Per il presidente della federazione italiana agenti marittimi,
Alessandro Santi, la crisi geopolitica nel Mar Rosso che ha
determinato una drastica riduzione del traffico marittimo nel canale
di Suez, che in questi giorni è pressoché la metà
di quello transitato nello stesso periodo del 2022, mette in
evidenza i gap infrastrutturali e amministrativi che relegano i
porti italiani nelle ultime posizioni tra i Paesi europei lontani
dal ranking - ha sottolineato il presidente di Federagenti - che ci
competerebbe per propensione produttiva, export e posizione
geografica. Secondo Santi, ciò è reso evidente dalle
performance dei porti spagnoli: relativamente a questi ultimi - ha
osservato - «la crisi del canale di Suez ha determinato una
performance notevole nel primo mese del 2024, con un segno positivo
globale del +3,4% rispetto allo stesso mese del 2023. Alcuni porti
spagnoli come Tarragona, Las Palmas e Bilbao hanno segnato
performance a doppia cifra. I risultati migliori sono stati ottenuti
specialmente da alcune merci: il siderurgico (+18,2%), la frutta e
la verdura (+ 19,3%), i cereali e i forestali. Per ultimo, come era
prevedibile, un forte incremento della merce in transito via
container con un +13,8% sul 2024». Da parte italiana - ha
denunciato Santi - «purtroppo l'Italia continua a presentarsi
sul mercato con indici di connettività dei nostri porti
impietosi, così come con indici di performance logistici,
relativi in particolare ai nostri collegamenti terrestri con il
continente».
«È il momento - ha concluso il presidente di
Federagenti - di ripartire dalla specializzazione dei nostri sistemi
portuali legandoli alle filiere produttive nazionali, dalle dorsali
europee TEN-T, in un quadro ambientalmente sostenibile e resiliente
che sia frutto di una visione che ci proietti ai prossimi 30 anni;
trent'anni - ha concluso il presidente di Federagenti - nei quali
non potremo lasciare ad altri la responsabilità e il diritto
di governare le strategie sul nostro mare».
Al ragionamento di Santi sulle carenze delle infrastrutture che
connettono i porti italiani ai mercati si potrebbe aggiungere
un'osservazione sull'importanza che il canale di Suez riveste per
gli approvvigionamenti dell'Italia e per il suo commercio con
l'estero, via d'acqua, quella egiziana, che, se interrotta, pone in
secondo e pure terzo piano il deficit infrastrutturale italiano, che
spesso viene reso palese quando una crescita dei volumi di scambi si
scontra con i limiti di capacità di questo sistema nazionale
di opere.