La sciagurata riforma - almeno così noi la giudichiamo -
della legislazione in materia di portualità attuata con il
decreto legislativo n. 169 del 4 agosto 2016 di “Riorganizzazione,
razionalizzazione e semplificazione della disciplina concernente le
Autorità portuali di cui alla legge 28 gennaio 1994, n. 84”
che - sempre a nostro avviso - ha modificato disposizioni della
norma del 1994 peggiorando quello che non era da guastare ed
evitando accuratamente di disciplinare temi che quella legge non
aveva regolamentato, ha sostituito le allora 24 Autorità
Portuali con 15, e poi 16, Autorità di Sistema Portuale.
Una riduzione del numero di enti portuali che molti avevano
accolto con favore in quanto avrebbe consentito una
razionalizzazione dell'organizzazione di questi enti pubblici ed
offerto una risposta allo strapotere delle compagnie di navigazione
che, con la formazione di consorzi e alleanze, sono da anni in grado
di decidere dove indirizzare ingenti volumi di merci e, di
conseguenza, dove attirare gli investimenti pubblici indispensabili
per adeguare le infrastrutture portuali e logistiche ai traffici
marittimi. Una pressione che alcuni ritenevano potesse essere
alleviata dando alle authority portuali la massa critica necessaria
per risponderle. Otto anni sono forse sufficienti per valutare com'è
andata ed oggi sembra che questo obiettivo non sia stato conseguito.
Pare invece che alla riduzione del numero di enti portuali sia
corrisposto (a titolo di rimborso?) un notevole allargamento delle
aree soggette alla giurisdizione delle Autorità di Sistema
Portuale.
Una dilatazione che è ancora in atto. È il caso,
tra i molti altri, dell'area della Sicilia Orientale dove sino al
2016 i porti di Catania e Augusta erano gestiti da due Autorità
Portuali che sono diventate una con l'istituzione dell'Autorità
di Sistema Portuale del Mare di Sicilia Orientale la cui
circoscrizione territoriale, oltre a comprendere gli scali di
Augusta e Catania, oggi include anche il porto di Pozzallo e domani,
quasi sicuramente, quello di Siracusa.
L'AdSP del Mare di Sicilia Orientale ha accolto con favore il
via libera del Senato «all'emendamento bipartisan, condiviso
dai parlamentari siciliani di tutti gli schieramenti - ha
sottolineato l'ente - per inserire la rada di S. Panagia e del Porto
Grande all'interno dell'AdSP presieduta da Francesco Di Sarcina;
adesso - ha specificato l'authority portuale - tocca alla Camera
l'approvazione definitiva al fine di dare il via all'iter
burocratico». Di Sarcina non ha dubbi: «credo - ha
affermato - sia un esempio di buona politica, concentrata sugli
interessi del territorio, senza steccati o contrapposizioni legate
alle diverse appartenenze. Sono molto contento che abbiano preso la
decisione in tempi rapidi così da consentirmi, una volta
espletate le varie formalità di rito legate al passaggio
delle consegne, di attivarmi per il bene del porto di Siracusa, al
più presto».
L'AdSP siciliana ha evidenziato che «sull'annessione del
porto di Siracusa hanno manifestato un notevole apprezzamento anche
l'assessore regionale al Territorio e Ambiente Elena Pagana e il
deputato regionale ARS e componente della Commissione IV Ambiente,
territorio e mobilità Carlo Auteri che ieri hanno incontrato
il presidente Di Sarcina, insieme con il sindaco di Augusta Giuseppe
Di Mare».
L'ente portuale ha spiegato che «durante la riunione, che
aveva l'obiettivo di illustrare le numerose attività in corso
svolte dall'ente, è nata l'idea di un protocollo di intesa
utile per attivare un virtuoso processo di recupero di alcune aree
dismesse del Comune di Augusta e delle saline, utilizzando un fondo
apposito che l'AdSP ha messo a disposizione, eventualmente integrato
con ulteriori risorse che la Regione riserverebbe ad hoc. Gli
interlocutori si aggiorneranno già alla fine del mese di
marzo per velocizzare questa importante collaborazione».
Quindi tutti contenti. Probabilmente anche le compagnie di
navigazione commerciali e turistiche sempre grate di poter contare
su una “portualità diffusa” che depotenzia una
“massa critica” di reazione al loro strapotere che non
c'è mai stata né in Italia né all'estero.