È articolata in sei proposte, alcune delle quali già
rappresentate negli scorsi mesi al governo, la strategia definita
dall'Unione Nazionale Imprese Portuali (Uniport) per promuovere uno
sviluppo del Paese basato sui porti. Il piano è stato
presentato ieri dall'associazione nel corso dell'evento dal titolo
“Il futuro della portualità italiana - Bilancio di fine
anno e nuove sfide”, tenutosi a Roma, a cui hanno preso parte
i ministri Musumeci e Schillaci, il vice ministro Rixi e il
presidente della Commissione Trasporti della Camera Deidda.
La strategia parte dalla rettifica delle «regole in tema
di ETS nel senso della tutela dei traffici (e dei terminal) dell'UE
che svolgono attività di transhipment e della non
penalizzazione dei traffici del tipo Autostrade del Mare. Senza
nuove regole - sottolinea Uniport - i nostri scali sono destinati a
diventare secondari per i traffici mondiali».
L'associazione propone quindi di «rivedere i parametri di
adeguamento dei canoni di concessione demaniali marittimo portuali
per adeguarli, anche in ossequio a principi di equità ed
omogeneità, a quelli utilizzati per le locazioni commerciali»
e di «promuovere l'integrazione del trasporto
marittimo-ferroviario, anche con una rivisitazione delle priorità
di investimento del gestore dell'infrastruttura, ferroviaria nonché
con misure intese a contenere il costo della manovra ferroviaria in
porto (in particolare rispetto ai maggiori scali marittimi nord
europei)».
La strategia prevede poi il congelamento «dell'entrata in
vigore del Regolamento per il rilascio delle concessioni, per
rivedere le relative linee guida nella direzione di una maggiore
chiarezza, omogeneità delle modalità di applicazione
tra porto e porto (talora anche tra porti all'interno della
circoscrizione di una singola Autorità di Sistema Portuale),
semplificazione procedurale».
In tema di dotazione di porti e terminal di impianti e servizi
per l'erogazione di energia elettrica alle navi da terra (cold
ironing), secondo Uniport «è necessario definire
modelli di gestione adeguati e coerenti con ruoli e funzioni del
terminalista e delle imprese, affinché si possa fornire nei
tempi previsti il servizio alle navi, ma senza gravare l'operatore
portuale di oneri e responsabilità non sue».
Infine Uniport evidenzia la necessità di «inserire
alcuni profili professionali del lavoro portuale nella categoria dei
“lavori usuranti”».
«Per garantire un adeguato supporto allo sviluppo del
Paese - ha spiegato il presidente di Uniport, Pasquale Legora de Feo
- il nostro settore ha bisogno oggi di una visione sistemica delle
politiche portuali, una piena integrazione di questi hub con la rete
logistica terrestre, una semplificazione dell'iter per la
realizzazione delle opere necessarie a competere sui mercati
mondiali e maggiore omogeneità di regole tra le diverse
Autorità di Sistema Portuale. Chiediamo infine condizioni
idonee a operare in un contesto concorrenziale secondo le regole di
mercato, rimuovendo quindi tutti quei vincoli e condizionamenti che
lo impediscono».