Algeciras che movimenta il 28% circa dell'intero traffico dei
container che passa nei porti spagnoli, è essenziale
attenuare l'impatto della prossima entrata in vigore della direttiva
a seguito della quale i porti del Mediterraneo e, quindi, quelli
andalusi «perderanno competitività rispetto ai porti
dei paesi terzi». Lo ha sottolineato ieri il consigliere della
Presidenza, Antonio Sanz Cabello, intervenendo ad un convegno
sull'economia e i porti andalusi, in cui ha evidenziato la necessità
di «formare un fronte comune per chiedere una moratoria su
questa misura che nuoce agli interessi dei porti andalusi».
Unione di forze subito concretizzata dai porti andalusi di
Algeciras, Cadice, Almería, Huelva, Malaga, Motril e Siviglia
che sempre ieri a Siviglia hanno incontrato Sanz per sollecitare una
moratoria da parte dell'UE e per sottolineare che se il problema
delle emissioni dello shipping «non viene affrontato a livello
globale, i porti andalusi temono di perdere quote di mercato nello
Stretto di Gibilterra a vantaggio di altre aree portuali del Nord
Africa».
Per la Comunità Valenciana, il presidente dell'Autorità
Portuale di Castellón, Rubén Ibáñez, ha
promosso un manifesto per la riforma della regolamentazione del
sistema europei ETS di scambio delle quote di emissioni per i
trasporti europei, che impone a tutte le navi che dal prossimo primo
gennaio faranno scalo nell'UE di pagare per i diritti di emissione.
Oggi - ha spiegato Ibáñez - una nave che parte da
Shanghai e va a Tanger Med, nel Nord Africa, ha un costo di
emissioni pari a zero, ma quella stessa nave pagherebbe il 50% delle
emissioni se attraccasse a Valencia o Castellón. L'Europa -
ha aggiunto - ha voluto fornire una regolamentazione aggiuntiva e
questo è positivo, ma non possiamo ignorare la natura globale
del mondo e ridurre la competitività in un momento in cui
l'Europa sta attraversando una situazione delicata. Voglio inviare
la mia solidarietà - ha detto Ibáñez - a tutti
i porti che hanno denunciato questa norma e ai quali si associa
l'Autorità Portuale di Castellón». Specificando
che questa norma europea danneggia soprattutto i porti con
un'elevata quota di traffico di transhipment, dato che tale traffico
può essere trasferito e gestito in qualsiasi terminal, Ibáñez
ha denunciato che «l'Europa si è messa un cappio al
collo e se non si modificano le regolamentazioni si ridurrà
la competitività dei paesi europei e, nel breve termine, si
causerà una fuga di scali di navi». Ibáñez
ha tuttavia precisato che «la sostenibilità non è
un'opzione, ma un obbligo, e non essere sostenibili ha un costo
molto alto».